Bankitalia, utili per 2,7 miliardi
La Banca d’Italia ha chiuso il 2016 con un utile netto di 2,680 miliardi di euro. E un risultato lordo che passa da 6 a 7 miliardi. Maxi-cedola in arrivo per lo Stato italiano a cui verrà “girata” una quota dell’utile pari a 2,156 miliardi che, in aggiunta alle imposte per 1,310 miliardi, porterà le somme complessivamente destinate alle casse pubbliche su un livello superiore di circa 300 milioni rispetto al 2015.
La Banca d’Italia ha chiuso il 2016 con un utile netto di 2,680 miliardi, i n linea con quello degli ultimi esercizi (2,8 miliardi nel 2015; 3 miliardi nel 2014) e un risultato lordo che passa da 6 a 7 miliardi. Allo Stato verrà “girata” una quota dell’utile pari a 2,156 miliardi che, in aggiunta a imposte di competenza per 1,310 miliardi, portano le somme complessivamente destinate alle casse pubbliche su un livello superiore di circa 300 milioni a quello dell’anno scorso.
È quanto ha spiegato ieri mattina il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ai «Signori partecipanti» in occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio, quest’anno anticipata ulteriormente secondo gli orientamenti della Bce che ha uniformato i tempi di approvazione dei bilanci delle banche centrali nazionali. Ai 115 partecipanti al capitale di Via Nazionale andranno dividendi per 340 milioni, un valore in linea a quello degli ultimi due anni, pari al 4,5% del capitale. Non verranno però corrisposte le quote eccedenti al 3% (ne hanno ancora Unicredit e Intesa San Paolo, soprattutto) come prevede il nuovo Statuto, ovvero circa 133 milioni, che saranno girati a riserva ordinaria. Nella Relazione all’Assemblea, Visto ha spiegato che in virtù della riforma del 2014 (governo Letta) è passato di mano il 27,5% del capitale della Banca d’Italia. I tre maggiori partecipanti ne hanno ceduto il 23,9%. I soggetti che detengono quote sono, come detto, attualmente 115, dei quali 74 nuovi: 2 compagnie di assicurazione, 7 fondi pensione, 8 enti di previdenza, 15 fondazioni di matrice bancaria e 42 banche. Banche e compagnie assicurative hanno ridotto la loro partecipazione dal 94,3% al 73,2%; è cresciuta dal 5,7 al 22,7% la partecipazione degli enti di previdenza e dei fondi pensione. Le fondazioni bancarie hanno il 4,1% del capitale. Il processo di riallocazione - ha detto Visco - non si è concluso: quattro partecipanti detengono ancora quote che eccedono il limite per un valore nominale di 2,9 miliardi circa. «La redistribuzione e la circolazione delle quote potranno trarre impulso - ha detto il Governatore - dalla costituzione di una posta speciale per stabilizzare nel tempo i dividendi nonché dall’avvio di un mercato secondario delle quote di capitale nel quale l'attività dei market makers – sostenuta dal nostro Istituto – contribuirà ad accrescere la liquidità dei titoli di partecipazione».
Gli effetti della politica monetaria espansiva dell’Eurosistema hanno portato il bilan- cio della Banca d’Italia, alla fine del 2016, a 774 miliardi (contro i 587 del 2015). La crescita è del 24% e con essa è stato superato di 164 miliardi (+21,19%) il picco che era stato toccato nel 2012 (610 miliardi), l’anno buio della crisi dei debiti sovrani e degli spread BtPBund a livelli oltre la guardia. Nel corso dell’ultimo anno la Banca ha più che raddoppiato il portafoglio dei titoli di politica monetaria rispetto al 2015, raggiungendo i 245 miliardi. Complessivamente sono stati acquistati titoli del debito pubblico italiano per 115 miliardi, portando a fine esercizio la consistenza di questi titoli a 186 miliardi. Anche le operazioni di rifinanziamento sono tornate a crescere dopo il calo iniziato nel 2012. A fine 2016 sono arrivate a un volume di 204 miliardi (+46 miliardi), frutto della liquidità immessa con operazioni di lungo termine solo in parte compensate dai rimborsi anticipati delle operazione sul 2015.
DISTRIBUZIONE Allo Stato verrà «girata» una quota di utili pari a 2,156 miliardi, in aggiunta a imposte di competenza per 1,310 miliardi
Sul fronte del passivo è proseguita la crescita invece del saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti TARGET2 che nel 2016 ha registrato un incremento di 108 miliardi, dovuto, ha spiegato Visto, «soprattutto ad acquisti netti di residenti di quote di fondi comuni e altri titoli esteri e al calo della raccolta netta delle banche italiane sull’estero avvenuto in parallelo con la creazione di liquidità attraverso i programmi dell’Eurosistema». I depositi delle istituzioni creditizie sono aumentati di 48 miliardi; le banconote in circolazione, esposte nel bilancio della Banca in proporzione alla quota di partecipazione al capitale della BCE, sono aumentate di 7 miliardi.
Ieri è stato approvato anche il rendiconto del Fondo nazionale di risoluzione, distinto a tutti gli effetti dal patrimonio di Bankitalia che ne è solo il gestore. Il Fondo, costituito in attuazione della direttiva Brrd, ha chiuso con 2,6 miliardi di perdite il suo primo anno di vita che è coinciso con la risoluzione delle quattro banche innescata nel novembre del 2015. Gli oneri sopportati dalle banche italiane per quelle risoluzioni, concluse con la vendita degli enti ponte e che hanno evitato la strada della liquidazione coatta, è stata di circa 4,7 miliardi.