Ora bisogna fare i conti con l’aumento delle temperature a lungo termine
Il cambiamento climatico è un dato di fatto: si tratta di capirne le implicazioni
Il clima sta cambiando, c’è il riscaldamento globale, è colpa delle attività umane, siamo noi colpevoli. Frasi che sentiamo dire oramai da anni e che vengono usate spesso come armi fra gruppi che la pensano diversamente, quanto meno sulle cause, in particolare sul contributo delle attività umane al peggiorare della situazione.
Il clima e la sua variazione, testimoniata dai dati di misura e da un vasto accordo nella comunità scientifica, è un tema di importanza capitale, dato che ci viviamo sulla Terra e, anche se sogniamo Marte, per il momento non sappiamo andarci, specie in milioni o miliardi di individui. Questo anche per giustificare l’apprensione che alcune decisioni dell’amministrazione Usa, diventata con il nuovo Presidente completamente negazionista sul tema riscaldamento globale, hanno sollevato nel resto del mondo. Deregulation sulla nor- mativa ambientale e niente più soldi per i satelliti made in Usa che eseguono la sorveglianza dei fenomeni legati a queste tematiche.
Addirittura si parla di autorizzazione data a un esperimento di geoingegneria che mira a disperdere nell’atmosfera particelle di solfato che riflettano la luce solare abbassando la temperatura sopra regioni particolarmente calde come Arizona e Texas. Secondo questi apprendisti stregoni, titolatissimi visto che parliamo di Harvard, si abbasserebbe la temperatura e, col tempo, il riscaldamento globale. Particolari come il fatto che l’atmosfera si muove e le particelle potresti ritrovarle dopo poco in capo al mondo sembrano non interessare troppo, così come i risultati di simulazioni che mostrano come il raffreddamento di qualche decimo di grado in Texas comporterebbe piogge mostruose, allagamenti in Asia, Africa e Sud America e problemi per le coltivazioni che forniscono cibo a un paio di miliardi di persone. Sperando che la ragionevolezza trionfi, grazie anche al Congresso americano, e allo stesso modo che l’Europa colga l’occasione per potenziare istantaneamente il suo sistema di satelliti meteo, occupando la poltrona rimasta vuota, torniamo al clima.
Quando ne parliamo occorre intenderci: è l’andamento sul medio-lungo termine, in una data area geografica, del tempo atmosferico registrato nel passato o che siamo in grado di prevedere per il futuro non immediato. Il clima, nelle varie zone in cui i suoi studiosi dividono la Terra dal Polo all’Equatore e ancora al Polo opposto, dipende fortemente dalla latitudine, dato che la radiazione solare è più o meno efficace in base all’altezza della zona che consideriamo sull’Equatore, e questa differenza mette in moto le masse d’aria che trasportano poi calore e perturbazioni.
I dati di fatto sul clima terrestre parlano chiaro, secondo i grandi centri meteo: dal 1901 al 2012 la temperatura si è alzata di 0-89 gradi, aumento che, rispetto alle epoche subito precedenti, è molto alto, e cambiano i fenomeni stagionali, dando ragione all’uomo della strada che si lamenta proprio di questo. Il Met Office britannico riporta che le estati in Gran Bretagna sono più secche e gli inverni invece più piovosi; inoltre i mari attorno alle isole britanniche, dal 1900, si sono alzati di 10 centimetri. Di ghiacciai che si impoveriscono, ghiacci polari che si spaccano, permafrost della Groenlandia che si scioglie se ne parla nei telegior- nali almeno una volta alla settimana.
Avere quindi una simulazione - le previsioni questo sono - di come andrà il clima da qui al 2030 o anche più avanti è di importanza capitale per capirne le implicazioni. Il modo di effettuare queste previsioni è sempre numerico e viene effettuato sostanzialmente dagli stessi centri che calcolano le previsioni del tempo a 48-72 ore, ma, come detto (si vedano gli altri articoli di fianco, ndr), i due casi sono sostanzialmente diversi e vengono utilizzati modelli matematici diversi: il cambio di clima insomma non ha effetti sulla previsione che possiamo fare per i prossimi due o tre giorni, che tengono conto solo dei dati rilevati nelle ore precedenti.
I cambiamenti climatici, da sempre, hanno creato problemi, povertà e migrazioni, pensiamo ai deserti, un tempo rigogliosi, o alla Groenlandia ghiacciata, un tempo neanche tanto lontano forse “terra verde” come sembra suggerire il suo nome. Qualunque sia la causa del cambio di clima il problema è trattare meglio il pianeta. Dobbiamo viverci qui, noi e i nostri figli.