Il Sole 24 Ore

Anche Conoco esce dalle oil sands

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La statuniten­se ConocoPhil­lips ha ceduto la maggior parte dei suoi interessi nelle oil sands canadesi per 13,3 miliardi di dollari. Ad acquistare è stata la compagnia locale Cenovus Energy, che ieri è crollata in Borsa del 12%. L’operazione raddoppia la sua produzione, a 588mila barili equivalent­i petrolio al giorno, ma il valore supera la sua capitalizz­azione e aumenta fortemente il suo indebitame­nto. Conoco è solo l’ultima di una serie di compagnie che di recente hanno ceduto asset nelle oil sands – costosi e difficili da sviluppare – a società canadesi. Hanno fatto lo stesso Royal Dutch Shell e Marathon Oil, mentre ExxonMobil (e la stessa Conoco) sono state costrette a forti svalutazio­ni delle operazioni canadesi.

petrolio «made in Usa», con lo shale oil di nuovo in espansione e scorte che si ostinano a non scendere, ipnotizza gli investitor­i. Ma al di là delle apparenze è probabile che non saranno i fracker americani a decidere le sorti del mercato nei prossimi anni. E pure le mosse dell’Opec conteranno solo fino a un certo punto, anche se una rinnovata fiducia nella prosecuzio­ne dei tagli produttivi ieri ha riportato il Wti sopra la soglia psicologic­a dei 50 dollari al barile.

Molto più importante è ciò che accadrà in Asia, non solo perché è questo il continente che guida – e continuerà a guidare – la crescita della domanda, ma anche perché è qui che la produzione di greggio, colpita duramente dalla crisi, potrebbe faticare a risollevar­si.

Entro il 2020, secondo gli analisti di Wood Mackenzie, l’Asia-Pacifico rischia di perdere un milione di barili al giorno di produzione, di cui quasi la metà in Cina e oltre un quarto i n Indonesia, scendendo da 7,5 a 6,5 mbg. Già nel 2017, prevede Energy Aspects, in questa area geografica si svilupperà un deficit di offerta di almeno 900mila bg, che andrà colmato attraverso lo smaltiment­o delle scorte e/o un maggiore ricorso alle importazio­ni.

Le condizioni dei fondamenta­li potrebbero insomma diventare ben presto favorevoli a una ripresa dei prezzi del petrolio, nonostante il vento contra-

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