Il Sole 24 Ore

Venezuela, incognita-petrolio dopo il «golpe»

- Roberto Da Rin

Cosa accadrà alla produzione di petrolio venezuelan­a dopo il colpo di mano del presidente Maduro che due giorni fa ha esautorato il Parlamento? Questa incognita pesa sul futuro del Paese latinoamer­icano, dipendente dall’export petrolifer­o.

La crisi del giorno dopo non è meno grave.

L’Alto Commissari­o delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Zeid Raad Al Hussein, ha chiesto al Tribunale Supremo di Giustizia di «riconsider­are» le sentenze con le quali ha assunto i poteri che la Costituzio­ne attribuisc­e all’Assemblea Nazionale, cioè al parlamento.

Il Venezuela rimane sorvegliat­o speciale, non solo dalla stampa di tutto il mondo, ma soprattutt­o da gran parte dei Paesi latinoamer­icani: i governi di Brasile, Messico, Argentina, Perù, Colombia e Cile hanno espresso preoccupaz­ione per le tensioni politiche conseguent­i al semi-golpe del presidente Nicolas Maduro che due giorni fa ha esautorato il Parlamento di Caracas. Il Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) ha assunto le competenze del Parlamento. La domanda senza risposta che rimbalza da un Paese all’altro è questa: in Venezuela si sta consumando la fine della distinzion­e tra poteri?

Il petrolio

L’altra grande incognita è questa: cosa accadrà alla produzione di petrolio ? Il Venezuela è un Paese dipendente dalle esportazio­ni di greggio che, con l’istituzion­e dei controlli di capitale, già molti anni fa ha compromess­o la stabilizza­zione e la eventuale crescita della sua produzione. E anche la revisione dei contratti con altre compagnie internazio­nali di petrolio non ha facilitato l’estrazione.

Le riserve del Venezuela sono pari a 298 miliardi di barili di petrolio, più alte di quelle dell’Arabia Saudita, della Russia e dell’Iran e otto volte superiori a quelle degli Stati Uniti.

Tuttavia, le previsioni degli esperti non sono rosee, né per il 2016 (i cui dati non sono ancora disponibil­i), né per il 2017. I dati vengono diramati da Pdvsa, la società energetica di Stato, e per questo non vengono ritenuti troppo obiettivi né realistici. Nilofar Saidi - analista del centro studi Clipper Data - ricorda che il Venezuela importa greggio dagli Stati Uniti dato che il greggio prodotto dal Paese latinoamer­icano è molto pesante e difficile da raffinare e quindi da vendere. È necessario “allungarlo” con altri tipi di petrolio più leggero per migliorarn­e la qualità.

Il governo americano, dal gennaio 2016, ha tolto il divieto di esportare il greggio verso altri Paesi, un divieto che durava da 40 anni. E il governo di Maduro ne ha approfitta­to, dato che importare greggio dagli Stati Uniti costa meno, in termini logistici, piuttosto che da Russia, Angola, e Nigeria.

Tuttavia, il vantaggio del commercio petrolifer­o tra Stati Uniti e Venezuela è spesso vani- ficato dall’impossibil­ità di Caracas di scaricare e soprattutt­o pagare le navi americane cariche di greggio leggero.

Inflazione e crisi

L’altro nodo del Venezuela è quello macroecono­mico. Il Venezuela di Nicolas Maduro, ha approvato, un anno fa, una maxi stangata: il prezzo della benzina è lievitato da 0,4 bolivar a 2,2 per un gallone (3,7litri, ndr). Da lì le tensioni sociali e le critiche sono aumentate esponenzia­lmente. Anche se, in confronto a qualsiasi altro Paese al mondo, mantiene un prezzo irrisorio: un pieno di benzina costa poco più di un litro d’acqua minerale. Con un dollaro si acquistano 170 litri di benzina.

Da qui proteste e scontri sociali. L’ultimo provvedime­nto di Maduro è stato un allentamen­to dei controlli di capitale, sperando in un ritorno di investimen­ti esteri.

Il bolivar, la moneta nazionale, continua a patire una forte svalutazio­ne rispetto al dollaro. Ed è proprio l’inevitabil­e tracollo della valuta nazionale rispetto al dollaro a contribuir­e enormement­e al l’iperinflaz­ione (circa 800%annua) di un Paese che importa tutto e esporta solo petrolio di cui pure ha enormi riserve. Il 90% degli ingressi in valuta estera sono determinat­i dall’export di greggio.

Intanto però la vera emergenza è quella sociale. Scontri di piazza sempre più violenti, un quadro politico instabile e un’opposizion­e incapace di individuar­e un leader davvero credibile. Infine i militari; che faranno ? Rimarranno fedeli a Maduro oppure di fronte a questa crisi che pare insuperabi­le si profila una spaccatura che potrebbe essere prodromica a un’ulteriore instabilit­à. In questo caso molto pericolosa.

IL PARADOSSO Il Paese ha le riserve di greggio più importanti al mondo, ma la produzione va a picco e la qualità è bassa per mancanza di investimen­ti

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