Se i mercati penalizzano le banche per gli Npl e ignorano il patrimonio
Bankitalia: i media sbagliano a concentrarsi solo sulle situazioni di difficoltà
Nella lunga marcia verso l’uscita dalla crisi le banche italiane non devono sopportare solo il fardello delle sofferenze e della bassa redditività del capitale. Sulle loro spalle pesano macigni non meno importanti come l’amplificazione mediatica delle situazioni di difficoltà (circoscritte e risolvibili) e la tendenza dei mercati a guardare solo al Roe e al Npl ratio trascurando quasi del tutto il patrimonio di migliore qualità (CoreTier1 o Cet1), indicatore principe della capacità di tenuta prospettica di un istituto di credito. È in questo difficile contesto che deve muoversi la Vigilanza, a sua volta alla prese con un un set di nuove regole prudeziali di non semplice attuazione. Un percorso difficile ma che può dare vita a un «nuovo equilibrio» in cui uscirà rafforzata la cosiddetta «disciplina di mercato», ovvero la capacità di esercitare una corretta pressione sul comportamento efficiente e trasparente degli operatori. Nel suo intervento di chiusura del seminario su “Sistema bancario tra lunga crisi e rivoluzione tecnologica” organizzato a Perugia dall’Associazione per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa, il capo della Vigilanza della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, ha focalizzato l’attenzione proprio su queste asimmetrie informative e di valutazione che si sono inseguite negli ultimi anni. Dall’eccessiva concentrazione sui risultati degli stress test «che non sono finalizzati ad apprezzare la solvibilità attuale di una banca ma la sua capacità di tenuta a fronte di perdite inattese» alla tendenza dei mercati a non considerare i regimi transitori che accompagnano di norma l’introduzione di nuove regole prudenziali: «con un’enfasi sugli effetti della normativa a regime (front-loading) che può rendere vani i tentativi di graduare nel tempo la transizione ai nuovi standard».
Barbagallo non ha voluto negare la rilevanza del nodo Npl: il peso delle esposizioni deteriorate lorde è più che triplicato dal 2007, dal 5 fino a un picco del 18% del totale dei prestiti, toccato alla fine del 2015. «Va tuttavia rimarcato - ha affermato - come se ne sopravvaluti spesso l’impatto, assumendo che i crediti deteriorati debbano essere ceduti in massa a prezzi ben inferiori a quelli di bilancio, e comunque se ne valuti la portata con approssimazione, non distinguendo situazioni molto diverse tra loro, in termini di qualità delle garanzie, anzianità della classificazione, incidenza di situazioni di crisi rispetto a difficoltà solo temporanee, livello delle svalutazioni».
Il capo della Vigilanza ha offerto una quantità di dati per dimostrare come, nello stesso intervallo di tempo, le banche hanno quasi raddoppiato il loro patrimonio. Ma, ciononostante, l’indice di settore si è ridotto dell’80%.
Per ritornare a valutazioni più corrette un ruolo importante sta proprio nell’attività della Vigilanza. «Nel rispetto delle norme previste in tema di riservatezza - ha detto Barbagallo - le autorità di vigilanza e di regolamentazione possono supplire alle inefficienze informative dei mercati, fornendo informazioni sulle metodologie di valutazione adottate nonché dati statistici sull’andamento dei “fondamentali” delle banche oltre che sulle azioni svolte per un loro miglioramento». Un’attività, come si diceva, che ha come uno dei suoi esiti una migliorata e più informata «disciplina di mercato». Asset fondamentale per un Paese, come l’Italia, dove l’esposizione delle banche al vaglio del mercato è elevata: ai gruppi quotati fa capo più di tre quarti dell’attivo del sistema, a fronte di una media di circa il 60% in Europa. E dove anche gli assetti proprietari hanno reso gli istituti più contendibili:alle banche con azionariato diffuso è riconducibile oltre l’80% della capitalizzazione, con una quota che era al 70% nel 2014 e del 10% alla fine degli anni ’90. Insomma, un miglioramento è possibile, visto che, ha rilevato Barbagallo, negli ultimi anni la percezione della rischiosità del settore da parte del mercato è aumentata: «Le quotazioni azionarie ne hanno risentito in modo particolare: il “price-tobook value” medio si colloca attualmente poco sopra 0,5, a fronte di 0,75 per il complesso delle principali banche dell’area euro».
CARMELO BARBAGALLO «Le autorità di vigilanza e di regolamentazione possono supplire alle incompletezze informative fornendo dati sui “fondamentali” delle banche»