La Global sale tax uniformerà i regimi fiscali
L’armonizzazione della tassa sulle vendite, con l’introduzione di una Global sale tax (Gst) nazionale, e il nuovo Codice dei fallimenti promettono di cambiare il terreno di gioco per le imprese in India, con un contributo sostanziale alla trasparenza del sistema e alla crescita di un’economia che già viaggia a ritmi del 7% annuo. Sono due dei fiori all’occhiello del Governo di Narendra Modi, dopo quasi tre anni di mandato. Secondo Gaurav Sinha, asset allocation strategist di WisdomTree, la Gst, in particolare, «è forse la riforma più importante in India da molti anni, se non da sempre». L’ok definitivo del Parlamento è arrivato mercoledì (manca solo un passaggio consultivo alla Camera alta), 11 anni dopo esser stata proposta per la prima volta.
Oggi, il Subcontinente è un patchwork di sistemi economici separati da regimi fiscali diversi, tanto che per un’impresa diventa molto difficile decidere di stabilirsi in uno dei suoi 29 Stati e vendere negli altri. Un pesante freno alla crescita: districarsi tra le diverse norme, afferma Sinha, «è un incubo, così, a meno che io non sia un grande gruppo, è più facile per me restare nella mia zona e gestire lì la mia piccola attività». La Gst, che dovrebbe entrare in vigore a luglio, significherà per l’India qualcosa di simile a quello che il mercato unico ha rappresentato per l’Unione europea, dice Sinha, che si aspetta un contributo al Pil «di 1,5-2 punti percentuali, nel medio-lungo termine». Inoltre, la semplificazione del sistema taglierà le gambe alla ricerca delle scorciatoie per pagare meno tasse e «renderà più equa la competizione tra le imprese».
Maggiore trasparenza ed efficienza arriverà anche man mano che andrà a regime il Codice dei fallimenti, varato a metà del 2016, ma che avrà bisogno di alcuni anni per trovare piena applicazione. L’aspetto più importante di questa riforma è l’introduzione di un meccanismo di recupero crediti efficiente sul quale potranno contare in particolare le banche statali, oggi sommerse da una montagna di sofferenze. In India, spiega Sinha, «ottenere prestiti dalle banche statali non è difficile, se si hanno le giuste connessioni politiche, anche quando il busi-
LA VALUTAZIONE Secondo Gaurav Sinha, asset allocation strategist di WisdomTree, è la riforma economica più importante mai varata in India
ness plan o il cash flow non sono adeguati. Se poi le cose vanno male, l’imprenditore può facilmente chiudere l’attività, senza dover rispondere dei soldi presi in prestito». Alla banca creditrice, infatti, non rimarrebbe altro che inseguire il debitore nei meandri del sistema indiano oppure rassegnarsi e stralciare il prestito. «È così - spiega Sinha - che si è generata gran parte dei non perfoming asset delle banche statali ed è per questo che adesso sono restie a erogare prestiti, anche a chi cerca davvero di fare qualcosa di buono». L’aspettativa è che il nuovo Codice dei fallimenti trasformi il sistema del credito indiano, dandogli nuovo impulso.