Sos campi, serve l’esperto del manto erboso
Al via in Italia i primi corsi per diventare groundsman e imparare la manutenzione dei prati da gioco
L’erba del vicino è sempre più verde? Sì, se il vicino ha un groundsman. In Italia è una figura professionale che non esiste ancora, mentre all’estero le società calcistiche già da anni si contendono i migliori esperti in campi da gioco.
Qualcosa, però, inizia a muoversi anche da queste parti: il neonato Istituto formazione groundsman Italia (Ifgi) sta per lanciare il primo corso professionale per esperti del manto erboso sportivo. Il corso base (quattro livelli) sarà aperto ad agronomi, agrotecnici, giardinieri, custodi degli impianti e semplici appassionati e permetterà di curare campi non professionali dalla Lega dilettanti alle categorie inferiori, che rappresentano il 75% dei campi italiani. Chi vorrà occuparsi dell’erba degli stadi dalla LegaPro alla Serie A dovrà, poi, frequentare i successivi quattro livelli, che saranno aperti a agronomi, agrotecnici, biologi e periti agrari.
I vantaggi
A suggerire questa suddivisione nella formazione è stato Maurizio Francini, direttore Figc del centro tecnico di Coverciano, al quale l’Ifgi si è rivolto per ottenere un riconoscimento (non ancora arrivato) dalla Federazione: «Un campo ben tenuto dà diversi vantaggi - spiega Giovanni Taverna, tecnico del verde sportivo (Ifgi) -: minori spese per la manutenzione, minori rischi di infortunio per i giocatori, maggiore qualità del manto e, di conseguenza, una resa televisiva migliore che significa più introiti dai diritti tv».
Che i campi italiani abbiano dei problemi è sotto gli occhi di tutti. «Colpa della cattiva manutenzio- ne - spiega Taverna -: i campi non sono tutti uguali e per curarli adeguatamente bisogna avere competenze tecniche e valutare il microclima, la posizione geografica, il terreno, la disponibilità idrica, le zone d’ombra delle strutture, le malattie presenti, la piovosità eccetera. Solo così è possibile ridurre i costi di manutenzione e ottenere risultati migliori».
Le tipologie di manto
Chi pensa che il problema si potrebbe risolvere alla radice utilizzando erba sintetica al posto di quella naturale sbaglia: stando ai dati dell’European seed association i campi artificiali hanno costi di realizzazione più elevati e una vita media più breve, il che li rende meno convenienti. «Noi consigliamo il manto naturale - spiega Taverna -, ma se i tempi di gioco superano le 5 ore di calpestio è preferibile utilizzare il tappeto rinforzato, dove la fibra sintetica (10%) viene cucita nel terreno (90%), così da avere un campo che resisterà allo stress tre volte di più».
«Un tappeto erboso naturale costa meno e dura di più - chiarisce Francesco Dotto, consulente e assistente al verde sportivo (Ifgi) -. A fronte di un investimento pari a circa un terzo del costo di costruzione di un campo sintetico, il tappeto erboso consente di giocare oltre il doppio, in media 25 anni». In realtà un prato naturale può durare in eterno se viene fatta una regolare manutenzione, come la trasemina per rigenerare le zone danneggiate e migliorarne la densità. «L’erba naturale ha però bisogno di professionisti in grado di curarne la manutenzione - sottolinea Dotto - . Anche per tagliare il prato c’è bisogno di competenze: bisogna conoscere la specie piantata perché ogni varietà dimostra una diversa tolleranza al taglio». Stesso discorso per l’uso di fertilizzanti e concimi, che usati con criterio possono essere ridotti del 50%, e per l’irrigazione che può portare a un risparmio del 70% se fatta negli orari giusti e con metodi innovativi.
L’OBIETTIVO L’istituto Ifgi ha presentato l’iniziativa alla Figc per ottenere un riconoscimento ufficiale All’estero è già così
All’estero
Nonostante costi più elevati, i campi misti all’estero hanno superato quelli naturali: in Inghilterra 43 dei 44 campi dei massimi campionati sono stati realizzati con fibre artificiali cucite nel terreno. Per evitare il congelamento del suolo nei periodi più freddi gli inglesi utilizzano un sistema di riscaldamento sotterraneo e un sistema di aspirazione dell’acqua in eccesso, che insieme determinano l’aumento dello scambio gassoso a livello radicale; condizione per cui nell’arco dell’intero anno si hanno terreni giocabili e in buone condizioni. Anche in Francia i campi ibridi piacciono di più: la classifica degli stadi elaborata in base ai voti di giocatori, allenatori e arbitri (“Championnat des pelouses”) vede sul podio sempre i campi da gioco ibridi, con impianti di riscaldamento e aspirazione, mentre gli impianti completamenti naturali vengono classificatisempre i peggiori.