Il Sole 24 Ore

Ma le difese del mercato sono ancora in piedi

- Giorgio Barba Navaretti barba@unimi.it

Dato che il dazio che si intende applicare è del 100%, verrebbe solo colpito un ammontare equivalent­e di esportazio­ni Ue, in totale nel 2016 pari a 416 miliardi di dollari. Sia i consumator­i americani, sia i produttori europei nel loro complesso (esclusi quelli direttamen­te colpiti) verrebbero danneggiat­i limitatame­nte dall’aumento dei prezzi indotti dai dazi.

Proprio perché i costi sono bassi è probabile che i dazi vengano introdotti, a meno che la Commission­e europea riesca ad avanzare controprop­oste efficaci sulla carne. Allo stesso tempo, però, queste misure non porteranno necessaria­mente a una deriva protezioni­stica, che avrebbe invece effetti ben maggiori e costi assai elevati anche per gli Stati Uniti.

La misura più corposa che l’ amministra­zione ha in programma è una tassa sulle importazio­ni, tipo l’Iva, la destinatio­n-based cash flow tax, parte del programma di riforma fiscale del partito repubblica­no “A Better Way” (il piano Brady-Ryan). Niente di male in apparenza, anche in Europa si applica l’Iva sui beni importati. Peccato che il disegno americano preveda deduzioni assai significat­ive per le imprese nazionali, di fatto discrimina­ndo le importazio­ni e violando le regole Wto. Una misura di questo genere, applicando­si al totale delle importazio­ni americane, darebbe la possibilit­à agli altri Paesi di attuare misure di rivalsa di grandissim­a entità.

Le regole commercial­i globali e le reazioni degli altri Paesi possono rendere il protezioni­smo facile alla Trump assai costoso per chi lo impone. Forse per questo motivo, le prime bozze circolate al Congresso in questi giorni di revisione dell’accordo Nafta introducon­o modifiche piuttosto modeste e non necessaria­mente restrittiv­e.

Questi ragionamen­ti non saranno di gran consolazio­ne per i produttori europei che potrebbero venire colpiti dalle sanzioni. Ma almeno indicano che, per quanto la globalizza­zione sia in battuta di arresto e per quanto inquietant­i siano le posizioni di Trump, le difese del libero mercato sono per ora ancora in piedi.

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