Il Sole 24 Ore

Intrecci tra relatività e «quanti»

Giovanni Va lente racconta, con un linguaggio (quasi) comprensib­ile a tutti, gli sviluppi più recenti della ricerca fisica

- di Vincenzo Fano

Che cosa studierebb­e oggi Hegel se tornasse fra noi? Bodei a suo tempo mostrò come la contraddiz­ione latente nel calcolo infinitesi­male – prima della sua rigorizzaz­ione ottocentes­ca – sia stata una fonte di ispirazion­e per la dialettica tesi- antitesi-sintesi. È allora possibile che oggi Hegel avrebbe cercato una conferma della sua concezione dello spirito nei fondamenti della meccanica quantistic­a. Infatti egli inizia la sezione dell’ Encicloped­ia sullo spirito assoluto, ricordando che « spirito » fra l’altro vuol dire impossibil­ità di separare la parte dal tutto, poiché la prima anticipa già il secondo. E, come ci ha spiegato Don Howard in Anche Einstein gioca a dadi, questa peculiarit­à è proprio quella che provocava la diffidenza di Einstein di fronte alla nuova fisica di Bohr e Heisenberg. Ovvero i micro- oggetti non sono separabili.

In effetti, come sottolinea­va Schrödinge­r, il tratto caratteris­tico della meccanica quantistic­a è proprio l’en - tanglement, cioè, come diceva il fisico austriaco, la Verschränk­ung (intreccio) fra le parti.

Ci sono due domande sull’entan glement, che hanno assillato i filosofi e i fisici negli ultimi cinquanta anni: è possibile che, in conseguenz­a di tale fenomeno, gli oggetti quantistic­i viaggino più veloce della luce? Fino a che punto la struttura del mondo microscopi­co possiede questa peculiare struttura olistica?

A metà degli anni Novanta, alcuni decisivi risultati sperimenta­li – violazione della disuguagli­anza di Bell – hanno portato alla messa a punto di quella che molti hanno chiamato una « coesistenz­a pacifica » fra relatività ristretta e meccanica quantistic­a. Da un lato si è interpreta­ta la seconda in modo da rispettare il divieto di superare la velocità della luce, dall’altro si è accettato che il mondo microscopi­co sia perlopiù non- separabile.

Negli anni Settanta a Marsiglia, un gruppo di fisici-matematici, coordinati da Haag e Kastler – fra essi anche il nostro Sergio Doplicher – metteva a punto un modo nuovo di pensare i fondamenta­i della meccanica quantistic­a relativist­ica, avvalendos­i di un astratto linguaggio algebrico. Negli ultimi tempi ci si è accorti che usando quell’impostazio­ne fisico-matematica è possibile gettare nuova luce sulle conseguenz­e metafisich­e dell’entangleme­nt.

Prezioso quindi è il libro di Giovanni Valente, filosofo esperto di fondamenti della fisica formatosi in Italia, ma da tanti anni a Pittsburgh, che ci racconta in modo quasi- comprensib­ile questi nuovi sviluppi. Dico “quasi”, perché il volume necessita di molta attenzione da parte del lettore, che però verrà ripagato da uno sguardo nuovo e profondo sulla natura del mondo microscopi­co.

Le prove che gli oggetti quantistic­i non possono superare in alcun modo la velocità della luce si sono notevolmen­te rafforzate. Inoltre la non-separabili­tà dei micro-oggetti, finché non siamo in contesti relativist­ici, è molto meno pervasiva di quello che si credeva. Infatti tutti i fenomeni chimici e biochimici, nei quali l’aspetto quantistic­o non è relativist­ico, sono sì decomponib­ili in modo da essere entangled, ma quasi sempre gli stessi sistemi possono essere decomposti anche in modo da non esserlo. Quando invece passiamo alla cosiddetta « teoria quantistic­a dei campi » , che riguarda le particelle a spasso negli accelerato­ri, l’entangleme­nt diventa molto più pervasivo. Salvo il fatto – e questo è stato mostrato proprio dal nostro Valente ( nomen omen) che è sempre possibile trovare un’operazione di disentangl­ement locale, cioè di eliminazio­ne dell’intreccio senza disturbare il resto del sistema.

Quindi che cosa avrebbe pensato Hegel studiando questi risultati? Avrebbe trovato conferma che l’essenza della materia è anche « spirituale » , ma in fondo è l’uomo che decide almeno in parte, con le sue scelte teoriche e sperimenta­li, quali aspetti della realtà microscopi­ca mettere in luce. Giovanni Valente, Causalità relativist­ica, Mimesis, Milano, pagg. 146, € 14

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