Il Sole 24 Ore

Hermès porta a Roma l’artigianal­ità green

Dal 2010 la designer Pascale Mussard dà nuova v i t a a g l i « s c a r t i » della maison del lusso

- Giulia Crivelli

a Piccola nel nome, grande nell’idea. Si chiama “petit h”, con un voluto uso del carattero minuscolo, la collezione nata nel 2010 in casa Hermès, per volere di Pascale Mussard, che la rivista francese Madame Figaro descrive come «la discrète d’Hermès». Pascale appartiene alla sesta generazion­e della famiglia fondatrice della maison francese ed è da sempre immersa nell’universo del marchio, pur avendo lavorato anche per altri marchi. In un’intervista concessa dopo il lancio di petit h, la designer ha definito la sua collezione « il figlio legittimo di H ( maiuscolo, ndr), che incarna il futuro della bellissima maison. Un personaggi­o libero, poetico, fuori dalle convenzion­i. È come se un jazzista fosse stato chiamato a improvvisa­re accanto alla grande orchestra sinfonica che chiamiamo Hermès » . Per dare vita agli oggetti petit h Pascale usa solo “scarti” delle lavorazion­i artigianal­i di Hermès, dai pellami ai tessuti, dalle metallerie ai filati ed è forse il primo caso di economia circolare ideato da un marchio del lusso.

In Italia Pascale Mussard e la collezione petit ha non erano molto conosciute, anche perché la vendita avviene solo nel negozio di Parigi al 17 di rue de Sèvres e in occasione di eventi speciali organizzat­i in giro per il mondo tre volte all’anno. Da ieri non sarà più così: fino al 30 giugno la collezione petit sarà in vendita a Roma, nell’ex negozio Hermès di via Condotti 67, all’angolo con via Bocca di Leone, trasformat­o in un pop- up curato dallo studio di architetti Caruso- Torricella Architetti. I 120 metri quadri dello spazio sono stati completame­nte reinventat­i: le pareti e il pavimento rivestiti da superfici color bianco mat con profili neri hanno una grafica dall'impronta forte, che richiama uno stile cartoon e mette in risalto il colore e la creatività degli oggetti.

Molti gli oggetti unice creati in esclusiva per Roma, come i tabouret (sgabelli) rivestiti in pelle, gli appendiabi­ti a forma di teste di animali, il gioco del domino con tessere giganti o i pendenti in pelle che strizzano l’oc- chio ad alcuni simboli del nostro Paese: il Colosseo, la tazzina del caffè, la Lambretta, il cono gelato. Non solo: un’area del negozio è un vero e proprio atelier, dove sono previsti laboratori aperti al pubblico (oltre a quello di oggi, ne sono previsti per domani, per il 5 e 6 maggio e per 12 e 13 maggio). Lavorando con un artista petit h si potranno creare i propri oggetti utilizzand­o scampoli di cuoio, seta, porcellana e altri materiali. La collezione petit h si rinnoverà, di ripartire per una nuova tappa nel suo giro del mondo: sarà infatti a Seoul dal 22 novembre al 17 dicembre 2017.

In un periodo in cui si parla molto di sostenibil­ità e del legame che può e deve esserci con la creatività (si veda anche Moda24 del 17 marzo), Hermès propone il suo particolar­issimo percorso, intrapreso peraltro da oltre sei anni, mentre molti altri marchi iniziato solo di recente a interrogar­si su come essere “creativame­nte sostenibil­i”. Tornando all’imamgine usata da Pascale Mussard, forse è proprio la capacità di immagina che jazz e musica classica possano convivere a rendere unica la maison Hermès. Una capacità che si riflette nei risultati economici: in febbraio la maison, quotata alla Borsa di Parigi, aveva annunciato ricavi record per il 2016, pari a 5,2 miliardi di euro. Settimana scorso è arrivato il secondo primato: il bilancio definitivo indica un utile netto di 1,1 miliardi (+13% sul 2015). Tutto ancora più sorprenden­te se si tiene conto che nel 2016 la maggior parte dei marchi europei della moda e del lusso – con poche eccezioni – hanno con fatica mantenuto i fatturato dell’anno precedente e in alcuni caso hanno visto calare le vendite. Gli indici di redditivit­à sono diminuiti per tutto, pur restando positivi. Per Hermès l’understate­ment è anche finanziari­o: le previsione per il 2017 sono all’insegna della cautela, viste le molte incognite globali. Ma è difficile ipotizzare che l’orchestra possa stonare.

Mentre si fa strada un approccio ai consumi sempre più responsabi­le, l’idea di circolarit­à si afferma progressiv­amente sia nella moda sia nell’arredo: sono le aziende stesse a riflettere sul tema del riutilizzo, cercando di combattere sprechi dannosi anche per l’ambiente.

Durante la settimana del Salone del Mobile Brooks Brothers si farà interprete di questo concetto con “Design Circolare”, un progetto realizzato in collaboraz­ione con Marangoni Design, azienda lombarda che si occupa, tra le altre cose, di allestimen­ti e visual merchandis­ing nel settore retail. «Abbiamo sempre partecipat­o alla settimana del design – spiega Luca Gastaldi, ceo di Brooks Brothers –, il momento in cui Milano è più vivace e poliedrica. Quest’anno abbiamo scelto di esporci di più rispetto al passato, con un progetto ispirato alla circolarit­à: è bello che un prodotto nato con uno scopo possa evolversi in qualcos’altro. Nella moda come nel design».

Nel dettaglio, le vetrine del Flatiron Brooks Brothers, negozio che il brand americano ha aperto nel 2013 in via Fiori Chiari, ospiterà creazioni realizzate con arredi e allestimen­ti di riuso: «A Brera, un quartiere dalla personalit­à forte, insieme storico e di tendenza – continua il ceo – abbiamo voluto un concept store con una presentazi­one visuale di capi e accessori più elaborata rispetto a un tradiziona­le

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