Suocera contro nuora, ma non davanti ai bambini
Che il rapporto tra suocera e nuora sia un sentiero aspro e tortuoso - per usare un eufemismo - è un pilastro della storia dell’umanità, oltreché della let- teratura e del cinema. La Cassazione - suprema istanza di giustizia anche per questi usi e costumi da interno familiare- giovedì però è riuscita ad aggiungere un comma nuovo al decalogo del “non fare” tra mamma e moglie: insultarsi davanti ai piccolissimi eredi. Già, perchè una suocera 70enne si è vista condannare per diffamazione (con relativi danni) in luogo delle ordinarie “ingiurie”, reato peraltro depenalizzato un anno fa, perchè ha accu- sato la nuora di tante cose - compreso aver fatto morire giovane il consorte - davanti ai figlioli di 2 e 4 anni. Proprio i bimbi sono, due volte loro malgrado, i protagonisti della sentenza.
Non fossero stati presenti alla sfuriata della nonna, non ci sarebbe stata questione giuridica: le “ingiurie” sarebbero rimaste tali, in quanto percepite solo dalle orecchie della poco amata destinataria, e la querelle si sarebbe chiusa con una specie di multa semmai del giudice civile (si veda la notizia su ilsole24ore.com/norme-e-tributi). A cambiare la qualificazione “tecnica” dello scontro generazionale femminile, però, sono stati i bambini piccoli, indifesi, pian- genti e abbandonati al loro dolore di fronte all’animosità verbale della nonna. Perchè, secondo il giudice di pace di Tivoli - bocciato dal tribunale ma poi riabilitato definitivamente giovedì dalla Suprema corte - gli sfortunati orfani di papà non solo rimasero impressionati dalla scena, come testimonia il loro pianto dirotto descritto negli atti processuali (e incontestato), ma sarebbero stati senz’altro in grado di ripetere le frasi sintetiche, precise e scandite per sillaba dall’aggressore verbale di mamma. In sostanza, argomenta il giudice di legittimità, non è detto che i piccoli abbiano capito esattamente che cosa contestava la nonna - a cominciare dalla morte del figlio per continuare con la condotta della vedova ante e post - ma è ragionevolmente certo che i poveri orfani saranno in grado di associare quelle brevi frasi e smozzicate parole a contesti simili, e pertanto di ripetere in altre circostanze e davanti ad altre persone che cosa nonna pensa realmente di mamma. È per questo che la lontana disputa verbale da salotto (i fatti risalgono a più di quattro anni fa) è da punire come diffamazione, tal quale fosse avvenuta in cortile o al supermercato, tra amici di famiglia o davanti alla colf. Del resto anche la legge va in quella direzione, cioè considerare esseri senzienti i bambini, almeno a partire da quando possono proferire parola e frasi compiute. Tant’è vero che non c’è un limite minimo, se non quello comunicativo di cui sopra, per registrare la testimonianza dei figli, per esempio nei casi di divorzio ma anche - sempre con le dovute cautele - anche per altri reati. Pertanto nonne avvisate mezze salvate: davanti alle creature meglio un’occhiataccia in più ma a labbra serrate.