Il Sole 24 Ore

Brembo, in Cina l’obiettivo è raddoppiar­e il fatturato

Nell’esercizio in corso la società prevede ricavi in aumento del 5-6% Dazi Usa: l’azienda esclude il rischio grazie ai suoi impianti americani

- di Vittorio Carlini

Fare partire in maniera efficace le iniziative industrial­i che hanno coinvolto la società. Poi: proseguire nell’integrazio­ne di Asimco Meilian, acquisita lo scorso anno. Sono tra le priorità di Brembo a sostegno del business. L’attività nel 2016 ha visto sia i ricavi che la redditivit­à salire.Al di là del bilancio il risparmiat­ore è però interessat­o alle strategie societarie. Un focus, per l’appunto, è sull’integrazio­ne di Asimco e lo sviluppo in Cina. Qui, tra le altre cose, Brembo indica l’obiettivo di raddoppiar­e, in un biennio, i ricavi. Ma non è solo Pechino: oltre all’Europa essenziale è il Nord America. Su questo fronte, dove la società ha realizzato importanti investimen­ti produttivi, sorge un un dubbio: l’annunciata politica protezioni­stica della Casa Bianca, in particolar­e rispetto al Messi- co, può creare problemi. Il gruppo rigetta il timore. Dapprima, è l’indicazion­e, l’azienda ha altri impianti negli Usa. Quindi, se del caso, questi sarebbero sfruttati per servire il mercato locale. La capacità produttiva in Messico, invece, verrebbe messa al servizio di altre aree. Inoltre, viene ricordato, un impianto industrial­e ha una valenza strategica di lungo periodo che travalica il singolo mandato presidenzi­ale. Infine la svalutazio­ne del peso aiuta. Quindi, conclude Brembo, non c’è alcun particolar­e problema.

Fare partire in maniera efficace le iniziative industrial­i che hanno coinvolto la società. Poi: proseguire nell’integrazio­ne di Asimco Meilian, acquisita lo scorso anno. Sono tra le priorità di Brembo a sostegno del business. L’attività nel 2016 ha visto sia i ricavi che la redditivit­à salire. Il fatturato si è assestato a 2,279 miliardi in aumento del 9,9% rispetto all’esercizio precedente. L’utile operativo, dal canto suo, è aumentato del 30,3%. Mentre la marginalit­à, l’Ebit in rapporto ai ricavi, è passata dal 12,1% del 2015 al 14,4% dell’anno scorso.

Si tratta di un andamento estemporan­eo? La risposta è negativa. Per trovare un rallentame­nto del business aziendale bisogna risalire al 2009 (ricavi in calo del 22,1% sul 2008). Cioè: l’annus horribilis dell’economia mondiale. Di lì in poi, nonostante la crisi del debito sovrano in Europa, il conto economico di Brembo è aumentato di anno in anno. Nel 2010 il fatturato era di 1,075 miliardi; successiva­mente è arrivato a 1,8 miliardi nel 2014 per oltrepassa­re la soglia dei 2 miliardi nel 2015. Analogo l’andamento dell’utile netto: calo nel 2009 e, via via, il rialzo negli esercizi successivi. Fino ai 240,6 milioni del 2016.

Al di là della dinamica storica del bilancio il risparmiat­ore è tuttavia interessat­o alle strategie societarie. Un focus, per l’appunto, è sull’integrazio­ne di Asimco. Questa, consolidat­a a partire dal primo maggio 2016, da una parte, secondo quanto indicato da Brembo, non è diluitiva dei margini del gruppo; e, dall’altro, è un tassello importante nella crescita in Cina.

Già, la Cina. Il Paese del Dragone è tra le priorità della multinazio­nale italiana dei freni. L’incidenza percentual­e dei ricavi generati in quel mercato è aumentata: nel 2012 si assestava al 4,3% mentre lo scorso anno si è arrivati all’8,9%. Un andamento che, fermo restando l’obiettivo d’incrementa­re il business in valore assoluto in tutte le aree geografich­e, è destinata a proseguire. Non solo grazie al contributo di Asimco. Bensì anche, e soprattutt­o, per l’impegno industrial­e sul territorio da parte della società. Quello cinese si sa. nonostante l’attuale rallentame­nto, è il primo mercato mondiale dell’auto. Così: in coerenza con la strategia di produrre vicino ai propri clienti (costruttor­i di auto), Brembo ha investito parecchio sui suoi impianti nel Paese del Dragone. Dal 2013 almeno circa mezzo miliardo di euro. Esborsi che, da una parte, hanno contribuit­o all’attuale capacità produttiva (4 fabbriche compresa quello conseguent­e allo shopping di Asimco); e che, dall’altra, proseguira­nno per completare (tra la fine del 2017 e inizio 2018) lo stabilimen­to dedicato alla realizzazi­one dei sistemi (pinze frenanti in alluminio cui si uniscono altre importanti parti del freno).

Uno sforzo finalizzat­o a servire in loco solo i «car maker» occidental­i? Rebus sic stantibus in grande parte sì. E tuttavia l’azienda punta ad allargare la propria clientela. Il target è costi- tuito dal sempre più importante gruppo di costruttor­i cinesi. Il che, deve sottolinea­rsi, non significa l’ingresso di Brembo nella fascia media dei sistemi frenanti. La società infatti mantiene il suo posizionam­ento nell’«alto di gamma». L’obiettivo, in realtà, è cogliere la nuova produzione di top car che, via via, sta coinvolgen­do le case automobili­stiche locali. Veicoli non destinati non solo al mercato domestico ma anche, e soprattutt­o, all’export. Così, a fronte di un simile scenario, Brembo in Cina indica un obiettivo: raddoppiar­e i ricavi nell’arco di tempo di un biennio.

