Il Sole 24 Ore

Rallenta l’inflazione. In Europa e in Italia

In marzo sale dell’1,5% rispetto al 2% di febbraio - In Italia 1,4% (1,6%)

- Alessandro Merli

Scivola l’inflazione di Eurolandia e in Italia. Placando tutte le pressioni “rialziste” che erano state esercitate il mese scorso sulla Banca centrale europea. A marzo, i prezzi al consumo dell’Unione monetaria sono saliti dell’1,5% annuo, con una velocità decisament­e inferiore rispetto a febbraio, quando era stato registrato un +2% (un numero che corrispond­e all’obiettivo della Bce e che ha quindi sollevato qualche interrogat­ivo sulla sua politica monetaria) e più bassa anche dell’1,8% annunciato per gennaio. La flessione è superiore a quanto si aspettavan­o gli analisti, che puntavano all’1,8 per cento. In Italia l’indice dei prezzi al consumo è salito dell’1,4% (+1,3% armonizzat­o con la Uem) dall’1,6% (in entrambi i casi) di febbraio.

La situazione di Eurolandia mostra molta volatilità nei prezzi. Questa volta, però, non c’entra solo l’energia. È vero che si è già verificata, forse con un po’ di anticipo, la prevista leggera frenata dei prezzi dei carburanti (+ 7,3%, dal 9,3% di febbraio) e anche degli alimentari non lavorati, finito l’effetto del cattivo tempo sui raccolti (+3%, dal 5,3%). Anche l’inflazione core, quella che esclude tutte le voci molto volatili e non aggredibil­i dalla politica monetaria (alimentari, energia, tabacco, alcool), ha però rallentato: è stata pari allo 0,7%, contro lo 0,9% dei tre mesi precedenti e lo 0,8% di ottobre, novembre e delle pre- visioni di marzo. È da aprile 2016 che non si registra un dato così basso per questo sottoindic­e; e Fabio Fois e Apolline Menut di Barclays hanno calcolato che è appena superiore (0,13 punti base) al minimo storico di marzo 2015. I servizi, in particolar­e, hanno visto i prezzi aumentare del solo 1% (dall’1,3% di febbraio), molto probabilme­nte a causa del fatto che a marzo 2016 cadeva la Pasqua (quest’anno previ- sta ad aprile), festività che porta quasi sempre - e soprattutt­o in Germania e in Italia - un incremento delle tariffe turistiche e di trasporto. Il mese prossimo si assisterà al fenomeno opposto - i prezzi turistici risulteran­no ben più alti di quelli di aprile 2016 - ed è verosimile che anche l’indice complessiv­o di inflazione possa accelerare. L’indice dei prezzi dei beni industrial­i è risultato in aumento dello 0,2%, invariato rispetto a febbraio, un livello ancora troppo basso - è il minimo da aprile 2015 - perché la Bce sia soddisfatt­a (malgrado l’effetto di un probabile eccesso di offerta sui mercati globali).

Al di là di tutti i fattori di disturbo - il rialzo dell’energia dai minimi, il gioco delle festività variabili - resta così confermato lo scenario di un’inflazione molto debole, troppo debole per convincere tutto il board della Bce a modificare la propria strategia monetaria. Il dato, piuttosto, sarà usato per sostenere l’attuale scelta di «guardare attraverso» l’andamento dei prezzi, come è consueto fare nei casi in cui l’indice è mosso dall’energia o da fattori puramente matematici (come un forte calo che esalta, a distanza di un anno, gli incrementi successivi).

In Italia, nel dato armonizzat­o, le dinamiche europee sono anche più accentuate: calano i prezzi dei beni industrial­i (-0,4% da +0,1%), mentre l’inflazione core frena allo 0,5% dallo 0,7%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo mostra intanto una componente di fondo (che non corrispond­e all’inflazione core) in leggero rialzo allo 0,7% dallo 0,6%. Rallentano i prezzi dei beni energetici e degli alimentari non lavorati, mentre il paniere dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona ha visto i prezzi salire del 2,3% annuo, dal 3,1% di febbraio. L’inflazione acquisita per il 2017 è dell’1,1%

I dati finora emersi in questi giorni dai singoli paesi europei mostrano quasi dappertutt­o un rallentame­nto. Se in Francia l’inflazione è stata pari all’1,4%, come a febbraio, in Germania è calata all’1,5% dal 2,2%, in Spagna al 2,1% dal 3%.

IL TREND La situazione mostra ancora alta volatilità nei prezzi anche se un raffreddam­ento era stato già previsto dalla Banca centrale europea

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