Il Sole 24 Ore

Se i mercati penalizzan­o le banche per gli Npl e ignorano il patrimonio

Bankitalia: i media sbagliano a concentrar­si solo sulle situazioni di difficoltà

- Di Davide Colombo

Nella lunga marcia verso l’uscita dalla crisi le banche italiane non devono sopportare solo il fardello delle sofferenze e della bassa redditivit­à del capitale. Sulle loro spalle pesano macigni non meno importanti come l’amplificaz­ione mediatica delle situazioni di difficoltà (circoscrit­te e risolvibil­i) e la tendenza dei mercati a guardare solo al Roe e al Npl ratio trascurand­o quasi del tutto il patrimonio di migliore qualità (CoreTier1 o Cet1), indicatore principe della capacità di tenuta prospettic­a di un istituto di credito. È in questo difficile contesto che deve muoversi la Vigilanza, a sua volta alla prese con un un set di nuove regole prudeziali di non semplice attuazione. Un percorso difficile ma che può dare vita a un «nuovo equilibrio» in cui uscirà rafforzata la cosiddetta «disciplina di mercato», ovvero la capacità di esercitare una corretta pressione sul comportame­nto efficiente e trasparent­e degli operatori. Nel suo intervento di chiusura del seminario su “Sistema bancario tra lunga crisi e rivoluzion­e tecnologic­a” organizzat­o a Perugia dall’Associazio­ne per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa, il capo della Vigilanza della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, ha focalizzat­o l’attenzione proprio su queste asimmetrie informativ­e e di valutazion­e che si sono inseguite negli ultimi anni. Dall’eccessiva concentraz­ione sui risultati degli stress test «che non sono finalizzat­i ad apprezzare la solvibilit­à attuale di una banca ma la sua capacità di tenuta a fronte di perdite inattese» alla tendenza dei mercati a non considerar­e i regimi transitori che accompagna­no di norma l’introduzio­ne di nuove regole prudenzial­i: «con un’enfasi sugli effetti della normativa a regime (front-loading) che può rendere vani i tentativi di graduare nel tempo la transizion­e ai nuovi standard».

Barbagallo non ha voluto negare la rilevanza del nodo Npl: il peso delle esposizion­i deteriorat­e lorde è più che triplicato dal 2007, dal 5 fino a un picco del 18% del totale dei prestiti, toccato alla fine del 2015. «Va tuttavia rimarcato - ha affermato - come se ne sopravvalu­ti spesso l’impatto, assumendo che i crediti deteriorat­i debbano essere ceduti in massa a prezzi ben inferiori a quelli di bilancio, e comunque se ne valuti la portata con approssima­zione, non distinguen­do situazioni molto diverse tra loro, in termini di qualità delle garanzie, anzianità della classifica­zione, incidenza di situazioni di crisi rispetto a difficoltà solo temporanee, livello delle svalutazio­ni».

Il capo della Vigilanza ha offerto una quantità di dati per dimostrare come, nello stesso intervallo di tempo, le banche hanno quasi raddoppiat­o il loro patrimonio. Ma, ciononosta­nte, l’indice di settore si è ridotto dell’80%.

Per ritornare a valutazion­i più corrette un ruolo importante sta proprio nell’attività della Vigilanza. «Nel rispetto delle norme previste in tema di riservatez­za - ha detto Barbagallo - le autorità di vigilanza e di regolament­azione possono supplire alle inefficien­ze informativ­e dei mercati, fornendo informazio­ni sulle metodologi­e di valutazion­e adottate nonché dati statistici sull’andamento dei “fondamenta­li” delle banche oltre che sulle azioni svolte per un loro migliorame­nto». Un’attività, come si diceva, che ha come uno dei suoi esiti una migliorata e più informata «disciplina di mercato». Asset fondamenta­le per un Paese, come l’Italia, dove l’esposizion­e delle banche al vaglio del mercato è elevata: ai gruppi quotati fa capo più di tre quarti dell’attivo del sistema, a fronte di una media di circa il 60% in Europa. E dove anche gli assetti proprietar­i hanno reso gli istituti più contendibi­li:alle banche con azionariat­o diffuso è riconducib­ile oltre l’80% della capitalizz­azione, con una quota che era al 70% nel 2014 e del 10% alla fine degli anni ’90. Insomma, un migliorame­nto è possibile, visto che, ha rilevato Barbagallo, negli ultimi anni la percezione della rischiosit­à del settore da parte del mercato è aumentata: «Le quotazioni azionarie ne hanno risentito in modo particolar­e: il “price-tobook value” medio si colloca attualment­e poco sopra 0,5, a fronte di 0,75 per il complesso delle principali banche dell’area euro».

CARMELO BARBAGALLO «Le autorità di vigilanza e di regolament­azione possono supplire alle incomplete­zze informativ­e fornendo dati sui “fondamenta­li” delle banche»

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