Magistratura, il pm Albamonte nuovo presidente dell’Anm
Il pm romano eletto al vertice dell’associazione
Il nuovo presidente dell'Anm è il pm di Roma Eugenio Albamonte. Lo ha stabilito per acclamazione il Comitato direttivo centrale dell’Anm nel passaggio di consegne con la precedente giunta presieduta da Piercamillo Davigo.
Nessuna sorpresa ma «avvicendamento concordato» per il nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati, eletto ieri per acclamazione dal Comitato direttivo centrale riunito presso la sede al Palazzaccio a Roma. Dopo un anno alla guida dell’Anm, dodici mesi di pressing e difficile dialogo con il governo su riforme e giustizia culminati nella decisione di disertare polemicamente l’inaugurazione dell’Anno giudiziario, l’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo lascia il posto a Eugenio Albamonte. Veneziano, ma pm a Roma da 8 anni, classe ’67, Albamonte è un esperto di cybercrime, ed è noto alle cronache per l’inchiesta sui fratelli Occhionero accusati di aver spiato politici e imprenditori.
La priorità per le toghe, archiviato il passaggio di consegne, è ancora il confronto con palazzo Chigi su provvedimenti come riforma del processo penale, ingresso dei magistrati in politica e decreto Minniti sull’immigrazione. Temi caldi per i magistrati, tra i quali «cresce la paura che gli spazi per interloquire siano minimi», spiega il neo presidente, preoccupato che «si cada in una fase di vuoto politico, con un governo di cui non si capisce quale possa essere l’orizzonte». Più di tutto si temono gli effetti del ddl sul processo penale, ap- provato (con fiducia) in seconda lettura dal Senato.
La riforma, secondo un documento deliberato ieri dal Comitato centrale «non risolve nessuno dei problemi strutturali della giustizia penale», e potrebbe rivelarsi «pericolosa per la funzionalità dell’intero sistema penale», a causa di misure duramente contestate dalle toghe come l’avocazione obbligatoria dei procedimenti da parte del Pg, il patteggiamento in appello e la modifica del rito abbreviato. L’auspicio, che è poi la rotta indicata al neo presidente, è quindi che nel terzo passaggio alla Camera «non venga posta la fiducia e che si consenta il più ampio dibattito parlamentare». Nel suo primo giorno alla guida dell’Anm, Albamonte parla anche dello sfogo sui social ripreso dal blog di Grillo del Pm di Trani («Sono stato lasciato solo») deluso per la bocciatura della sua inchiesta sulle agenzie di rating. L’idea, spiega, è di «far fare ai colleghi un po’ di training sull’uso dei social network, nel senso che bisogna stare molto attenti perché sembra a volte una dimensione privata ma in realtà provata non è».
L’elezione di Albamonte, esponente del gruppo Area, il cartello delle toghe di sinistra di Magistratura Democratica e Movimento per la giustizia, è parte di una rotazione degli incarichi tra le varie correnti associative concordata fin dall’insediamento di Davigo (leader della corrente Autonomia e Indipendenza), nell’aprile 2016. Il rinnovo dei componenti della giunta comprende il segretario Edoardo Cilenti (area Magistratura indipendente), e il vicepresidente Antonio Sangermano (gruppo Unicost).
LE PRIORITÀ Sul confronto con il governo, «cresce la paura che gli spazi per interloquire siano minimi» e che «si cada in una fase di vuoto politico»