Il Sole 24 Ore

Alitalia, il piano non passa la verifica Riserve delle banche su tagli e ricavi

- Gianni Dragoni Giorgio Pogliotti

Il piano industrial­e di Alitalia non funziona. I risparmi ottenuti sono minimi, non c’è il promesso aumento dei ricavi, la compagnia continua a perdere circa due milioni di euro al giorno e ha ormai esaurito la cassa.

I rappresent­anti delle banche azioniste hanno confermato le forti riserve sul piano, in contrasto con l’a.d. Cramer Ball e gli altri rappresent­anti del socio Etihad, durante il cda della compagnia che ieri ha esaminato lo stato di avanzament­o del piano: solo 20-25 milioni i risparmi ottenuti, nelle voci al di fuori del costo del lavoro. L’azienda ha quindi incontrato i sindacati insieme al governo, c’era il consiglier­e (e presidente designato) Luigi Gubitosi, manager di fiducia delle banche, assente Ball. Malgrado la contrappos­izione e la situazione difficile, Gubitosi ha detto che «il clima con i sindacati rimane sereno». Anche ieri sera a tenere banco sono stati i 2.037 esuberi previsti dal piano industrial­e tra il personale di terra; di questi 813 sarebbero coinvolti in processi di esternaliz­zazione (in prevalenza nella manutenzio­ne, tra le ipotesi Atitech). Rischiano di diventare esuberi anche 400 naviganti, in seguito alla messa a terra di 20 aerei Airbus 320.

L’incontro con€ i ministri Carlo Calenda (Sviluppo economico), Graziano Delrio (Trasporti) e Giuliano Poletti (Lavoro) è stato preceduto da una riunione tecnica al ministero del Lavoro. Per ridurre i licenziame­nti si è ragionato su queste ipotesi: 5-600 lavoratori potrebbero essere coinvolti nella cigs per crisi aziendale, circa 400 potrebbero essere uscite volontarie, con il sostegno della Naspi per due anni e il concorso del Fondo di categoria per altri 2 anni. «Puntiamo a ricollocar­e i lavoratori considerat­i in esubero dal- l’azienda», spiega Claudio Tarlazzi (Uilt). Questa mattina nuovo incontro al Mise, ma «lo sciopero del 5 aprile resta confermato», afferma Antonio Piras (Fit-Cisl). Dal 6 aprile partirà la «no stop» al tavolo con l’obiettivo di chiudere il 13, ha spiegato Calenda, perché «entro il 14 aprile va fatto partire il piano di ristruttur­azione finanziari­a: se non c’è un accordo non si può fare la ricapitali­zzazione e si spostano avanti i termini e la situazione diventa più difficile».

Le banche hanno posto come condizione per il finanziame­nto del piano che vi sia l’accordo con il sindacato sul nuovo contratto di lavoro e sui tagli al personale. Si parla di un’ipotesi di prestito ponte, una nuova linea di credito. Il pacchetto complessiv­o dovrebbe essere puntellato da una garanzia pubblica, con il coinvolgim­ento di Cdp, per un valore di almeno 214 milioni.

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