«Bene lo split payment L’Italia crei le condizioni per fare più investimenti»
DG Aff. economici Ue
«Il taglio del cuneo va nella giusta direzione, ma è chiaro che la misura non si autofinanzierà»
Marco Buti guida la direzione generale degli Affari economici e finanziari della Commissione Ue. Quella del commissario Pierre Moscovici. Sul suo tavolo passano i dossier più scottanti sui conti dei Paesi dell’Unione, compresi quelli italiani da sempre sorvegliati speciali. Invitato ieri al forum di Cernobbio organizzato da Confcommercio il potente funzionario, da tanti anni a Bruxelles, ha sottolineato con forza l’esigenza per l’Europa e soprattutto per l’Italia di approfittare dell’attuale finestra di condizioni favorevoli che durerà ancora alcuni mesi per approvare le misure necessarie a mettere al sicuro il Paese, prima che i tassi di interesse tornino a salire e l’inflazione i n rialzo spinga Francoforte ad allentare il Quantitative easing. Evitando di «rincorrere le sirene del protezionismo perché l’Europa è il continente che ne soffrirebbe di più».
La crescita in Italia stenta ancora, come si può accelerare?
Innanzitutto c’è bisogno di ridurre l’incertezza che è pervasiva in Italia e in Europa. La crescita sta tornando più robusta di quello che pensavamo mesi fa. Ma quello che manca sono gli investimenti: è assolutamente essenziale creare le condizioni per irrobustirli. Fino a che non avremo una crescita sostenuta dagli investimenti dovremo stare in allerta perché una ripresa basata solo sui consumi e su altre componenti della domanda non basta. Quali investimenti? Sia pubblici che privati: è questo il punto di fondo. Per i primi in particolare bisogna riallocare la spesa con scelte mirate di finanza pubblica che in questa fase della ripresa sono più importanti rispetto al sostegno alla domanda con il ricorso a una espansione del deficit. Vanno incentivati gli investimenti materiali e immateriali: non solo infrastrutture, ma anche capitale umano, formazione, ricerca e sviluppo. Mi rendo conto che non è facile perché dietro alcune componenti di spesa meno produttive ci sono interessi forti che è più difficile scalfire.
Gli investimenti in Industria 4.0 sono un buon esempio?
Industria 4.0 è senz’altro la frontiera per il rilancio degli investimenti e la competitività e gli incentivi studiati dal Governo italiano sono positivi. Ora bisogna vedere come verranno messi in opera in modo efficace e questo va fatto all’interno di un quadro della finanza pubblica che deve rimanere compatibile e prudente. Perché con l’aumento dei tassi di interesse a cui stiamo assistendo il periodo di opportunità e i margini di manovra si esauriranno in breve tempo. In questo quadro mantenere la fiducia degli investitori e dei mercati sulla sostenibilità della finanza pubblica è essenziale.
Nelle prossime settimane l’Italia invierà il nuovo programma delle riforme, il Def e il menù della manovra correttiva. Cosa si aspetta?
Per fine aprile aspettiamo il Pnr e il programma di stabilità che riflette le priorità del Def. Per quanto riguarda il primo ci aspettiamo che l’Italia presenti un quadro di riforme ambizioso che risponda alle raccomandazioni approvate dal Consiglio Ue, che copra sia la finanza pubblica che il tema delle banche e dei crediti deteriorati. A cui si aggiungono la legge sulla concorrenza bloccata in Parlamento e il completamento della riforma del mercato del lavoro.
Nella manovra correttiva il Governo punta in particolare nella lotta all’evasione, con strumenti come lo split pay- ment. Che ne pensa?
Aspettiamo la comunicazione del governo con il quale stiamo lavorando in maniera proficua e in stretto coordinamento. Lo split payment va nella giusta direzione, ma richiede un’approvazione da parte della commissione e del consiglio. Su questo sono sufficientemente ottimista. Da sola però non basta. C’è bisogno di un complemento per arrivare allo 0,2%. Ricorrendo a nuove entrate? Vediamo che cosa il governo presenterà. Certo si tratta di una manovra che arriva a metà anno e quindi deve avere un grado di efficacia diretta. Ci aspettiamo delle misure che siano strutturali e robuste e siano di immediata applicazione. Misure che prenderemo in considerazione per le nostre previsioni di primavera e per le raccomandazioni di maggio prossimo.
Per il 2018 Italia pensa a un taglio del cuneo fiscale sul lavoro. È una misura che può far crescere la produttività?
Va senz’altro nella giusta direzione insieme alla focalizzazione delle risorse sugli investimenti. È chiaro che se si fa una misura sul cuneo fiscale questa non si autofinanzierà. Quindi c’è la necessità di trovare dei margini in altre poste di bilancio e su questo ascolteremo e guarderemo con attenzione quello che il governo presenterà. Tutto questo in un quadro di compatibilità nel quale bisogna riprendere il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine e cioè un pareggio strutturale di bilancio.
Come si può finanziare il taglio cuneo? C’è chi suggerisce di pagarlo con un aumento dell’Iva.
Non mi esprimo su questo punto, sta al governo decidere cosa fare. Ovviamente se deciderà di ridurre il cuneo, siccome questa sarà una misura strutturale che dura nel tempo, questa dovrà essere finanziata da misure altrettanto strutturali. Noi faremo una valutazione molta attenta, come per ogni Paese e trarremo le conseguenze nella valutazione del programma di stabilità che avverrà nel maggio prossimo.
C’è spazio per una nuova flessibilità per l’Italia?
Nel quadro delle regole attuali, l’Italia ha utilizzato al massimo la flessibilità delle regole fiscali. È vero che l’Italia non è il solo Paese che ne ha beneficiato, ma è sicuramente il Paese che ne ha beneficiato di più facendo sostanzialmente appello a tutte le categorie di flessibilità previste dal patto di stabilità. Sia quella sulle riforme strutturali, sia quello sugli investimenti e le flessibilità una tantum per il terremoto per la messa in sicurezza del territorio. Un fatto questo che dimostra un alto grado di disponibilità della Commissione europea.