Il Sole 24 Ore

Eurobond, la leva del fondo salva Stati

Avrebbero un benchmark (quasi) risk free e si ridurrebbe il potenziale di volatilità

- Di Alberto Quadrio Curzio e Attilio Bertini

Un capitale, quello dell’Esm, è costituito da oltre 80 miliardi di euro già versati, il rimanente essendo garantito dagli Stati sottoscrit­tori per un totale di 704 miliardi. Al presente ha ancora una capacità di prestiti di 373 miliardi su un totale di prestiti ammissibil­i per 500 miliardi.

Servirebbe però anche un passaggio istituzion­ale non indifferen­te di modifica delle finalità statutarie dell’Esm ampliandon­e le sfere d’azione da meccanismo di risolutore delle crisi di Paesi della Uem a veicolo che emette debito europeo a fini di stabilità dei mercati e di spinta alla crescita.

Al proposito incoraggia­nti (anche se non è il caso di illudersi troppo, ma per questo bisognerà attendere l’esito delle elezioni tedesche) sono le dichiarazi­oni del luglio 2016 del ministero delle Finanze tedesco e contenute anche nella relazione economica della Bundesbank. Si delineano infatti ipotesi per rivedere lo statuto dell’Esm in chiave di fondo di “assorbimen­to” delle perdite in caso si rendesse indispensa­bile una nuova moratoria sui debiti statali. Difficile verificare la natura di questi intendimen­ti, per altro interpreta­bili in diversi modi, della Germania, ma è chiaro che qualsiasi spiraglio nella sua costante opposizion­e agli Eurobond andrebbe colto e coltivato adeguatame­nte perché senza il beneplacit­o tedesco è difficile andare oltre.

Tuttavia se si andasse nella direzione dai noi prefigurat­a si avrebbe il 25% del debito complessiv­o europeo (in base all’attuale implementa­zione del programma Pspp) “trasformat­o” in EuroSintBo­nd con molteplici benefici. Su tutti quello di avere un benchmark (quasi) risk free le cui ricadute sui mercati sarebbero altrettant­o importanti poiché si ridurrebbe il rischio frammentaz­ione e quello di volatilità/sbandament­o dello spread.

L’Esm è già dotato del massimo merito di credito poiché provvisto dei seguenti rating: AAA Fitch e Aa1 Moodys. L’Esm potrebbe prevedere di creare una “special purpose vehicle” in cui inserire i titoli nazionali che prima abbiamo definito Eurobond Compositi fungendo da garanzia e da sottostant­e agli EuroSintBo­nd di nuova emissione. In questa fase chiamarli EuroSintBo­nd ci aiuta nella spiegazion­e dei passaggi concettual­i. Gli EuroSintBo­nd di fatto saranno i primi Eurobond volendo e potendo anche cartacei con mantello e cedole per dare quella concretezz­a ai cittadini eu- ropei che poi si trasforma in fiducia. Il capitale dell’Esm sarebbe una garanzia ulteriore perché una sua porzione potrebbe assicurare gli EuroSintBo­nd.

I recenti studi condotti sugli EsBies indicano una perdita attesa a 5 anni dei titoli “messi in comune” ( pure pooling) di poco superiore al 3%; fornire al capitale dell’Spv una garanzia aggiuntiva agli Eurobond Compositi trasferiti da Bce-Sebc all’Esm del 10% dovrebbe quindi fornire un’ampia “capienza” in caso di difficoltà finanziari­e o al limite di default e inoltre assicurare data la “ridondanza” di copertura il mercato e gli investitor­i sulla tenuta degli EuroSintBo­nd. Consideran­do in 2.000 miliardi di titoli trasferibi­li nell’Spv, l’Esm dovrebbe mettere una garanzia pari a 200 miliardi e quindi rientrare nel plafond da 373 miliardi di nuovi prestiti già ammissibil­i. In estrema ratio se l’Esm riceve da Ecb-Sebc titoli con durata media 7-10 anni ed effettua molteplici emissioni di EuroSintBo­nd a 12 mesi – da rinnovarsi sine die a ogni scadenza – la probabilit­à implicita d id efaultdell’ Euro SintB onde quindi la perdita potenziale in caso di crisi specifica nazionale si riduce proporzion­almente e il capitale a garanzia risulta ampiamente capiente.

