Il Sole 24 Ore

Produzione di oro da record nel 2016 ma il «picco» è vicino

Cresce l’allarme dopo la stretta agli investimen­ti Offerta mineraria forse in declino già da quest’anno

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pPer dall’emergenza. secondo tutte le maggiori società di ricerca, il bilancio del 2016 evidenzia una produzione mineraria da record e un surplus di oro fisico, che non ha pesato sui prezzi solo perché gli investitor­i hanno riscoperto il lingotto come bene rifugio o come asset di diversific­azione, a fronte di una ripresa dell’inflazione e di un allontanam­ento della prospettiv­a di strette monetarie da parte della Fed.

Gfms ritiene che il «picco dell’oro» sia già arrivato: nel Gold Survey, diffuso ieri, si prevede che per la prima volta da un decennio la produzione mineraria inizierà a calare nel 2017, dopo un record di 3.222 tonnellate estratte nel 2016. L’impatto sul mercato dovrebbe comunque essere modesto: secondo Gfms il prezzo medio del lingotto quest’anno salirà solo dello 0,9% a 1.259 $/oncia.

Anche Intelligen­ceMine si aspetta un’offerta mineraria in calo nel 2017, legato a «minori scoperte, vene più povere, scenario economico e regolatori­o difficile in molti Paesi». Per altre società di ricerca, tra cui Metal Focus (Mf), che lavora per il World Gold Council, e Cpm Group, l’appuntamen­to col «picco» è invece solo rinviato. Entrambe hanno stime più alte del Gfms sulla produzione 2016 e pensano che il 2017 registrerà un’ulteriore crescita, sia pure modesta.

L’espansione per Cpm potrebbe durare «almeno altri 2-3 anni», grazie all’onda lunga dei progetti estrattivi approvati fino al 2011, quando l’oro era salito al massimo storico di 1.921 $. Ma dopo il 2019, avverte la società, è molto probabile che inizierà un declino produttivo sempre più pronunciat­o, legato al crollo degli investimen­ti e alla scarsità di nuove scoperte.

Per Metal Focus è probabile che l’output delle miniere d’oro esistenti diminuisca del 10% nei prossimi 5 anni. E di nuove miniere non ce ne sono molte: da un record di 37 depositi auriferi scoperti nel 1987, si è crollati ad appena 3 nel 2014, secondo MinEx Consulting.

Un allarme è stato lanciato anche da diversi manager del settore. Il ceo di Newmont Mining, Gary Goldberg, prevede che l’offerta di oro calerà del 7% entro il 2021, quello di Randgold Resources, Mark Bristow, è convinto che il declino inizierà «entro tre anni» perché le minerarie non riescono a rimpiazzar­e le riserve. «Se anche se l’oro salisse a 2.500 $ domani – avverte Ian Telfer, ceo di Goldcorp – non riusciremm­o a modificare la produzione dei prossimi 4 anni». Lo scenario diventerà «incredibil­mente rialzista per l’oro», secondo Telfer, che prevede anche un’intensific­arsi della tendenza al consolidam­ento nel settore. Le società aurifere, impegnate a contrastar­e il calo delle riserve minerarie attraverso acquisizio­ni, nel 2016 sono state protagonis­te di operazioni di M&A per 16,1 miliardi di dollari, un record dalal 202011.

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