La politica tiene alta la tensione
Wall Street attende al varco Trump, Francia e Grecia pesano in Europa
Mentre la Banca centrale europea si preoccupa di spegnere le ansie degli investitori per la fine della politica monetaria accomodante, Trump tenta di ravvivare la fiducia nel suo programma politico messa in dubbio dall’insuccesso sulla riforma sanitaria. Il risultato è che le Borse hanno ripreso a salire trainate dal buonumore di Wall Street, le obbligazioni hanno incorporato un filo di propensione al rischio in più per qualche seduta e il dollaro è tornato a rafforzarsi.
In realtà, la visibilità dei mercati finanziari sulle condizioni politiche è ancora ridotta. Il Presidente Usa non potrà vivere di promesse elettorali per molto, anche perché si avvicina il termine per l’approvazione del bilancio che finanzia il Governo. E in Europa si affastellano numerosi nodi, dalle elezioni in Francia, alla questione greca che emerge periodicamente, alla Brexit che ha preso il via. Piuttosto, la scorsa settimana la direzione ad azioni, obbligazioni e cambi è stata impressa dai dati macroeconomici: il Pil a stelle e strisce per il quarto trimestre dell’anno è stato rivisto al rialzo (al 2,1% dall’1,9% della stima precedente) e gli indici azionari di New York ne hanno beneficiato, con il biglietto verde in recupero contro le principali valute. Sull’euro, in particolare, ha riguadagnato verso la parità (a 1,07), dopo che lunedì scorso la delusione per la mancata revisione della legge di Obama sull’assistenza pubblica l’aveva fatto precipitare ai livelli antecedenti al Trump- rally.
Nel Vecchio Continente, viceversa, è il calo di tono della ripresa a imprimere ottimismo agli operatori, perché rende meno probabile una virata della Bce verso il rigore invocato dalla Germania. Proprio l’inflazione tedesca ha mancato le aspettative, in flessione per via dell’effetto evanescente del rincaro del greggio, ormai già scontato. Così il denaro è tornato sui titoli di Stato della zona euro, che per il momento non sono esposti a un rialzo dei tassi che li renderebbe meno appetibili. Dapprima il movimento ha premiato le emissioni meno affidabili, poi il denaro è riaffluito pure ai Bund di Berlino e il differenziale di rendimento che penalizza il debito del Sud Europa si è ampliato. Giovedì 30 marzo (giorno di chiusura di Plus24) quello dei BTp è aumentato oltre l’1,95%, per poi assestarsi sotto quella soglia.