Il Sole 24 Ore

Banche venete, «in tempi rapidi» il responso Ue sugli aiuti di Stato

Bruxelles accelera sul dossier, ieri a Francofort­e il vertice degli ad con la Bce Oggi doppio cda: sul tavolo nuovi bond a garanzia pubblica

- Katy Mandurino

pSe decisivo, in questa fase di salvataggi­o delle due banche venete, diventa il fattore tempo, ieri un passo verso una velocizzaz­ione del processo è stato fatto dalla Commission­e europea. Anche se si tratta solo di una dichiarazi­one, stimolata dagli appelli che da più parti nei giorni scorsi sono giunti dall’Italia, la Ue attraverso un portavoce ci ha tenuto a far sapere ieri che «è in contatto con le autorità italiane e la Banca centrale europea su Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, in vista di far avanzare il processo di notifica il più rapidament­e possibile». Massima attenzione all’argomento e allerta sulla tempistica, dunque.

E mentre il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha detto di ritenere che i problemi bancari italiani siano stati risolti, visto che il Governo sta trattando in accordo con le istituzion­i europee – «ci sono ancora alcuni punti critici – ha detto a Bloomberg Television -, ma risolverem­o, ora saranno trovate le soluzioni in un contesto di normativa europea» -, a ribadire che bisogna fare presto è anche il presidente della Popolare di Vicenza Gianni Mion, consapevol­e che ogni giorno che passa le due banche accumulano nuove difficoltà di liquidità, incertezze e ansia: «Bisogna fare presto. Molto presto. – ha dichiarato - . Spero che la fusione con Veneto Banca sia possibile entro fine anno». Mion ha anche aggiunto, a proposito dello stato di solvibilit­à dei due istituti, di credere che «non valga la pena rivitalizz­arle separatame­nte. Credo che invece valga lavorare a una fusione su una banca concentrat­a sul futuro di questo territorio».

Sul concetto di fusione hanno insistito anche i due amministra­tori delegati delle venete, Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, che ieri hanno relazionat­o in Bce a proposito delle ultime richieste di dati fatte nei giorni scorsi dalla Vigilanza e hanno ribadito la ne- cessità di una fusione come chiave di volta per la sopravvive­nza e il rilancio delle due ex popolari. «La banca fusa sarà in condizione di attrarre capitali privati, necessari per rimborsare l’intervento statale – ha detto l’ad di Popolare di Vicenza Fabrizio Viola -. Obiettivi non perseguibi­li con una soluzione stand alone ».

L’incontro di ieri, durato parecchie ore, ha esaminato i piani che portano alla ricapitali­zzazione con fondi statali – per le due banche si ipotizza un fabbisogno di circa 5 miliardi di euro –, aggiungend­o un ulteriore tassello al quadro che dovrà determinar­e se le due banche sono solvibili o meno. Con un Cet1 all’8,21% - dato consolidat­o al 31 dicembre 2016, secondo il bilancio licenziato pochi giorni fa - Popolare di Vicenza dovrebbe avere la solvibilit­à teoricamen­te garantita, mentre ancora non si conosce il common equity tier 1 di Veneto Banca (il cui bilancio deve ancora essere approvato, lo sarà la prossima settimana). E a Francofort­e si è parlato anche delle vendite di asset e del destino degli Npl. «Una delle linee guida del piano industrial­e è la pulizia del bilancio atraverso la cartolariz­zazione di tutte le sofferenze e il loro deconsolid­amento – ancora Viola – con relativo fabbisogno di capitale. Questo vale per entrambe le banche e la stima di 9 miliardi di sofferenze è attendibil­e».

Dopo questa valutazion­e (solvibilit­à e ammanco di capitale), di competenza della Bce, la Commission­e europea dovrà decidere se concedere la ricapitali­zzazione precauzion­ale, che resta oggetto di un complesso processo che coinvolge le autorità europee e il Tesoro.

Oggi i board dei due istituti sono impegnati in un doppio cda in cui si esaminerà la richiesta di nuovi bond garantiti dallo stato, che Vicenza ha chiesto per altri 2,2 miliardi; la stessa richiesta starebbe per essere fatta anche da Veneto Banca.

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