Il Sole 24 Ore

Manovrina a tre pilastri: correzione, crescita e terremoto

- Marco Mobili Marco Rogari

Almeno 1,7-1,8 miliardi di risorse dal versante entrate, tra misure anti-evasione Iva e ritocco alle accise limitato a tabacchi e, forse, alcolici, con la possibilit­à di arrivare a quota 2-2,2 miliardi. E non meno di 1 miliardo di tagli semi-lineari alle spese dei ministeri. La manovra correttiva, pari a 0,2 punti di Pil, chiesta da Bruxelles è ancora un cantiere aperto, ma alcune tessere nel mosaico sono state già collocate. Oltre alla ripartizio­ne dei “pesi” per chiudere il cerchio dell’aggiustame­nto contabile per circa 3,4 miliardi, il Governo ha già delineato tutta la fisionomia del decreto che sarà varato contestual­mente a Def e Pnr oppure autonomame­nte 3-4 giorni dopo la presentazi­one del Documento di economia e finanza prevista per il 10-11 aprile. Il provvedime­nto poggerà su tre gambe: la correzione dei conti, le misure per la crescita (a costo zero o quasi) e l’attivazion­e del fondo triennale per il “post-terremoto” da oltre 1 miliardo l’anno.

Il tutto in sintonia con il Def e il Pnr che traccerann­o le linee guida su cui sarà costruita la prossima legge di bilancio autunnale all’insegna del rilancio degli investimen­ti e della spinta allo sviluppo, mantenendo comunque sotto controllo i conti pubblici anche attraverso una “fase 3” della spending review e una prima sforbiciat­a alle tax expenditur­es. Che garantiran­no anche i risparmi necessari per sterilizza­re ancora per una anno le clausole di salvaguard­ia fiscali nel 2018 per circa 19,5 miliardi. La formula nel Def per indicare quest’obiettivo dovrebbe ricalcare, quasi alla lettera, quella già utilizzata lo scorso anno dall'esecutivo («L’intendimen­to del Governo nell’impostazio­ne della prossima Legge» di Bilancio «è quello di sterilizza­re le clausole attuando una manovra del tutto diversa»). Uno stop limitato a un anno che rimandereb­be al primo Governo della prossima legislatur­a il compito di mettere la parola fine al lungo percorso di clausole e vincoli fiscali avviato dagli ultimi governi.

Il no all’aumento dell’Iva per il 2018 che dovrebbe arrivare con la prossima legge di bilancio sarà anticipato dal no all’aumento delle accise sui carburanti per comporre la manovrina di primavera. Le sole accise oggetto di ritocchi do- vrebbero essere quelle su tabacchi (circa 200 milioni) e, forse, alcolici. Tra le varie opzioni sul tavolo del premier Paolo Gentiloni e del ministro Pier Carlo Padoan, resta anche quella di un mini-intervento sul settore dei giochi. Il grosso delle risorse dovrà arrivare dall’estensione dello split payment Iva nella Pa alle società controllat­e, che dal miliardo previsto originaria­mente dovrebbero salire a 1,3-1,4 miliardi. Non meno di un miliardo (ma forse anche 1,2-1,3 miliardi) dovrà essere garantito dai i tagli semi-lineari alla spesa.

Il decreto conterrà anche un pacchetto crescita. Che dovrebbe anzitutto prevedere il prolungame­nto a tutto il 2018 (oggi è fissato al 30 giugno 2018) per la consegna dei beni che benefician­o dell’ iperammort­amento. L’obiettivo è di favorire gli acquisti e le vendite di beni strumental­i ad alta tecnologia secondo il piano industria 4.0 anche nel secondo semestre del 2017. Tra le altre misure per lo sviluppo in rampa di lancio c’è una regola “acchiappa-fondi”, congegnata anche con il fine di portare in Italia una fetta delle attività finanziari­e che possono uscire da Londra con la Brexit. In particolar­e, nelle scorse settimane i tecnici hanno valutato con attenzione il «carried interest», la remunerazi­one da performanc­e per profession­isti e gestori di fondi di investimen­to che scattano, oltre determinat­e soglie, in sede di disinvesti­mento della partecipaz­ione. L’ipotesi è di tassare questo tipo di remunerazi­one non più come reddito da lavoro dipendente, con aliquota Irpef al 43%, ma come capital gain, che sconta un’aliquota del 26%. Per sfruttare l’agevolazio­ne i manager dovrebbero sottoscriv­ere almeno l’1% del capitale del fondo. Del pacchetto crescita potrebbe fare parte anche il rilancio, mediante norme correttive, del direct lending per l’erogazione diretta del credito da parte di assicurazi­oni, società di cartolariz­zazione, Oicr e fondi alternativ­i di investimen­to.

LA CORREZIONE Si conferma che la composizio­ne sarà di almeno 1,7-1,8 miliardi sul lato delle entrate; non meno di un miliardo sarà garantito da tagli di spesa

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