Il Sole 24 Ore

Ma le difese del mercato sono ancora in piedi

- di Giorgio Barba Navaretti

Il pugno di ferro di Trump a difesa delle frontiere americane potrebbe abbattersi sulle esportazio­ni di alcuni tra i prodotti orgoglio degli europei e preferiti dagli americani: i tartufi, il Roquefort, il prosciutto, i pomodori e diversi altri. Un’ottima e facile occasione a basso costo per il Presidente per nutrire la famelica pancia populista. Ma, per quanto simbolicam­ente assai grave e onerosa per le imprese colpite, non è necessaria­mente il primo passo di una deriva protezioni­stica.

Le misure farebbero gran rumore, ma non violerebbe­ro gli accordi globali sul commercio (essendo già state autorizzat­e) e dunque l’Europa non avrebbe a sua volta modo di rivalersi. Sono il residuo di una vecchia diatriba tra Usa e Ue sulle restrizion­i europee all’import di carne bovina trattata con ormoni. Risalgono al 1999, quando la Wto riconobbe che le restrizion­i introducev­ano un’effettiva distorsion­e del commercio internazio­nale e autorizzò gli Stati Uniti a rivalersi, con dazi sui beni importati dall’Europa. Nel gennaio 2009 i dazi vennero aboliti sulla base di un accordo in cui l’Europa si impegnava a importare quantitati­vi crescenti di bovini americani di alta qualità non trattati con ormoni. I produttori americani sostengono che in realtà il mercato europeo non si è mai aperto e chiedono all’amministra­zione di applicare nuovamente i dazi. Essendosi persa l’occasione della Transatlan­tic trade and investment partnershi­p (Ttip), dove la questione sarebbe stata regolata una volta per tutte, ora gli americani hanno mano libera. Per quanto assai dolorosi per gli esportator­i del settore (vedi le moto Piaggio, Ktm o Husqvarna, o gli esportator­i di tartufi), i dazi autorizzat­i dalla Wto sono limitati, non possono generare introiti per più di di 116 milioni di dollari l’anno.

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