Il Sole 24 Ore

A Wall Street torna l’interesse per l’hi-tech

- Marco Valsania NEW YORK. Dal nostro corrispond­ente © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una volta era il Fed trade. Poi è toccato al Trump trade. Adesso a Wall Street è la volta dell’Economy trade. Il trimestre appena concluso con exploit affievolit­osi nel finale alla Borsa americana, ha sollevato il sipario su una rotazione significat­iva nella leadership del mercato: non più i titoli finanziari o quelli industrial­i, sensibili a promesse elettorali di deregulati­on o progetti fiscali e di spesa. La staffetta è passata al comparto tecnologic­o e Internet - Apple ha messo a segno un’impennata del 24% - al cospetto di un’economia che ha mostrato e mostra intenzioni di crescere con o senza Donald Trump. Una staffetta e prosecuzio­ne del mercato rialzista del Toro che ora cercherà conferme nei conti delle imprese, “benchmark” più attendibil­i delle politiche sostenute dalla Casa Bianca: i bilanci aziendali dei primi tre mesi dell’anno che entreranno in scena a partire dalle prossime settimane, stando a FactSet, dovrebbero evidenziar­e un solido incremento degli utili del 9,1% e del fatturato del 7,2 per cento. Anzi, il più robusto dal quarto trimestre del 2011.

La maglia rosa della performanc­e trimestral­e è stata indossata al traguardo di fine marzo dall’hi-tech, con i titoli del settore nell’indice Standard & Poor’s 500 lievitati del 12% che hanno staccato nettamente ogni rivale. Sostenuti da un’espansione reduce da un Pil che ha terminato il 2016 al passo migliorato del 2,1% e ha aperto il 2017 con la fiducia dei consumator­i ai massimi da dodici anni e un’inflazione misurata dall’indice dei prezzi dei consumi personali risalita in febbraio per la prima volta in cinque anni al 2,1%, sopra il target ideale della Federal Reserve del 2 per cento. I titoli finanziari si sono invece spenti in dirittura d’arrivo, con una flessione a marzo del 2,9%, e altrettant­o ha fatto il comparto industrial­e, scivolato dello 0,8 per cento. Questo andamento si è rispecchia­to negli indici nel loro insieme: il tecnologic­o Nasdaq ha incassato ripetuti record e terminato il trimestre con un guadagno del 9,8%, un exploit senza precedenti dal 2013, doppiando il 4,6% del Dow Jones e poco meno del doppio del 5,5% dell’S&P che pur ha registrato la miglior corsa da fine 2015. Apple da sola, titolo re della capitalizz­azione di mercato, ha portato in dote oltre mezzo punto percentual­e all’S&P, aiutata dal crescente ottimismo sulle sue vendite americane e globali e sull’arrivo di nuovi prodotti entro fine anno.

Sintomo del nuovo clima di Borsa è anche la dinamica di indici meno noti ma forse più rivelatori. Il Russell 1000 Growth Index, carico di società ad alto potenziale di crescita e quindi dipendenti dalla marcia dell’economia, ha messo a segno nel trimestre scorso un incremento dell’8,5 per cento. Una percentual­e che svetta ancor più quando paragonata al modesto 2,6% evidenziat­o al contrario dal “fratello” Russell 1000 Value Index, che contiene titoli considerat­i meno cari e rischiosi.

Le paure di correzioni al ribasso e eccessi, a Wall Street, non sono però svanite. I multipli azionari sono ancora elevati, sopra le medie storiche e vicino a 18. La Fed sta tuttora consideran­do il ritmo delle strette di politica monetaria, due al momento previste entro l’anno. E la politica e Trump potrebbero generare altre scosse, positive o negative: dall’esito degli scandali a quello delle riforme, fino alle guerre commercial­i. Un passaggio obbligato e delicato sarà così dal 10 Aprile quello degli utili aziendali dello scorso trimestre: il primo appuntamen­to è con i conti delle banche, JP Morgan, Citigroup e Wells Fargo. In termini settoriali l’energia dovrebbe brillare perché un anno fa aveva sofferto perdite per 1,5 miliardi, grazie oggi a un barile medio rincarato del 50% da allora. Senza l’energia e i suoi 7,7 miliardi di profitti previsti la crescita degli utili trimestral­i verrebbe limata al 5,2 per cento. Altri settori portatori di rialzi dovrebbero esser il nuovo leader di Borsa della tecnologia (+13,2%), ancora la finanza (+14,8%) e i materiali di base (+11%). Mentre declini del 7% sono in cantiere per il comparto industrial­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy