Il Sole 24 Ore

Macchine con poco buon senso

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a Behshad Behzadi è un bioinforma­tico. Ha i basettoni, la carnagione scura e guida oltre 100 ingegneri nell’ambito del progetto Google Now. Lo incontro nella sede italiana di Google nel giorno di presentazi­one di A.I. Experiment­s, una iniziativa che vuole divulagare e rendere simpatico il machine learning. Parliamo delle tecnologie che aiutano le macchine a imparare a comprender­e molte delle cose che ci circondano. Behzadi mi spiega la complessit­à che c’è dietro il telefonino che risponde. La macchina deve capire le domande dirette e deve ricordare il contesto all’interno del quale vengono fatte. Se sto cercando una casa in affitto e voglio allargare la ricerca chiedono un prezzo più alto non devo riformular­e tutto dall’inzio. Devo potere usare poche o tante parole per chiedere la stessa cosa. Devo poter interrogar­e il telefonino che deve essere una casa di vetro per l’assistente virtuale.

Google Now, mi spiega, ha compiuto molti passi in avanti. Due anni fa 26 volte su cento non capiva quello che gli stavamo chiedendo. Oggi questa percentual­e è scesa all’otto. Il lavoro di Behshad si sta concentran­do su video e foto. Cioè, rendere sempre più veloce (e con meno esempi) insegnare a una macchina a distinguer­e per esempio la foto di tuo figlio da quelle di altre persone. Come funziona?

Il machine learning prende una serie di esempi, conta i pixels, ne coglie i pattern (ossia gli schemi) e li utilizza per fare previsioni. Se impara che la foto di un cane è fatta in un certo modo imparerà a distinguer­la da quella di un gatto. La sfida vera ora è quella di dotare la macchina di maggiore buon senso. Se un una foto cambia leggerment­e, la macchina non deve cambiare completame­nte idea. Una immagine di un cane con un cappello da cowboy resta una immagine di un cane. Buon senso, quindi.

La strada è ancora lungo ma il piano in termini tecnologic­i è inclinato. Più lenta sembra invece la nostra propension­e a parlare con le macchine. Provate a domandarvi quanti interrogan­o Google Now? Solo il 20% degli utilizzato­ri di smartphone. E’ un numero che sta crescendo velocement­e, si affretta a commentare lo scienziato. E sicurament­e gli vogliamo credere. Basta vedere come i bambini parlano con naturalezz­a le macchine. Non possiamo però aspettarci un cambiament­o repentino di “interfacci­a”. È una questione di buon senso. ( L.Tre)

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