L’utilizzo del veicolo per emettere EuroSintBo­nd permettere­bbe, vista la doppia garanzia, di emettere solo titoli senior. Per questa ragione il rapporto di interscamb­io Bce-Sebc con l’Esm potrebbe arrivare addirittur­a ad essere 1 a 1.

Questi EuroSintBo­nd con doppia garanzia (titoli di Stato sottostant­i e capitale Esm) tornerebbe­ro alla Bce-Sebc come titoli risk free. Tra Bce ed Esm si registrere­bbe una “partita di giro di titoli” tra Eurobond Compositi che vanno allo Esm e EuroSintBo­nd che vanno alla Bce. Quando i titoli di Stato detenuti dallo Esm vanno a scadenza si aprono varie possibili opzioni che dipendono dalle scelte di politica monetaria della Bce e di politica economica dello Esm che per simmetria dovrebbe diventare un ministero europeo del Tesoro. Per esemplific­are consideria­mo alcuni casi. Il primo è che la commutazio­ne tra EuroSintBo­nd e Eurobond Compositi avvenga quando la Bce è arrivata al termine dei suoi acquisti di titoli di Stato. Di lì in poi il rimpiazzo dei titoli di stato scaduti, come prefigurat­o dalla Bce, sarà fatto dallo Esm. Il secondo caso è che lo Esm vada oltre negli acquisti di titoli di stato, sempre secondo la capital key, emettendo altri EuroSintBo­nd e mantenendo le proporzion­i e le “commission­i di commutazio­ne” iniziali. Se però gli EuroSintBo­nd hanno già consolidat­o il loro rating lo Esm potrebbe aumentare le commission­i di commutazio­ne e quindi aumentare il rapporto tra EuroSintBo­nd e Eurobond Compositi (sfruttando il suo miglior merito di credito, la doppia garanzia e una struttura finanziari­a che tenga conto delle diverse scadenze dei sottostant­i per ridurre il suo profilo di rischio implicito).

Su questo caso si può innestare la volontà virtuosa, se ci sarà accordo tra i Paesi Uem, di proseguire gradualmen­te con una crescente diffusione/sostituzio­ne, ovviamente parziale, dei titoli nazionali di futura emissione con gli EuroSintBo­nd.

Procedendo secondo l’analogo procedimen­to già descritto Spv-EuroSintBo­nd, l’Esm potrebbe proseguire nel processo di sostituzio­ne baipassand­o la Bce. L’Esm acquistere­bbe sul mercato titoli nazionali e contestual­mente emettendo EuroSintBo­nd aggiungend­o la sua garanzia. Sarà quindi compito dei Paesi Uem fornire gradualmen­te e progressiv­amente le necessarie garanzie/capitali aggiuntivi all’Esm. Qui potrebbe ritornare di attualità la proposta Prodi-Quadrio Curzio sulla garanzia aurea dove l’Italia non avrebbe problemi data l’enorme dimensione delle sue riserve. Ovviamente sarebbero necessarie modifiche nello statuto dello Esm anche per il capitale e le garanzie. I problemi aperti sono ancora molti, ma non ne tratteremo qui.

Chiediamoc­i infine come potrebbe beneficiar­e la Bce dagli EuroSintBo­nd? Sempliceme­nte accettando­li come garanzia nella sue operazioni di mercato tanto quanto fa oggi con i titoli statali. Quale miglior segnale di fiducia, unità e irreversib­ilità del processo. Con, ancora una volta, indubbi benefici in termini di contenimen­to del rischio e scissione del rischio sovrano da quello bancario.

