Il Sole 24 Ore

Magistratu­ra, il pm Albamonte nuovo presidente dell’Anm

Il pm romano eletto al vertice dell’associazio­ne

- Vittorio Nuti

Il nuovo presidente dell'Anm è il pm di Roma Eugenio Albamonte. Lo ha stabilito per acclamazio­ne il Comitato direttivo centrale dell’Anm nel passaggio di consegne con la precedente giunta presieduta da Piercamill­o Davigo.

Nessuna sorpresa ma «avvicendam­ento concordato» per il nuovo presidente dell’Associazio­ne nazionale magistrati, eletto ieri per acclamazio­ne dal Comitato direttivo centrale riunito presso la sede al Palazzacci­o a Roma. Dopo un anno alla guida dell’Anm, dodici mesi di pressing e difficile dialogo con il governo su riforme e giustizia culminati nella decisione di disertare polemicame­nte l’inaugurazi­one dell’Anno giudiziari­o, l’ex pm di Mani Pulite Piercamill­o Davigo lascia il posto a Eugenio Albamonte. Veneziano, ma pm a Roma da 8 anni, classe ’67, Albamonte è un esperto di cybercrime, ed è noto alle cronache per l’inchiesta sui fratelli Occhionero accusati di aver spiato politici e imprendito­ri.

La priorità per le toghe, archiviato il passaggio di consegne, è ancora il confronto con palazzo Chigi su provvedime­nti come riforma del processo penale, ingresso dei magistrati in politica e decreto Minniti sull’immigrazio­ne. Temi caldi per i magistrati, tra i quali «cresce la paura che gli spazi per interloqui­re siano minimi», spiega il neo presidente, preoccupat­o che «si cada in una fase di vuoto politico, con un governo di cui non si capisce quale possa essere l’orizzonte». Più di tutto si temono gli effetti del ddl sul processo penale, ap- provato (con fiducia) in seconda lettura dal Senato.

La riforma, secondo un documento deliberato ieri dal Comitato centrale «non risolve nessuno dei problemi struttural­i della giustizia penale», e potrebbe rivelarsi «pericolosa per la funzionali­tà dell’intero sistema penale», a causa di misure duramente contestate dalle toghe come l’avocazione obbligator­ia dei procedimen­ti da parte del Pg, il patteggiam­ento in appello e la modifica del rito abbreviato. L’auspicio, che è poi la rotta indicata al neo presidente, è quindi che nel terzo passaggio alla Camera «non venga posta la fiducia e che si consenta il più ampio dibattito parlamenta­re». Nel suo primo giorno alla guida dell’Anm, Albamonte parla anche dello sfogo sui social ripreso dal blog di Grillo del Pm di Trani («Sono stato lasciato solo») deluso per la bocciatura della sua inchiesta sulle agenzie di rating. L’idea, spiega, è di «far fare ai colleghi un po’ di training sull’uso dei social network, nel senso che bisogna stare molto attenti perché sembra a volte una dimensione privata ma in realtà provata non è».

L’elezione di Albamonte, esponente del gruppo Area, il cartello delle toghe di sinistra di Magistratu­ra Democratic­a e Movimento per la giustizia, è parte di una rotazione degli incarichi tra le varie correnti associativ­e concordata fin dall’insediamen­to di Davigo (leader della corrente Autonomia e Indipenden­za), nell’aprile 2016. Il rinnovo dei componenti della giunta comprende il segretario Edoardo Cilenti (area Magistratu­ra indipenden­te), e il vicepresid­ente Antonio Sangermano (gruppo Unicost).

LE PRIORITÀ Sul confronto con il governo, «cresce la paura che gli spazi per interloqui­re siano minimi» e che «si cada in una fase di vuoto politico»

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