Artoni, si lavora sulla richiesta di cigs per 350 lavoratori
pSuonano l’allarme i sindacati di fronte al rischio concreto che il prossimo 5 aprile al ministero del Lavoro il gruppo Artoni non sarà in grado di dimostrare la continuità aziendale, facendo venir meno quindi il presupposto per attivare la cassa integrazione straordinaria a vantaggio dei 350 dipendenti che non passeranno a Fercam. Il contratto di affitto siglato la scorsa settimana al Mise tra il big altoatesino della logistica e la storica azienda reggiana dei trasporti prevede infatti il salvataggio di solo 140 lavoratori sugli attuali 480 ancora in azienda e di 14 filiali sulle 40 di Artoni.
Numeri cui si sommano i due poli di Genova e Trieste che restano in capo ad Artoni con una decina di addetti, da convertire ad attività di distribuzione e raccolta merce per Fercam nel ruolo di committente, artificio trovato per dimostrare che Artoni prosegue, seppur in minima parte, l’attività. Ma le filiali sono chiuse, molte anche al buio per bollette non pagate e i dipendenti Artoni da tre mesi non prendono lo stipendio. Per non parlare dei 3mila tra fornitori, padroncini e artigiani partner del gruppo emiliano che vantano milioni di crediti e sono al collasso.
«Stiamo mantenendo tutti gli accordi firmati al Mise e procedendo coerentemente per fare quanto ci è stato richiesto - replica Anna Maria Artoni, amministratore delegato della società reggiana - e quindi siamo alle prese con inventari e contratti per passare a Fercam le 14 filiali in af- fitto e predisponendo i due centri operativi di Genova e Trieste a fare un mestiere nuovo. Tutto in una settimana». Ieri i tecnici Artoni hanno avuto un incontro informale al ministero del Lavoro, in vista del tavolo del prossimo 5 aprile, per verificare la sussistenza dei requisiti necessari per gli ammortizzatori, ma le possibilità di una Cigs in continuità aziendale sembrano remote. A quel punto si potrebbe tentare la strada dell’amministrazione straordinaria, prima di arrendersi ai licenziamenti e alla Naspi.
«Ci sono 500 famiglie disperate - commenta la segretaria nazionale della Filt Cgil, Giulia Gui-
L’AZIENDA L’ad Anna Maria Artoni: stiamo rispettando gli accordi firmati al Mise e procedendo coerentemente per fare quanto richiesto
da - Artoni, dopo aver distrutto una delle più importanti realtà del panorama della logistica nazionale, si sta dimostrando incapace di affrontare l’attuale gravissima situazione». Preoccupata anche Uil Trasporti che parla di «una brutta vertenza con molte, troppe zone grigie e la sensazione che ci sfugga qualcosa degli accordi tra le aziende», commenta il responsabile Trasporto merci Walter Barbieri. «La crisi Artoni non è di oggi, inizia nel 2013 ed è stata sempre gestita male e insabbiata dall’azienda. Fercam fa un buon affare, ma a pagare il prezzo sono 3mila lavoratori tra diretti e indiretti», aggiunge il segretario nazionale Fit Cisl, Maurizio Diamante.