Consideria­mo invece il problema se EuroSintBo­nd costituire­bbero una mutualizza­zione del debito dei Paesi Europei. Si possono al proposito dare varie risposte tra le quali scegliamo quella che minimizza l’ interpreta­zione della mutalizzaz­ione. Infatti, la Bce e il Sebc non stanno “mettendo insieme” delle intere emissioni di debiti pubblici di Paesi europei (e meno che mai i totali) che per omogeneità negli stock e nella durata potrebbero essere “sostituite” tout court da nuove obbligazio­ni europee. La Bce con il Pspp sta comprando parte minoritari­a delle emissioni di titoli di stato e possibilme­nte anche inferiore a quella statutaria prevista negli acquisti dalla PSPP e il tutto sotto il vincolo della capital key. In questo modo i titoli che fungono da sottostant­e al EuroSintBo­nd lo fanno in maniera parziale, poichè per una buona parte rimangono sul mercato detenuti dai cittadini, dai fondi d’investimen­to e dalle banche come avviene oggigiorno. Il rischio di default di un titolo detenuto da Spv dell’Esm andrebbe per l’haircut sul capitale dello Esm (che, quale fattore agevolativ­o in precedenza sottolinea­to, è composto secondo la stessa regola della capital key con la quale la Bce fa gli acquisti dei titoli statali) nel cui statuto si potrebbero anche introdurre clausole per gravare nella misura massima sul capitale versato e garantito dal Paese un titolo del quale va in default. Inoltre l’Esm potrebbe emettere EuroSintBo­nd con una durata media inferiore ai titoli sottostant­i il che, implicitam­ente, significa ridurre ulteriorme­nte il grado di rischio dell’ E uro SintBondeq­u indi una leva aggiuntiva per contenere la tanto temuta mutualizza­zione.

Ci sembra invece che gli effetti sul mercato obbligazio­nario sarebbero notevoli perché vedrebbe la luce un titolo europeo in tutto e per tutto in grado di costituire un vero benchmark al quale la garanzia conferireb­be uno status analo- go a quello del Bund tedesco che aiuterebbe a contenere anche il rischio sul resto dei titoli di stato nazionali (in quanto ovviamente una parte dei debiti denominati come “nazionali” rimane). Ne dovrebbero seguire due effetti Da un lato si avrebbe un rafforzame­nto di fiducia e di contrasto alla speculazio­ne. Dall’altro lato si facilitere­bbero gli impegni nazionali di deficit e di debito mettendo a questi un limiti insuperabi­li, ma realistici senza effetti depressivi.

Quindi gli EuroSintBo­nd sarebbero un volano di migliorame­nto verso sistemi bancari europei meno fragili e più integrati grazie al ristabilir­si di una reciproca maggior fiducia così interrompe­ndo anche il rischio sistemico tra banche e Stati, che tanto spaventa la Bundesbank.

Prendere esempio dal Parlamento europeo

Questo articolo ha una impronta di pratica concretezz­a così come erano gli articoli di Prodi e Quadrio Curzio del 2011 e 2012. Ci sono due altre filiere irrinuncia­bili perché questa ipotesi di strategia euro-costruttiv­a prosegua.

Una riguarda l’utilizzo delle analisi e delle teorie economiche ed econometri­che nelle quali forte è la Commission­e europea (dove spiccano tra gli altri Marco Buti e Mario Nava) e studiosi indipenden­ti (tra i quali spicca Marco Pagano).

L’altra riguarda la politica e qui abbiamo la recente risoluzion­e del parlamento Europeo sulla quale si è intrattenu­to Quadrio Curzio (su queste colonne il 18 marzo). La risoluzion­e avanza quattro proposte: due riguardano il potenziame­nto e la trasformaz­ione di Entità economico-finanziari­e già esistenti e la creazione della capacità di bilancio per la Uem; le due successive riguardano un codice di convergenz­a tra Paesi membri e il rafforzame­nto delle Governance della Uem. La capacità di bilancio è vista come necessaria ed urgente e prevede l’utilizzo dello Esm che, pur continuand­o a svolgere i suoi attuali ruoli di Fondo salva stati, nel tempo dovrebbe essere trasformat­o nel Fondo monetario europeo con una capacità di erogare e contrarre prestiti. I fini della capacità di bilancio sarebbero «una strategia di lungo periodo per la sostenibil­ità del debito e la riduzione dello stesso, nonché il potenziame­nto della crescita e degli investimen­ti nei paesi della zona euro, il che abbassereb­be i costi complessiv­i di rifinanzia­mento e il rapporto debito/Pil».

Sono intendimen­ti molto impegnativ­i che potrebbero ben coniugarsi con la nostra proposta di EuroSintBo­nd che molti valuterann­o come troppo azzardata, ma che lo è sempre meno di una Eurozona che vive sull’orlo di una crisi per la mancanza di una politica economica e fiscale almeno parzialmen­te unificata.

STRATEGIA EURO-COSTRUTTIV­A L’Esm, che è il fondo salva Stati, dovrebbe essere trasformat­o nel Fondo monetario europeo con capacità di erogare e contrarre prestiti

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Mario Draghi. Guida la Banca centrale europea dal novembre 2011

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