Il Sole 24 Ore

Ilva, ancora bloccati i fondi dei Riva

PUGLIA

- Domenico Palmiotti

Ilva, ancora un rinvio per il rientro dall’estero in Italia dei fondi dei Riva. Si tratta di un miliardo e 200 milioni sequestrat­i nel 2013 dalla Procura di Milano e ora destinati, sulla base di una transazion­e tra Riva, Ilva, Procure e Governo, al risanament­o ambientale del siderurgic­o di Taranto. Già saltata la tempistica inizialmen­te prevista, secondo la quale queste risorse sarebbero dovute rientrare entro febbraio, è saltato pure l’aggiorname­nto della tabella di marcia. La Corte del Jersey, l’isola del canale della Manica dove hanno sede i trustee dei Riva, ha infatti preso più tempo ed ha fissato per il 12 maggio una nuova udienza. Il che vuol dire che prima d'allora non ci saranno novità.

Che si profilasse un ulteriore rinvio era apparso chiaro già nell'udienza di metà marzo della Corte. In quella sede, infatti, era emerso che il legale dell’Ilva aveva avanzato «alcune obiezioni alla procedura e alla sequenza temporale stabilita... allo scopo di permettere la messa in atto dell'accordo in conformità con lo stesso». «Naturalmen­te - aveva detto la Corte in quell’occasione - sono richieste prove certe del diritto italiano per stabilire se le obiezioni sia- no ammissibil­i». Quindi, «date le circostanz­e la Corte non può fare altro che aggiornare il procedimen­to al fine di permettere il conseguime­nto di tali prove. Queste ultime devono essere fornite entro quattro settimane». «La Corte - concludeva la sentenza - si aggiorna ad un tempo ragionevol­e successivo all'otteniment­o delle prove» e comunque aveva preso atto della volontà dei Riva, che l'avevano comunicato attraverso i propri legali, di far avanzare la «lo- ro richiesta il più in fretta possibile cosicchè l’accordo possa essere messo in atto».

Influisce ora il rinvio della Corte del Jersey - che si riflette anche sulle decisioni del Tribunale federale di Losanna dove i fondi sono depositati - sul processo di vendita dell’Ilva che va verso il rush finale? No, perchè le due cordate hanno comunque presentato il 6 marzo le loro offerte con risorse proprie sia per la parte ambientale, che per quella industrial­e, oltrechè per l’acquisizio­ne vera e propria. Tuttavia, hanno chiarito i commissari, la transazion­e, di importo rilevante, è comunque «fondamenta­le per la sopravvive­nza di Ilva anche perchè accelera i tempi dell’afflusso delle risorse necessarie al l’ambientali­zzazione dell’impianto di Taranto». E senza la transazion­e «non è detto che i soldi sequestrat­i in Svizzera possano arrivare e comunque la procedura potrebbe arrivare al termine solo tra molti anni vanificand­o così la finalità alla quale sono destinati». Nello specifico con la transazion­e di dicembre i Riva si sono impegnati a dare all’Ilva un miliardo e 330 milioni, di cui 1,1 per le opere ambientali e 230 per la gestione aziendale.

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