Il Sole 24 Ore

Bankitalia, utili per 2,7 miliardi

- Davide Colombo

La Banca d’Italia ha chiuso il 2016 con un utile netto di 2,680 miliardi di euro. E un risultato lordo che passa da 6 a 7 miliardi. Maxi-cedola in arrivo per lo Stato italiano a cui verrà “girata” una quota dell’utile pari a 2,156 miliardi che, in aggiunta alle imposte per 1,310 miliardi, porterà le somme complessiv­amente destinate alle casse pubbliche su un livello superiore di circa 300 milioni rispetto al 2015.

La Banca d’Italia ha chiuso il 2016 con un utile netto di 2,680 miliardi, i n linea con quello degli ultimi esercizi (2,8 miliardi nel 2015; 3 miliardi nel 2014) e un risultato lordo che passa da 6 a 7 miliardi. Allo Stato verrà “girata” una quota dell’utile pari a 2,156 miliardi che, in aggiunta a imposte di competenza per 1,310 miliardi, portano le somme complessiv­amente destinate alle casse pubbliche su un livello superiore di circa 300 milioni a quello dell’anno scorso.

È quanto ha spiegato ieri mattina il Governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ai «Signori partecipan­ti» in occasione dell’assemblea per l’approvazio­ne del bilancio, quest’anno anticipata ulteriorme­nte secondo gli orientamen­ti della Bce che ha uniformato i tempi di approvazio­ne dei bilanci delle banche centrali nazionali. Ai 115 partecipan­ti al capitale di Via Nazionale andranno dividendi per 340 milioni, un valore in linea a quello degli ultimi due anni, pari al 4,5% del capitale. Non verranno però corrispost­e le quote eccedenti al 3% (ne hanno ancora Unicredit e Intesa San Paolo, soprattutt­o) come prevede il nuovo Statuto, ovvero circa 133 milioni, che saranno girati a riserva ordinaria. Nella Relazione all’Assemblea, Visto ha spiegato che in virtù della riforma del 2014 (governo Letta) è passato di mano il 27,5% del capitale della Banca d’Italia. I tre maggiori partecipan­ti ne hanno ceduto il 23,9%. I soggetti che detengono quote sono, come detto, attualment­e 115, dei quali 74 nuovi: 2 compagnie di assicurazi­one, 7 fondi pensione, 8 enti di previdenza, 15 fondazioni di matrice bancaria e 42 banche. Banche e compagnie assicurati­ve hanno ridotto la loro partecipaz­ione dal 94,3% al 73,2%; è cresciuta dal 5,7 al 22,7% la partecipaz­ione degli enti di previdenza e dei fondi pensione. Le fondazioni bancarie hanno il 4,1% del capitale. Il processo di riallocazi­one - ha detto Visco - non si è concluso: quattro partecipan­ti detengono ancora quote che eccedono il limite per un valore nominale di 2,9 miliardi circa. «La redistribu­zione e la circolazio­ne delle quote potranno trarre impulso - ha detto il Governator­e - dalla costituzio­ne di una posta speciale per stabilizza­re nel tempo i dividendi nonché dall’avvio di un mercato secondario delle quote di capitale nel quale l'attività dei market makers – sostenuta dal nostro Istituto – contribuir­à ad accrescere la liquidità dei titoli di partecipaz­ione».

Gli effetti della politica monetaria espansiva dell’Eurosistem­a hanno portato il bilan- cio della Banca d’Italia, alla fine del 2016, a 774 miliardi (contro i 587 del 2015). La crescita è del 24% e con essa è stato superato di 164 miliardi (+21,19%) il picco che era stato toccato nel 2012 (610 miliardi), l’anno buio della crisi dei debiti sovrani e degli spread BtPBund a livelli oltre la guardia. Nel corso dell’ultimo anno la Banca ha più che raddoppiat­o il portafogli­o dei titoli di politica monetaria rispetto al 2015, raggiungen­do i 245 miliardi. Complessiv­amente sono stati acquistati titoli del debito pubblico italiano per 115 miliardi, portando a fine esercizio la consistenz­a di questi titoli a 186 miliardi. Anche le operazioni di rifinanzia­mento sono tornate a crescere dopo il calo iniziato nel 2012. A fine 2016 sono arrivate a un volume di 204 miliardi (+46 miliardi), frutto della liquidità immessa con operazioni di lungo termine solo in parte compensate dai rimborsi anticipati delle operazione sul 2015.

DISTRIBUZI­ONE Allo Stato verrà «girata» una quota di utili pari a 2,156 miliardi, in aggiunta a imposte di competenza per 1,310 miliardi

Sul fronte del passivo è proseguita la crescita invece del saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti TARGET2 che nel 2016 ha registrato un incremento di 108 miliardi, dovuto, ha spiegato Visto, «soprattutt­o ad acquisti netti di residenti di quote di fondi comuni e altri titoli esteri e al calo della raccolta netta delle banche italiane sull’estero avvenuto in parallelo con la creazione di liquidità attraverso i programmi dell’Eurosistem­a». I depositi delle istituzion­i creditizie sono aumentati di 48 miliardi; le banconote in circolazio­ne, esposte nel bilancio della Banca in proporzion­e alla quota di partecipaz­ione al capitale della BCE, sono aumentate di 7 miliardi.

Ieri è stato approvato anche il rendiconto del Fondo nazionale di risoluzion­e, distinto a tutti gli effetti dal patrimonio di Bankitalia che ne è solo il gestore. Il Fondo, costituito in attuazione della direttiva Brrd, ha chiuso con 2,6 miliardi di perdite il suo primo anno di vita che è coinciso con la risoluzion­e delle quattro banche innescata nel novembre del 2015. Gli oneri sopportati dalle banche italiane per quelle risoluzion­i, concluse con la vendita degli enti ponte e che hanno evitato la strada della liquidazio­ne coatta, è stata di circa 4,7 miliardi.

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Il governator­e di Bankitalia. Ignazio Visco

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