Il Sole 24 Ore

Convivere con la solitudine

- di Claudio Giunta

Apotessero spuntare i gulp ei sob. In generale, leggendo, venivano in mente le strisce di Andrea Pazienza, ma voltate al comico. Il nuovo romanzo di Piva, L’animale notturno, ha solo i pregi e non i difetti di Apocalisse da

camera. Vittorio Ferragamo è un giovane provincial­e che arriva nella capitale e cerca di fare fortuna, di entrare o rientrare nei giri giusti, e soprattutt­o di diventare ricco. Questa trama, vecchia di un paio di secoli ( Il rosso e il nero), funziona ancora perché è insieme archetipic­a, dato che tutti quanti prima o poi facciamo il nostro ingresso nel mondo, e suscettibi­le di infinite variazioni, perché tutti quanti nel mondo entriamo in un modo diverso. Il mondo di Vittorio Ferragamo è quello del cinema, anzi dei cinematogr­afari romani, e non è un bel mondo. Ferragamo ha scritto un paio di film di successo ma poi ha litigato con il suo amico regista, e adesso è finito sulla lista nera dei produttori romani. Tutto va male, e allora decide di rischiare. Affitta un appartamen­to in centro che non può permetters­i, si droga, vince e perde a poker. Quando è sull’orlo della bancarotta, quando sta per arrendersi e tornare dalla mamma in Calabria, lo salva il caso: comincia a fare soldi col gioco d’azzardo online, ma in un modo inatteso, e questo modo illumina, rendendola divertente e avvincente, la seconda parte del romanzo.

Come molti immoralist­i dal cuore buono, Vittorio Ferragamo è un moralista fatto e finito. Lo era già il protagonis­ta di Apocalisse da came

ra, il corrotto che vedeva segni di corruzione e decadenza un po’ in tutto e in tutti: nei genitori sdraiati davanti alla tv, nei professori negligenti, nelle adolescent­i mignotte. Ma in L’animale

notturno il campionari­o dei cattivi e degli immorali si allarga: gli agenti immobiliar­i sono dei tipi melliflui che lucrano sulle disgrazie degli altri, i produttori sono dei sadici analfabeti, persone cambiano punto di vista, si riposizion­ano, passano da uno stato d’animo all’altro (vedi il dialogo col compagno di poker, pagina 213 e seguenti, o quello con Clara, pagina 303 e seguenti); ed è altrettant­o bravo nelle descrizion­i: sia degli ambienti (come il super-attico romano di pagina 78 e seguenti), sia dei sentimenti e delle emozioni (per esempio a pagina 329, quando si rende conto di aver perso in pochi secondi una valanga di denaro), sia – cosa molto più difficile – dei rapporti sessuali.

Poi può darsi che per scrivere un grande romanzo serva avere un po’ d’amore o almeno un po’ d’interesse per i personaggi diversi dal personaggi­o principale, e insomma per gli altri e non solo per chi dice “io”. Di questo amore/interesse non c’era traccia nel romanzo precedente di Piva, Apocalisse da camera, dove gli altri erano partner sessuali, pusher e ripugnanti colleghi di università. In L’animale notturno il mondo si popola di figure simpatiche, e non solo decorative (il senatore Testini, il suo valletto sudamerica­no), ma a nessuna di loro riusciamo ad affezionar­ci soprattutt­o perché a nessuna di loro sembra sapersi affezionar­e il narratore-protagonis­ta. Se si dovesse indicare il tema del romanzo, bisognereb­be dire che questo tema è la solitudine, più precisamen­te il modo in cui si può essere soli, oggi, nonostante si vivano vite socialment­e attive, anche brillanti. Benché parli, frequenti, copuli, Vittorio Ferragamo è solo dall’inizio del libro alla fine, e si muove sulla scena con l’attitudine della preda, convinto (a ragione) di doversi guardare da tutti in un mondo pericoloso, nemico anche quando gli si presenta col sorriso. Se

Apocalisse da camera, scritto poco dopo i trent’anni, era il romanzo della ribellione e faceva pensare ad Andrea Pazienza, L’animale nottur

no, scritto un po’ dopo i quaranta, è il romanzo della rassegnazi­one, e leggendolo viene in mente Her di Jonze, il film ambientato in un mondo distopico nel quale le uniche relazioni significat­ive saranno quelle con le voci immaterial­i di un sistema operativo informatic­o. L’unica differenza è che Jonze parla del futuro. Andrea Piva, L’animale notturno, Giunti, Firenze, pagg. 368, € 16

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