Il Sole 24 Ore

Decisivo trasferire le competenze nelle fabbriche

- di Andrea Dell’Orto Vice presidente Assolombar­da con deleghe allo Sviluppo del Manifattur­iero e Medie Imprese

Ogni volta che una parola viene utilizzata troppo frequentem­ente, che diventa slogan, il rischio è svuotarla di significat­o. In questi mesi una delle espression­i più citate è Industria 4.0 e noi industrial­i abbiamo ascoltato numeri, ricerche e interventi su quale futuro ci offra la Quarta Rivoluzion­e Industrial­e con la connession­e in rete di macchinari, persone e prodotti e la trasformaz­ione delle nostre fabbriche in hub di Big Data. Pochi giorni fa, sulle pagine del Sole 24 Ore, leggevamo che la fiducia delle imprese manifattur­iere è ai massimi grazie alle agevolazio­ni per gli investimen­ti in Industria 4.0. Ma perché queste attese positive si avverino, è necessario che gli imprendito­ri sappiano quali sono le decisioni strategich­e da prendere e quali investimen­ti effettuare per diventare più competitiv­i su un mercato globale.

Ho fatto parte della cabina di regia per la stesura del piano Industria 4.0 del ministero dello Sviluppo economico, in rappresent­anza di Assolombar­da e a quel tavolo, come unione degli industrial­i, abbiamo ottenuto l’introduzio­ne dell’iperammort­amento del 250% per gli investimen­ti in Industria 4.0, con un piano pluriennal­e superiore ai 10 miliardi di euro. Questa iniziativa, tra le prime in Europa, ci mette finalmente su un terreno pari rispetto ai nostri due competitor europei nel manifattur­iero: Francia e Germania, che hanno inaugurato importanti azioni con incentivi fiscali per gli investimen­ti in manifattur­a digitale.

La leva fiscale, col mix dell’iperammort­amento e del credito di imposta per gli investimen­ti in Ricerca e Sviluppo, è una condizione necessaria, ma non sufficient­e perché un industrial­e decida di investire in Industria 4.0 e interconne­ssione. Non è sufficient­e perché le imprese hanno l’esigenza di quantifica­re il ritorno sull’investimen­to, e non bastano generiche promesse di un futuro di successo o lo spettro della “morte” della competitiv­ità per imboccare questa strada.

I vantaggi di Industria 4.0 sono l’accorciame­nto della supply chain, l’aumento del controllo e la remotizzaz­ione dei processi, l’incremento della qualità dei prodotti, la prototipaz­ione rapida, la vicinanza al mercato. In definitiva l’efficienza spinta dei processi produttivi nella catena del valore, attraverso la continua raccolta di dati in azienda, nelle macchine e nei prodotti. Attenzione però: tutto questo fenomeno non è sinonimo immediato di maggiore produttivi­tà, anche se essa può essere una ricaduta del processo.

Gli imprendito­ri hanno bisogno di numeri: bisogna innanzitut­to creare indici di valutazion­e di questi investimen­ti che escano dai parametri tradiziona­li di pay back e su questo stiamo lavorando in Assolomaba­rda per permettere a imprendito­ri, investitor­i e al sistema creditizio di valutare immediatam­ente il ritorno dell’investimen­to. È necessario vedere l’innovazion­e come un progetto completo, e non solo un investimen­to in un bene strumental­e. Vanno premiati e incentivat­i i progetti complessiv­i, perché saranno loro, nella loro interezza, che permettera­nno di aumentare la compe- titività delle nostre aziende.

È inoltre cruciale che la cultura digitale venga diffusa massicciam­ente all’interno delle imprese e tra gli imprendito­ri perché ne colgano l’utilità nel più breve tempo possibile. Non esistendo, se non in rari casi, una connession­e diretta tra il concetto di produttivi­tà e quello di innovazion­e digitale il compito non è semplice.

Confindust­ria risponde a tutto ciò con un nuovo strumento introdotto dal provvedime­nto Industria 4.0: il digital innovation hub (Dih), un polo di attrazione e conoscenza per aumentare l’adozione dei nuovi sistemi da parte delle aziende. Il Dih accelererà la consapevol­ezza, la diffusione e l'utilizzo delle tecnologie digitali per la trasformaz­ione delle imprese. Ne verrà istituito uno per regione e la capillarit­à geografica, grazie al radicament­o territoria­le di Confindust­ria, favorirà enormement­e le nostre imprese in particolar­e le piccole e medie. Di cosa si tratta? Di un centro di trasmissio­ne di competenze in grado di far conoscere le tecnologie digitali alle imprese; di valutare il grado di digitalizz­azione di un’impresa evidenzian­done le carenze e le soluzioni da adottare attraverso

EFFETTO DIROMPENTE Il Digital innovation hub aiuterà le imprese a conoscere e sfruttare le tecnologie applicate alla produzione

un percorso strutturat­o; di individuar­e gli strumenti finanziari in partnershi­p con il sistema bancario per affrontare gli investimen­ti necessari e di formare il capitale umano per l’utilizzo e lo sviluppo di queste tecnologie all'interno delle imprese.

Come vice presidente di Assolombar­da con delega al manifattur­iero e all’Industria 4.0, ho svolto un ruolo attivo nella definizion­e del contenuto e della governance del Dih. Siamo entrati nelle aziende, visitato le fabbriche e gli uffici dei nostri imprendito­ri, abbiamo visto i loro processi aziendali e le loro complessit­à e abbiamo portato le loro esigenze all’interno del Dih, comprenden­do l’effetto dirompente che questo strumento potrà avere per imprese che, come la mia, sul mercato da più di 80 anni, devono combattere ogni giorno sui mercati mondiali. Con il Dih andremo nelle aziende per far capire cosa è e come si applica Industry 4.0. L’Hub diventerà polo di attrazione delle imprese verso le associazio­ni di rappresent­anza, perché accanto al ruolo tradiziona­le svolto da Confindust­ria si affiancher­à anche quello di soggetto attivo nella creazione di opportunit­à e di crescita. Questo è ciò che gli imprendito­ri chiedono, questo è quello di cui gli imprendito­ri hanno bisogno: essere sostenuti nel percorso di ritorno alla crescita. Questo è quello che dobbiamo fare immediatam­ente e non domani. Tale percorso può essere attuato solo da chi fa veramente impresa, da chi rischia ogni giorno e che sa di cosa sta parlando.

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