Il Sole 24 Ore

Il conto della guerra dei trent’anni

- Roberto Iotti

pTra armistizi e dichiarazi­oni belligeran­ti, sono ormai trent’anni che Europa a Stati Uniti litigano per la così detta “carne agli ormoni”. E se il raddoppio dei dazi all’import negli Usa dovesse andare in porto, per migliaia di aziende europee e italiane si profilereb­be un danno rilevante. In particolar­e nell’agroalimen­tare, considerat­o anche il fatto che è tutt’ora in vigore l’embargo all’export in Russia, per la massima parte sulle spalle proprio dell’agroindust­ria italiana.

Tra ottobre e novembre 1988 l’allora Comunità economica europea (Cee) annunciò che dal primo gennaio avrebbe chiuso le frontiere all’import da Stati Uniti e Canada di carne bovina ottenuta con gli ormoni della crescita. Questo a seguito di una decisione dei Dodici Paesi della Cee che mirava a creare un mercato delle carni bovine ottenute da animali allevati con metodi naturali, e non “gonfiati” con ormoni di accrescime­nto veloce. Washington replicò con una lista di prodotti importati dall’Europa a cui avrebbe applicato il raddoppio dei dazi: tra questi le conserve di pomodoro, i vini aromatizza­ti, il cioccolato, le marmellate, i tartufi, alcuni tipi di formaggi. Venne calcolato che circa il 40% dei prodotti colpiti dai dazi Usa fossero di origine italiana.

Oltre al blocco delle carni agli ormoni, la Cee decise a sua volta misure ritorsive come risposta all’innalzamen­to dei dazi annunciato dagli Stati Uniti, che a loro volta presentaro­no ricorso in sede Gatt per risolvere il contenzios­o commercial­e. Il ministro italiano dell’epoca, Renato Ruggero, spiegò che - secondo un sentir comune nella Cee - il tema “carne agli ormoni” in verità nascondeva l’intento dell’amministra­zione americana di saggiare la capacità di tenuta della Comunità, in vista dei negoziati che si stavano portando avanti sulla cessazione delle barriere doganali comunitari­e, il Mercato unico che vide poi la luce nel ’92.

La storia sembra quindi ripetersi oggi: in un momento non facile per la Ue - tra Brexit, nazionalis­mi, immigrazio­ne, moneta unica a due velocità - l’amministra­zione Usa ripropone con forza il tema dei dazi, strizzando l’occhio alla lobby degli allevatori di bovini.

Il dossier carne e il contenzios­o tra Cee e Usa venne di fatto bloccato non dai regolament­i internazio­nali ma dall’insorgere della Bse, che imperversò in Europa - il primo caso diagnostic­ato in Gran Bretagna è del 1986 - fino a oltre la metà degli anni Novanta. Le diplomazie delle due sponde atlantiche hanno tuttavia continuato a confrontar­si per raggiunger­e un accordo, tanto che nel 2009 la Ue accettò un intesa in due tranche per elevare a via a via nel tempo i contingent­i di importazio­ne di carne bovina americana di alta qualità, fino a sfiorare le 50mila tonnellate anno. L’accordo divenne definitiva­mente ufficiale nel marzo del 2012 anche se gli Usa avevano sospeso un anno prima le misure ritorsive e l’applicazio­ne dei dazi sul paniere di prodotti europei.

Ma è solo un armistizio e non una pace commercial­e vera. Nel 2013 Unione europea e Stati Uniti cominciano il negoziato sul Ttip (Transatlan­tic trade and investment partnershi­p), un nuovo accordo commercial­e su un ampio ventaglio di produzioni industrial­i e agroalimen­tari. Ma un Europa sempre meno convinta dell’utilità e dei vantaggi del Ttip, arriva a dichiarare lo stop alle trattative nel settembre scorso. Offrendo su un piatto d’argento all’amministra­zione Obama l’occasione per dissottera­re l’ascia di guerra in tema di carne agli ormoni. Con un comunicato del Dipartimen­to per il commercio gli Usa dichiarano di voler riaprire la disputa con la Ue sulla carne di manzo agli ormoni. «Agendo su richiesta del settore della carne bovina statuniten­se - spiega il Dipartimen­to - è stata fissata un’udienza pubblica anche per individuar­e particolar­i prodotti e Stati membri della Ue che possono essere soggetti all’imposizion­e di dazi supplement­ari, con l’obiettivo di risolvere questo contenzios­o». E così la storia ricomincia.

LA SCINTILLA Il fallimento delle trattative sul Ttip ha fornito all’amministra­zione Usa l’occasione per riaprire il dossier-dazi con la Ue

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ANSA Nel mirino. Acqua San Pellegrino (a sinistra) e Vespa tra i prodotti nell’elenco americano
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IPP/ZUMAPRESS

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