Gli incentivi temporanei penalizzano l’equità
In questo periodo già ricco di scadenze si profilano alcuni appuntamenti straordinari legati alla cosiddetta “rottamazione delle cartelle” e alla voluntary 2.0, che fanno prevedere il solito ingorgo estivo. Lo scenario, come di consueto, rischia di mettere in crisi imprese, cittadini e professionisti; si profilano, dunque, all'orizzonte delle proroghe che hanno l'obiettivo di cercare di portare un minimo di razionalizzazione nel calendario delle scadenze fiscali e di raccogliere un gettito maggiore. Forse anche a causa di una serie di interrogativi ancora da sciogliere, infatti, le cifre relative alle entrate su questi provvedimenti rischiano di non essere in linea con le stime. Si registra peraltro una certa lentezza nell'approccio con cui i contribuenti stanno affrontando questi percorsi. Se guardiamo con una visione di medio periodo il continuo rincorrersi di scadenze e successive proroghe, soprattutto con riferimento a provvedimenti di tipo “premiale” come quelli sulle cartelle e sui capitali all'estero, ci si può domandare se siano realmente giustificati gli obiettivi di “marketing” che impongono l'atmosfera da “ultima chiamata”. Debbono senz'altro considerarsi prioritari obiettivi quali una maggiore compliance dei contribuenti a rischio di evasione internazionale, e lo sfoltimento e la realizzazione degli ingenti crediti “incagliati” vantati dall'Erario. L'approccio, quindi, potrebbe essere diverso e invece di proporre degli incentivi temporanei con provvedimenti che mostrano limiti di efficienza e di equità, si potrebbero studiare delle formule da inserire “a sistema” che consentano di sfruttare alcune condizioni premiali senza una determinata scadenza.
Se, ad esempio, l'intervento sui ruoli ha l'intenzione di aiutare i contribuenti a far fronte alle obbligazioni tributarie che, in ragione di sproporzionati interessi di mora e di sanzioni, vedono il debito fiscale originario lievitato a dismisura, sarebbe quanto mai opportuno un intervento strutturale di riforma dell'intero sistema di riscossione. Sarebbe il momento per rivedere non soltanto gli interessi moratori, ma anche per l'aggio da riscossione che continua ad essere in Italia uno dei più alti al mondo. Anche il sistema sanzionatorio dovrebbe essere connotato da una maggiore equità e operare delle distinzioni in merito alla capacità finanziaria del contribuente e alle ragioni che lo hanno indotto a violare la norma tributaria, soprattutto quando si tratta di errori d'interpretazione della complessa legislazione fiscale. Troppo spesso l'amministrazione finanziaria, vincolata dalle pressanti esigenze di
LA RICETTA POSSIBILE Più utili formule da inserire “a sistema” che forniscano condizioni premiali senza una scadenza determinata
gettito che la finanza pubblica impone, si dimentica di alzare lo sguardo oltre il quotidiano, di pensare a come poter aiutare il nostro sistema fiscale ad evolvere, a diventare un motore di crescita e non più un freno per la nostra economia. Misure premiali legate a scadenze, invece, hanno l'obiettivo di incrementare (o anticipare) il gettito nel breve periodo, sacrificando i temi dell'equità, ma anche quelli dell'efficienza e rischiano di compromettere ancor di più il rapporto di fiducia dei contribuenti nei confronti del fisco.