Londra rimuove le leggi europee
Il governo presenta il Great Repeal Bill che ristabilirà il primato della normativa nazionale su quella Ue Il ministro Davis minimizza: «Si tratterà soprattutto di un copia e incolla»
Il grande falò della legislazione europea è, per ora, un fuocherello che, tuttavia, solleva molto fumo e mobilita risorse infinite. Il Great Repeal Bill, presentato ieri dal ministro della Brexit, David Davis, alla Camera dei Comuni è una norma al tempo stesso molto semplice e di gigantesca complessità. La banalità è nel fatto che si tratta dell’abrogazione dello European act del 1972, condizione per l’ingresso di Londra all’interno dell’Ue laddove era stabilita la priorità della legislazione comune su quella nazionale. Un colpo di penna, o poco più, dunque, quello che, formalmente, è stato presentato ai Comuni poche ore dopo l’avvio del recesso dall’Ue formalizzato l’altro ieri a Bruxelles .
Le conseguenze, tuttavia, sono vastissime e suscitano polemiche per la via che il governo intende adottare, mentre si sopiscono quelle sull’ipotetico baratto che Theresa May avrebbe suggerito ai partner, minacciando irrigidimento sui temi della sicurezza comune qualora i Ventisette fossero inflessibili sul commercio. David Davis ha corretto questa lettura. «Non è una minaccia, ma la constatazione che c’è un danno reciproco in caso di mancata in- tesa». Smentita a metà, dunque. Il ministro per la Brexit ha cercato di correggere anche la sensazione che un opus magnum attenda i burocrati di Whitehall e dei Comun. «Si tratterà, soprattutto, di un “copia e incolla”» , ha detto, riferendosi alla trasposizione nella legislazione britannica delle norme europee ora rigettate.
Gli esperti di diritto e di procedure parlamentari ritengono che non sarà affatto così. La Brexit nelle sue diffuse diramazioni secondo un memo uscito dagli uffici del governo nelle scorse settimane imporrà l’assunzione di 30mila persone, dirottando l’intera macchina statale sui mille capitoli degli infiniti nodi anglo-europei. Sciogliere 44 anni di crescita comune non ha precedenti e soprattutto non ha limiti conosciuti. Nessuno sa con precisione quante leggi del Regno Unito siano il prodotto della partecipazione all’Unione europea e quindi quante siano destinate a decadere per l’abrogazione sancita dal Great Repeal Bill. Gli ottimisti dicono che siano il 13%, i pessimisti il 60%: una forbice enorme che impone, comunque, tappe forzate per evitare il collasso del sistema.
Per i prossimi due anni resta in vigore il contesto esistente – quello da membro dell’Ue – ma allo scadere dei 24 mesi di trattative il Great Repeal Bill dovrà essere stato completato e tutta la normativa generata nell’Ue portata in seno alla legislazione nazionale. Se Londra seguisse la procedura più corretta sarebbero necessari decenni, per questo si appellerà molto probabilmente a una norma medioevale, cara ad Enrico VIII. Un escamotage che garantisce all’esecutivo poteri supplementari per alleggerire Comuni e Lords da un compito che anche la Hansard Society ( associazione che promuove e monitora il rispetto dell’iter democratico) ritiene «impossibile da svolgere adeguatamente» nei tempi previsti dall’articolo 50. Il ricorso a norme perdute nei secoli è vissuto da deputati e Pari del regno come un limite imposto dall’esecutivo sul Parlamento.
Saranno funzionari pubblici a trasporre le norme Ue nel Regno Unito, utilizzando la legislazione secondaria, introducendo anche, in caso di necessità, piccoli emendamenti. Una volta concluso il processo della Brexit e garantita l’esistenza di un adeguato impianto legislativo, le norme potranno essere corrette, variate, abrogate dai due rami del parlamento e dalle assemblee autonome.
La richiesta di una temporanea trasposizione tout court dell’acquis comunitario era stata sollecitata anche dai partners perché semplifica l’iter negoziale. E per riuscire a districarsi nei meandri creati da pile di carte infinite, Londra, viene meno ad altre promesse impossibili. L’autonomia da Bruxelles non potrà essere subito totale. La creazione di authority per gestire settori specifici di business (complessi i casi del trasporto aereo e dei prodotti chimici ) non potrà avvenire subito e Theresa May dovrà accettare l’ombrello dell’Ue per qualche tempo ancora. Quanto? Impossibile ipotizzarlo, il salto della Gran Bretagna è nel buio. E nessuna lanterna offre per ora luce sufficiente per offrire certezze.
LO SFORZO Un esercito di funzionari pubblici dovrà trasporre le norme Ue nel Regno Unito utilizzando la legislazione secondaria ed emendamenti