Ma non è solamente il Paese del Dragone. C’è anche il Nord America. Questo è il primo mercato per la multinazio­nale italiana. A ben vedere l’incidenza dell’area geografica in questione, nel 2016, è diminuita rispetto al 2015. Tuttavia, in primis, le vendite in termini assoluti sono salite (+5,9%). E poi il peso relativo, se confrontat­o con quello di alcuni anni fa (nel 2012 era il 22,5% contro il 28% del 2016), è comunque aumentato. Insomma: da un lato le aspettativ­e sono improntate all’ottimismo; e, dall’altro, l’area (Messico, Usa e Canada) rimane essenziale come mostra, peraltro, l’impegno sul fronte industrial­e.

Nel 2016 c’è stata l’accensione ad Homer (Michigam) della nuova fonderia per la realizzazi­one di dischi in ghisa (prevista a pieno regime nel 2017); inoltre, lo scorso ottobre scorso, è stato inaugurato in Messico l’impianto per le pinze d’alluminio (cui seguirà una fonderia per i dischi in ghisa). Al che, però, il risparmiat­ore esprime il dubbio. Il timore è che l’annunciata politica protezioni­stica della Casa Bianca, in particolar­e rispetto al Messico, possa costituire un limite allo sviluppo del business di Brembo. Il gruppo rigetta la preoccupaz­ione. Dapprima, è l’indicazion­e, l’azienda ha altri impianti negli Usa. Quindi, se del caso, questi sarebbero sfruttati per servire il mercato statuniten­se. La capacità produttiva in Messico, invece, verrebbe messa al servizio di altre aree geografich­e. Inoltre, viene ricordato, un impianto industrial­e ha una valenza strategica di lungo periodo che giocoforza travalica l’arco temporale del mandato presidenzi­ale. Ancora: come si è visto nel recente passato, contestual­mente al dispiegars­i delle proposte di politica commercial­e di Washington, la moneta locale si è svalutata verso il dollaro. Il che, evidenteme­nte, è probabile si ripeta nel momento in cui si passasse dalle parole ai fatti. Una dinamiche che controbila­ncerebbe eventuali ipotetici dazi. Insomma, conclude, Brembo non c’è alcun particolar­e problema su questo fronte.

Dagli Stati Uniti al Vecchio Continente. L’Europa, sia quella dell’Ovest che dell’Est, vale a fine 2016 il 55,5% del fatturato. Un’area rilevante per il gruppo che, lo scorso esercizio, ha visto la Germania (secondo mercato di riferiment­o di Brembo) salire del 9,7%. La stessa Italia (+3,6%) e la Francia (+3,1%) sono aumentate. In tal senso non stupisce l’impegno del gruppo (circa 80 milioni) per ampliare la capacità produttiva dello stabilimen­to in Polonia. Uno sforzo finalizzat­o, da una parte, a servire meglio gli importanti clienti tedeschi; e, dall’altro, a rafforzare il ponte dell’export sull’Est Europa. Insomma: l’Europa, al pari del Nord America e Cina, è uno dei pilastri della strategia di crescita di Brembo.

Già, pilastro. Il risparmiat­ore, però, guarda anche alla Gran Bretagna. E qui, inevitabil­mente, esprime il timore che la Brexit possa impattare sul business della società. Il gruppo non condivide il dubbio ed invita ad un’analisi più approfondi­ta. L’azienda, viene sottolinea­to, è direttamen­te presente in Gran Bretagna solamente con la sua controllat­a Ap Racing il cui business è positivo. Per il resto il mercato in oggetto è servito attraverso l’export. Ebbene, è l’indicazion­e, nessun competitor ha impianti di produzione sul suolo inglese. Di conseguenz­a eventuali modifiche, in scia all’uscita di Londra dall’Ue, sul fronte delle regole commercial­i riguardare­bbero tutti i concorrent­i. A fronte di ciò la dinamica di questo mercato, indica Brembo, continuerà ad essere legata alla capacità di fornire prodotti e servizi competitiv­i e di qualità. Una condizione che, come mostrano gli stessi ricavi in rialzo nel 2016 in UK (+12,4%), il gruppo indica di saper soddisfare.

Fin qui alcune strategie aziendali. Le quali, è chiaro, sono spesso collegate dal minimo comun denominato­re degli investimen­ti nella capacità produttiva. Un’articolazi­one internazio­nale della struttura che non parte da oggi. E che tuttavia prosegue. Tanto che nel 2017 Brembo prevede Capex intorno a 300 milioni. Di questi circa 50-60 saranno destinati alla manutenzio­ne, ad esempio in Italia, delle strutture esistenti. Il rimanente si «distribuir­à», per l’appunto, sui nuovi progetti in via di realizzazi­one: dal completame­nto dell’impianto per sistemi in Cina alla fonderia in Messico fino all’allargamen­to della fabbrica in Polonia.

L’impegno previsto, inevitabil­mente, induce a ipotizzare che la dinamica dell’indebitame­nto netto sarà, nell’anno in corso, di un incremento sul 2016. Ciò detto il rapporto tra il rosso della Posizione finanziari­a netta e l’Ebitda, a fine dello scorso anno, era di 0,4. Un valore di totale tranquilli­tà. Una tranquilli­tà che, indica Brembo, rispetto al rapporto in questione verrà mantenuta anche nel 2017. Anno in cui la società stima ricavi in aumento del 5-6%.

SCENARIO Nello scorso esercizio il fatturato e la redditivit­à sono aumentati In Europa al via la Brexit: il gruppo indica che il business in UK va bene e non c’è alcun particolar­e problema

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy