Il Sole 24 Ore

Voucher baby sitter ancora operativi

L’Inps, su indicazion­e del governo, continuerà a emetterli anche se sono stati cancellati Ok ai ticket chiesti come bonus alternativ­o al congedo parentale

- Matteo Prioschi

pI voucher del bonus baby sitter possono ancora essere chiesti e utilizzati nonostante il governo abbia cancellato i buoni lavoro a partire dal 17 marzo. La novità è stata comunicata ieri dall’Inps, a seguito del via libera ottenuto dal ministero del Lavoro e dal dipartimen­to Politiche per la famiglia della Presidenza del consiglio dei ministri.

Il bonus asilo nido-baby sitter è stato introdotto dalla legge 92/2012 ed è stato applicato per la prima volta nel 2013 con scarso successo, ma è stato poi replicato negli anni successivi e pienamente sfruttato, arrivando a esaurire le risorse previste. Si tratta di un aiuto economico che può essere chiesto dalle mamme che si trovano negli undici mesi successivi al congedo obbligator­io di maternità. Per ogni mese di rinuncia al congedo parentale (il cui utilizzo è facoltativ­o) si ottiene un contributo di 600 euro al mese, per un massimo di 6 mesi (3 mesi per le autonome) da utilizzare per pagare la retta dell’asilo nido oppure la baby sitter.

Nel primo caso l’Inps corri- sponde direttamen­te l’importo alla struttura convenzion­ata; nel secondo, invece, eroga dei “buoni lavoro” alla mamma e quest’ultima li utilizza per pagare la baby sitter.

Con il decreto legge 25/2017, però, il governo ha cancellato il lavoro accessorio, che viene pagato con i voucher, al fine di evitare il referendum abrogativo di questa forma di impiego promosso dalla Cgil. Tuttavia il decreto ha eliminato lo strumento completame­nte, senza prevedere eccezioni. Si è posto quindi il problema di come erogare il bonus previsto da un’altra legge, non toccata dal decreto.

In prima battuta l’Inps, su nostra sollecitaz­ione (si veda il Sole 24 Ore del 24 marzo), ha comunicato che i voucher emessi o richiesti entro il 17 marzo avrebbero potuto essere utilizzati entro la fine dell’anno. Ma per le domande di bonus presentate dal 18 in poi ci sarebbe stata solo l’opzione del contributo per pagare l’asilo nido.

Ieri, invece, l’istituto di previdenza ha comunicato di aver chiesto al ministero del Lavoro e al dipartimen­to per le Politiche per la famiglia «se possa continuare a emettere voucher baby sitting–contributo asilo nido, previsto dall’articolo 4, comma 24, lettera b) della legge 92/2012, oppure se debbano essere introdotti strumenti alternativ­i di erogazione del beneficio. Tenuto conto della risposta pervenuta... l’Istituto, che aveva già modificato la procedura in modo da consentire l’emissione dei soli voucher baby sitting, continuerà a erogare il beneficio con questa modalità».

Dunque i voucher sopravvive­ranno solo nell’ambito del bonus baby sitter. La gestione dei ticket è esclusivam­ente telematica: dalla richiesta alla messa a disposizio­ne, fino al pagamento.

La nota dell’Inps non lo specifica, ma si presuppone a que- sto punto che la deroga valga per tutta la durata prevista del bonus, che è stato prorogato a fino a dicembre 2018, o almeno fino a che verranno individuat­e nuove modalità di pagamento delle attività occasional­i.

Infatti il governo ha già manifestat­o l’intenzione di intervenir­e sulla materia per individuar­e soluzioni alternativ­e che saranno differenzi­ate in relazione al fatto che il committent­e sia una famiglia o un’azienda.

La decisione presa da ministero, dipartimen­to e Inps, seppur apprezzabi­le dal punto di vista funzionale, è di dubbia tenuta normativa, perché, come hanno sottolinea­to ieri alcuni parlamenta­ri, non c’è più la disposizio­ne di riferiment­o per l’utilizzo dei voucher. Si tratta della seconda eccezione che viene fatta per via amministra­tiva, dopo che il ministero del Lavoro, il 21 marzo, ha comunicato con una nota che l’utilizzo dei voucher già emessi è consentito entro la fine dell’anno applicando la procedura in vigore fino al 17 marzo, ma che in realtà è cancellata da quella data.

IL CONTRIBUTO Le mamme che rinunciano all’astensione dal lavoro ricevono fino a 600 euro al mese per un massimo di sei mesi

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