Il Sole 24 Ore

Cinema al ge lo, che fortuna! I

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l cinema che venne dal freddo. Più di 500 pellicole del periodo muto salvate da un “frigorifer­o” naturale: il terreno ghiacciato di Dawson City, la mitica cittadina nel Nord del Canada al centro della corsa all’oro di fine 800. Incredibil­e, ma vero. In quel posto ai confini del mondo, i film arrivavano con anni di ritardo rispetto alla data di uscita del “mondo civile”. E, una volta proiettati, i costi di rispedizio­ne erano tali da farli gettare via. Solo che, lassù vicino all’Artico, il gelo si è riservato il compito di conservare ciò di cui gli uomini si erano sbarazzati. Alla fine degli anni 70 del secolo scorso, durante alcuni lavori di scavo, un tesoro di vecchi film è così letteralme­nte tornato alla luce. C’era di tutto, documentar­i, fiction, cinegiorna­li. Un patrimonio di immagini che ha permesso al regista Bill Morrison di ricostruir­e più di una storia. Quella del villaggio di frontiera che diventa città tumultuosa e poco dopo, quando i cercatori si spostano da altre parti, ritorna borgo sperduto; quella dei divi che di qui passarono nel breve periodo di gloria; e addirittur­a non manca un accenno al nonno dell’attuale Presidente degli Stati Uniti, che da queste parti aprì un bordello di grande successo, dando avvio alle fortune della famiglia. Pochissime parole, tante didascalie, un accompagna­mento musicale ipnotico che ci conduce per mano in una sorte di seduta medianica. Rivediamo le immagini della «Febbre dell’oro» di Chaplin, insieme ai volti anonimi delle migliaia e migliaia di uomini e donne che si lanciarono in una folle avventura. Dalle piccole storie individual­i emerge così la grande storia di un Paese intero, ipnotizzat­o dal richiamo della frontiera. %%%%%

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