Ne Pa rliamo ancora? S
abato 18 marzo a Parliamone Sabato, il people show condotto da Paola Perego, è successo un fattaccio che ha portato alla chiusura del programma. A distanza di due settimane, continua a divampare la polemica sulla lista – estrapolata dal sito umoristico oltreuomo.it e mandata in onda su Rai 1– dei motivi vantaggiosi per cui sposare una donna dell’Est («Non frignano, non si appiccicano, non mettono il broncio»), un concentrato di beceri luoghi comuni sessisti,. A completare l’opera, interviene l’elegante Fabio Testi, che spiega come le fanciulle russe siano solite regalare ménage à trois per i compleanni dei mariti e non si perdano mai d’animo per compiacerli («Se una donna russa vede che l’uomo non riesce a ottenere l’orgasmo, è lei che si sente in colpa»). I social network vengono invasi all’istante da commenti furibondi, la bagarre impazza, fino alle scuse pubbliche del Direttore di Rai 1 Andrea Fabiano («Chiedo scusa a tutti per quanto visto e sentito a Parliamone Sabato ») e alla sospensione definitiva della trasmissione, perché portatrice di «contenuti che contraddicono la mission di servizio pubblico». Bene. Fine della storia? Purtroppo no: in molti continuano a chiedersi quali siano i “veri motivi” che stanno dietro alla cancellazione. Se Bonolis punta il dito sugli ascolti troppo bassi, una lunga fila di indignati, da Sallusti a Selvaggia Lucarelli, passando per Sgarbi, si schiera a difesa del programma e della sua conduttrice Paola. La stessa Perego, nel corso di una intervista rilasciata alle Iene, tra un singhiozzo e l’altro, sottolinea quanto la nostra televisione sia piena di programmi ben peggiori, e che quindi la scelta di chiudere il suo sia da imputare a ragioni altre (per esempio l’amicizia del marito con Renzi). Ed eccoci dunque all’amara conclusione: seppure non possiamo dar torto a Paola nel constatare i molteplici orrori della tv Made in Italy, è mai possibile che il parametro per valutare la legittimità di un’operazione sia il confronto al ribasso con la monnezza che sta intorno? Che viga la regola del «se quello puzza di più, allora io devo passare per pulito»? Ma, per una volta, invece che appellarsi a questa bella logica da seconda elementare, non sarebbe meglio invocare uno straccio, un’ombra, una parvenza di spirito critico?