L’addio al roaming (forse) slitta
Le linee guida europee del Berec prevedono una possibile proroga di 12 mesi
Potrebbe slittare la data della fine del roaming in Europa a partire dal prossimo 15 giugno? Potrebbe. Anche se alla fine a decidere saranno le autorità nazionali (in Italia, per intenderci, l’ Agcom). Pertanto le possibilità di aggirare l’ostacolo dovrebbero esistere solo in teoria, almeno a giudicare dal tenore dei rapporti fra il regolatore nazionale e le telco in Italia. Detto questo, è innegabile che le linee guida vergate dal Berec (l’organismo dei regolatori nazionali) apre una breccia nel muro dell’abolizione degli extracosti di roaming in Europa con la previsione di 12 mesi di deroga per chi li chiederà, alle autorità nazionali, entro il 15 maggio.
Si tratta di una eccezione che fa temere la trasformazione in regola secondo l’italico costume vanificando quanto la stessa Commissione europea nei giorni scorsi - in occasione della ricorrenza dei 60 anni dei Trattati costitutivi dell’Unione – aveva indicato come uno dei più evidenti risultati della casa comune europea: la possibilità di pagare telefonate, sms e traffico dati come se stessimo a casa nostra. Niente più costi extra per i servizi di telefonia mobile, quindi quando si viaggia nel Mercato europeo comune (31 Paesi: i 28 della Ue, compresa Uk fino al 2019, più Svizzera, Norvegia e Islanda).
Secondo le linee guida emesse dal Berec (41 pagine dettagliate anche su meccanismi di definizione dei costi e delle condizioni per definire il fair use, consultabili sul sito del Sole 24 Ore) la possibilità di deroga potrà essere richiesta sulla base di considerazioni di ordine economico - se cioè la telco dimostra di non riuscire a star dietro all'aumento dei costi industriali di questa novità -, ma soltanto programmando di intervenire sulla modifica del proprio modello di business nel frattempo. L’importo della maggiorazione sarà valutato in base alle necessità.
Altra questione è quella del fair use. Gli operatori potranno valutare di applicare costi extra se si sta utilizzando il roam like home per un periodo più lungo di 4 mesi. A quel punto spetterà al cliente dimostrare la necessità di legami particolari con i Paesi in cui si trova.
Di certo, c’è qualcosa che fa pensare a una crepa insidiosa in un risultato per raggiungere il quale ci sono voluti dieci anni. Non è stato facile e non è stato un cammino breve il passaggio che porterà fino a metà giugno. Basti pensare al punto di partenza, a ciò che puntualmente accadeva al cittadino Ue quantomeno dal 2010, anno in cui gli smartphone hanno iniziato a diventare realmente un oggetto di uso sempre più comune. Essere all’estero per lavoro o in vacanza poteva dover significare mettere in stand by la connessione dati o comunque fare in modo che il proprio telefono ricevesse solo sms e telefonate.