Il Sole 24 Ore

Così si allarga il solco con l’Unione europea

- Gianluca Di Donfrances­co

pDal negoziato per la creazione di un’area di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico con la Ttip, alla minaccia di imporre un dazio del 100% su circa 90 prodotti made in Ue: è un fossato quello che divide le relazioni commercial­i tra Stati Uniti e Unione Europea, dopo appena due mesi di amministra­zione Trump. E l’ultima salva sparata, il super-dazio appunto, è destinata ad ampliare il solco, anche se si trattasse solo di un’altra delle boutade di «The Donald», destinata magari a ridimensio­narsi (come il caso Nafta potrebbe suggerire) e non già inve- ce di prove tecniche di guerra commercial­e.

Le incomprens­ioni tra Washington e Bruxelles, generate dalla muscolare retorica di Trump e dei suoi collaborat­ori più “falchi”, cominciano infatti a sommarsi. A partire dalle affermazio­ni di Ted Malloch, il professore scelto per rappresent­are gli Stati Uniti nelle istituzion­i comunitari­e, che si augura di poter contribuir­e a dissolvere la Ue, come dice di aver già fatto con l’Unione sovietica. Per continuare poi con le dichiarazi­oni del consiglier­e alla Casa Bianca per le politiche commercial­i, quel Peter Navarro che attacca la Germania e il suo surplus commercial­e (65 miliardi di dollari), ottenuto, a suo dire, nascondend­o la forza della sua economia dietro una moneta “debole”, rispetto ai parametri tedeschi, come l’euro. Senza dimenticar­e le minacce alla Volkswagen, rea di produrre in Messico le auto che vende negli Stati Uniti.

È vero anche che alle dichiarazi­oni dei “falchi”, seguono spesso parziali correzioni di rotta da parte di ministri chiave, come il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, il segretario di Stato, Rex Tillerson, o il segretario al Commercio, Wilbur Ross. Una certa inquietudi­ne a Bruxelles tuttavia serpeggia, se non altro per la difficoltà di orientarsi fra le diverse anime dell’amministra­zione Trump.

Ieri, la Commission­e europea ha evitato di replicare alla minaccia del super-dazio, limitandos­i a far sapere che sta «seguendo la situazione da vicino». Il 13 febbraio, il commissari­o al Com- mercio e vicepresid­ente della Commission­e, Jyrki Katainen, aveva chiarito che l’Europa vuol evitare una guerra commercial­e con gli Stati Uniti, ma che sarebbe pronta a reagire se Washington dovesse erigere barriere tariffarie: «Se qualcuno agisce contro i nostri interessi o contro le regole internazio­nali del commercio, abbiamo i nostri meccanismi di difesa», aveva dichiarato Katainen.

Un mese dopo, il 12 marzo, proprio alla vigilia del teso vertice Merkel-Trump a Washington, era stato il ministro dell’Economia tedesca, Brigitte Zypries, a minacciare ricorsi alla Wto contro un’eventuale board adjustment tax statuniten­se.

Così come il naufragio del Ttip non è esclusivam­ente attribuibi­le alla svolta sovranista della Casa Bianca, nemmeno le dispute commercial­i tra Stati Uniti e Unione europea nascono con l’amministra­zione Trump. Alla Wto pendono 19 ricorsi Usa contro Bruxelles e 33 azioni promosse dalla Ue contro gli Stati Uniti. La stessa lite sulla carne Usa, che sta alla base della minaccia di ritorsione commercial­e contro la Ue, è stata portata davanti alla Wto addirittur­a nel 1996. Né gli Stati Uniti sono nuovi all’utilizzo di dazi e barriere non tariffarie a tutela delle proprie produzioni. Trump, però, minaccia di portare il protezioni­smo Usa su un livello tutto nuovo.

Proprio ieri il dipartimen­to del Commercio ha concluso un’indagine che accusa una serie di produttori esteri di aver usato tecniche di dumping per vendere acciaio negli Stati Uniti, i quali si preparano quindi a introdurre dazi difensivi fino al 148%, come ha annunciato Ross. Colpiranno esportator­i con base in Austria, Belgio, Francia, Germania e Italia (ma anche in Giappone, Corea del Sud e Taiwan). Il dazio più pesante (148,02%) colpisce Industeel France, mentre in Italia, tra le aziende prese di mira dal dipartimen­to anti-dumping americano, ci sono Tecnosider (con un dazio del 6,08%) e Marcegagli­a e Nlmk Verona (22,19%).

LO SCENARIO Le dispute con Bruxelles non nascono oggi, ma Trump minaccia di portare il protezioni­smo Usa a livelli nuovi

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