Banche e petrolio pesano sugli utili di Piazza Affari
La crisi del settore bancario e l'onda lunga della svalutazione petrolifera hanno pesato sul bilancio 2016 di Piazza Affari che si è chiuso con un monte utili in netta flessione rispetto al dato del 2015. Il saldo tra utili e perdite, che Il Sole 24 Ore ha calcolato facendo riferimento ai dati ufficiali pubblicati finora con alcune stime di analisti per le società che non hanno ancora presentato il consuntivo, risulta pari a 3 miliardi e 177 milioni di euro. Nettamente peggio degli oltre 10 miliardi del 2015.
Il dato è condizionato dalla performance delle banche e delle società petrolifere. Due settori storicamente dominanti a Piazza Affari che valgono da soli oltre il 35% della capitalizzazione del listino. Per le banche il problema è quello della qualità del credito. Un’eredità della grave recessio- ne che ha colpito il paese e che è costata ai principali istituti oltre 40 miliardi di perdite dal 2011 ad oggi secondo una stima fatta su dati S&P Market Intelligence. Il problema del risanamento dei bilanci ha condizionato i conti degli istituti. In particolare di un colosso come Unicredit (seconda banca per capitalizzazione e prima per asset). Per ottenere la fiducia degli investitori in vista del maxi-aumento di capitale (14 miliardi) portato a compimento nelle scorse settimane l’istituto di piazza Gae Aulenti è stato costretto a importanti cessioni di rami di azienda, un piano industriale lacrime e sangue (taglio di 9400 posti di lavoro) e nuove pesanti svalutazioni sui crediti dubbi: 12,2 miliardi. Un’operazione che ha pesato in maniera determinante sul risultato netto negativo per 11,7 miliardi.
L’altro tallone d’Achille per Piazza Affari è stato l’Oil&Gas. Un settore già duramente colpito dal crollo dei prezzi del greggio, costato all’Eni ben 8,7 miliardi di euro di perdite nel bilancio 2015, che anche nel 2016 ha faticato. Combinando l’ultima riga del conto economico delle principali società del settore si ottiene un rosso di oltre 2,7 miliardi. Un risultato a cui ha contribuito soprattutto Saipem che ha chiuso il bilancio 2016 con un rosso da 2 miliardi frutto soprattutto di nuove pesanti svalutazioni straordinarie.
Come sarebbe il bilancio di Piazza Affari senza banche e petrolio? Decisamente migliore visto che, al netto delle loro perdite, il saldo risulta pari a 14,1 miliardi di euro. Il miglior dato dal 2010. Il merito in questo caso è da attribuire soprattutto al settore auto e al lusso. Titoli che sono stati meno influenzati dal calo della domanda interna vista la loro maggiore propensione all’export.
Stando alle previsioni degli analisti il peggio sembra comunque alle spalle. Per il 2017 il consensus degli analisti di S&P Market Intelligence indica un monte utili superiore ai 32 miliardi di euro per le società a maggior capitalizzazione della Borsa di Milano. Se le stime saranno confermate dai dati ufficiali potrebbe essere il miglior risultato dal 2008. Dopo aver toccato il fondo il comparto petrolifero dovrebbe tornare a fare profitti quest’anno (3,2 miliardi di euro sommando gli utili attesi dagli analisti) anche sulla scia della ripresa dei corsi del petrolio. Lo stesso vale per le banche (7,8 miliardi di euro i profitti aggregati previsti per quest’anno) anche se permangono diverse incognite sulla crisi del settore oltre ai ben noti problemi di redditività legati al contesto dei tassi bassi.
La prospettiva di una ripresa degli utili tuttavia non pare adeguatamente prezzata dal mercato. Le società del paniere Ftse Mib trattano oggi ad un multiplo prezzo/utili attesi di 13 volte. A sconto rispetto alle blue chip europee dell’indice S&P Europe 350 che hanno un multiplo prezzo/utili attesi di 15 volte. Evidentemente il mercato sconta il rischio politico legato all’incertezza sulle prossimeime elezioni.
LE PREVISIONI SUL 2017 Il peggio sembra alle spalle. Il consensus indica per l’anno in corso un monte utili di 32 miliardi di euro per le blue chip italiane