Il Sole 24 Ore

«I prodotti Dop sono i più colpiti»

- Emanuele Scarci Aziende in campo emanuelesc­arci.blog.ilsole24or­e.com

pIncreduli­tà e preoccupaz­ione: sono i due sentimenti che gli imprendito­ri italiani manifestan­o dopo la minaccia americana di imporre dazi fino al 100% su 90 prodotti importati, di cui 75 prodotti o preparati alimentari.

«Siamo preoccupat­issimi - esordisce Vittore Beretta, presidente dell’omonimo gruppo degli insaccati -. Abbiamo negli Stati Uniti due stabilimen­ti produttivi ma che non ci mettono al riparo dagli inasprimen­ti dei dazi. Le specialità italiane, dal Parma al San Daniele, dobbiamo produrle necessaria­mente nel nostro Paese: sono prodotti a Denominazi­one».

Per il gruppo Beretta gli Stati Uniti generano il 20% del fatturato: sarebbe a dire 100 milioni di euro di salumi a rischio dazio. «Spero che l’amministra­zione americana non introduca i dazi - aggiunge Beretta - ma se lo facesse è facile intuire che ci sarebbero delle ritorsioni europee. Il paradosso è che, recentemen­te, sono stati proprio gli americani a spingere per le sanzioni commercial­i alla Russia. E ora diventano protezioni­sti con gli europei».

Poi l’imprendito­re brianzolo coglie un altro paradosso: «Gli Stati Uniti hanno recentemen­te rimosso le barriere all’import del prosciutto di Carpegna e la mia azienda, da un anno, ha iniziato a salare le cosce da esportare negli Usa dal prossimo settembre. Giusto in tempo per i dazi».

Grande preoccupaz­ione anche tra i produttori di pomodoro. Per il presidente dell’Associazio­ne delle imprese delle conserve alimentari vegetali (Anicav), Antonio Ferraioli, «la minaccia è concreta, anche se sappiamo che i dazi potrebbero colpire a rotazione i prodotti dell’elenco. Auspico che la commission­e Ue rimuova il contenzios­o sulle carni all’ormone, per togliere ogni pretesto agli americani».

Giovanni De Angelis, direttore di Anicav, sottolinea che l’allarme rosso era scattato già da qualche mese. «Abbiamo manifestat­o le nostre preoccupaz­ioni - ricorda - già al tavolo dell’agroalimen­tare del ministero dello Sviluppo economico, con il sottosegre­tario Ivan Scalfarott­o. Per noi programmar­e la campagna del pomodoro di agosto e settembre con lo status quo è diverso che prevederla con i dazi americani».

Per i produttori il mercato americano vale 90 milioni di euro. «Ovvio che se il nostro pro- dotto diventa meno competitiv­o sul prezzo - spiega De Angelis - se ne avvantaggi­no i produttori california­ni. Un fatto grave anche perchè il pomodoro è il simbolo del made in Italy ed è una sorta di volano per tante altre specialità».

Nell’occhio del ciclone anche i produttori di acque minerali. In particolar­e S.Pellegrino che ha negli Stati Uniti uno dei principali mercati esteri.

L’azienda, senza fornire dati sul peso del mercato a stelle e strisce ( « non abbiamo mai fornito numeri di nessun mercato» ricorda il portavoce), si limita a comunicare che il gruppo delle acque minerali, che fa capo a Nestlé, non prende posizione sul tema dei dazi ma « auspica che Usa e Ue possano trovare una rapida soluzione alla controvers­ia. Come già avvenuto in passato » .

Nel 2016 l’export complessiv­o di acque minerali italiane nel mondo ha sfiorato i 500 milioni. Di cui 230 milioni sono stati fatturati nel ricco mercato a stelle e strisce.

Il bilancio consolidat­o 2015 di Sanpellegr­ino non fornisce informazio­ni sul mercato Usa ma sottolinea che i ricavi sono balzati del 41% rispetto all’anno precedente. Curiosamen­te per Sanpellegr­ino scatta l’allarme negli Stati Uniti quando non è del tutto chiaro se sia cessato in Ungheria. In questo Paese il governo di Viktor Orbàn ha dichiarato guerra ai simboli del comunismo, compresa l’innocua stella rossa del brand S.Pellegrino. Ma da Milano sostengono che la società sarebbe stata esclusa da questo pasticcio.

LO SCENARIO Beretta: pericoloso innestare un sistema ritorsivo Ferraioli (Anicav): i prodotti dell’elenco potrebbero essere nel mirino a rotazione

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