«Metti una bomba a Rialto», jihad battuta a Venezia
Quattro kosovari arrestati tra cui un minorenne - Il Pm: «Pericolosi»
«Un attentato a Venezia sarebbe conquistare il Paradiso». Le frasi sono eloquenti, non c’è un attimo da perdere. In un blitz di una manciata di secondi alle quattro di notte Gis e Nocs,i corpi speciali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, entrano in una casa vicino piazza San Marco a Venezia. E bloccano quattro kosovari accusati di aver formato una cellula jihadista. Il capo di imputazione fa venire i brividi: «Facevano apologia del martirio e de- gli attentati contro gli occidentali - si legge nell’ordinanza del gip del Tribunale di Venezia, Alberto Scaramuzza - in particolare quello da ultimo perpretato a Londra il 22 marzo, ipotizzando la commissione di uno anche a Venezia, mediante una bomba da far esplodere a Rialto». Del gruppo, Fisnik Bekaj, 25 anni, e Dake Haziraj (26), sono regolari in Italia e camerieri; Arjan Babaj, 28 anni, avrebbe svolto funzione di guida spirituale e istigatore a commettere reati; un diciassettenne è stato posto in fermo di poli- zia giudiziaria. L’indagine congiunta della Digos e del Reparto operativo dell’Arma accerta il ripetuto fanatismo e l’apologia dell’Isis: «Chi combatte sulla strada di Allah e viene ucciso è martire o trionfa» scrive Fisnik. «Non vedo l’ora di giurare ad Allah. Se mi fanno fare il giuramento sono già pronto a morire» dice uno di loro mentre conversa in casa con un altro del gruppetto.
I tre, secondo l’accusa, «si autoaddestravano e addestravano per il compimento di azioni terroristiche». Dove? «Sia all’interno del territorio siriano occupato sia nel territorio italiano» si legge nel capo di imputazione. Osserva il procuratore Adelchi D’Ippolito: «Sono stati assicurati alla giustizia quattro terroristi veramente pericolosi». È risulta- to che erano impegnati, come ha detto D’Ippolito, in una vera e propria «attività di addestramento». Ore di video jihadista per imparare l’uso dei coltelli per uccidere «in maniera scientifica, quasi medica», dicono gli investigatori, o simulazioni per confezionare in casa esplosivi. «Da parte di tutti - ha aggiunto il procuratore - c’era una grande adesione all’ideologia dell’Isis».
«Queste persone erano oggettivamente pericolose, avevano propositi molto negativi - ha confermato Franco Ga- brielli, direttore generale del dipartimento di Pubblica sicurezza - abbiamo raggiunto un risultato importante, frutto di un lavoro sinergico tra la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri». E il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha infatti inviato le sue congratulazioni al prefetto Gabrielli e al generale Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma.
Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, sostiene che «occorre mettere immediatamente in campo leggi speciali per contrastare criminalità di questo tipo». Mentre Enzo Letizia (Anfp) sottolinea «l’alta efficienza dei nostri uffici investigativi che si pongono tra i più efficaci del mondo».
LE ACCUSE Secondo l’ordinanza del Gip «facevano apologia del martirio e degli attentati contro gli occidentali», in particolare quello di Londra