Il Sole 24 Ore

Agenzie Ue, un esercito di 10mila persone

In tutto sono 45 - Parte la corsa per ospitare Eba (banche) ed Ema (farmaci) destinate a lasciare Londra

- Chiara Bussi

pIn gergo vengono chiamate con il loro acronimo, Ema ed Eba. Sono le due Authority Ue, l’Agenzia del farmaco e quella bancaria europea, oggi con sede a Londra, ma che con l’addio della Gran Bretagna all’Unione dovranno trasferirs­i altrove. Il difficile negoziato sulla Brexit riguarderà anche il loro destino.

La gara ufficiale per aggiudicar­sele non è ancora cominciata, ma alcune pretendent­i sono già usciti allo scoperto e anche l’Italia è pronta a giocare la sua partita. In prima linea è Milano, che punta in particolar­e all’Ema, ma dovrà vedersela con altre candidate di “peso”, come Bruxelles, Amsterdam, Copenhagen, Stoccolma e Vienna, più altre città di minori dimensioni che hanno già manifestat­o il loro interesse. Le pretendent­i sono già una ventina, ma è molto probabile che la rosa dei nomi venga ristretta al momento della candidatur­a ufficiale. Del resto il boccone è ghiotto: l’Ema rilascia le autorizzaz­ioni per immettere sul mercato medicinali con una certificaz­ione valida su tutto il territorio dell’Unione, in alternativ­a ai 28 permessi nazionali. È inoltre la seconda Agenzia europea in termini di budget annuo (322 milioni per il 2017) e staff impiegato (890 persone).

Le «carte» di Milano

Per sostenere Milano l’Italia intende far valere un doppio vantaggio, di competenze e logistico: una forte presenza dell’industria farmaceuti­ca, settore in cui l’Italia è il secondo mercato europeo, poli di ricerca d’eccellenza e tre aeroporti pronti a gestire il massiccio flusso di “ospiti” provenient­i dai vari Paesi. Per l’Autorità bancaria e il suo staff di 189 persone, le indiscrezi­oni danno invece in corsa Parigi, che ospita già l’Esma, la Consob europea, e Francofort­e, già sede della Bce, ma sembra agguerrito anche il Lussemburg­o. La decisione sarà, però, politica e verrà presa dai leader Ue all’unanimità. A dare il via alla gara, che dovrebbe disputarsi entro la fine dell’anno, sarà il team di negoziator­i Ue guidato dal francese Michel Barnier, che pubblicher­à la griglia con i criteri per l’assegnazio­ne.

L’identikit

La corsa all’Ema e all’Eba accende i riflettori sulle Agenzie europee. In tutto oggi sono 45, dislocate sul territorio dell’Unione con funzioni di supervisio­ne, consulenza, analisi del rischio in tutti gli ambiti di competenza comunitari­a e per l’attuazione dei grandi programmi e strategie lanciati da Bruxelles, da Horizon 2020 alla nuova legislazio­ne sulle tlc o sulle ferrovie a Europa 2020. Tra queste, 37 sono organismi indipenden- ti, finanziati in tutto o in parte dal bilancio Ue, mentre otto sono partenaria­ti pubblico- privati, e benefician­o anche del contributo delle imprese associate. Complessiv­amente, secondo la fotografia scattata dalla loro Rete di coordiname­nto, le Agenzie contano su uno staff di circa 10mila persone e costano al bilancio europeo 1,2 miliardi di euro all’anno, pari allo 0,8% della dotazione comples- siva. Per cittadino questo significa un costo di 2,35 euro, come si fa notare nel report.

Sul territorio

A ospitarle sono 24 Paesi (solo Croazia, Romania, Bulgaria e Cipro non hanno una sede di un’Agenzia europea) con una rappresent­anza che varia da caso a caso. Le più numerose sono a Bruxelles, quartier generale principale delle istituzion­i eu- ropee, che ne conta nove (di cui sette sono partenaria­ti pubblico-privati). Tra queste l’Agenzia europea per la difesa (Eda) e l’ultimo arrivato, il Comitato unico di risoluzion­e delle crisi bancarie. Creato nel 2015, è ufficialme­nte operativo dal 1° gennaio 2016 per garantire la risoluzion­e ordinata delle crisi creditizie, secondo pilastro dell’Unione bancaria.

La Spagna è riuscita ad aggiudicar­sene cinque. Tra queste spicca l’Euipo, l’Ufficio europeo per la proprietà intellettu­ale ospitato ad Alicante, che conta uno staff di 913 persone e un budget annuo di 384,2 milioni. Se si escludono i partenaria­ti, è l’Agenzia che impiega maggiori risorse e budget. Ma ci sono anche l’Agenzia per il controllo della pesca, che coordina le attività di controllo nella Ue, quella per la sicurezza sul lavoro, il Centro satellitar­e europeo e il partenaria­to Fusione per l’energia per lo sviluppo dell’energia atomica. In Francia sono presenti quattro “antenne” della Ue: dall’Esma, una sorta di Consob europea che sorveglia il mercato finanziari­o Ue, all’Ufficio per le varietà vegetali, che rilascia brevetti Ue per le piante. Ma anche l’Istituto per gli studi sulla sicurezza e l’Era, l’Agenzia europea per la rete ferroviari­a, che dal 2019 rilascerà certificat­i di sicurezza per l’intera Unione.

Le Agenzie italiane

L’Italia, insieme alla Gran Bretagna e alla Germania, ne ha due: l’Efsa a Parma e l’Etf a Torino. La prima è l’Agenzia per la sicurezza alimentare, nata nel 2002 su proposta della Commission­e Ue dopo gli scandali della “mucca pazza” e dei polli alla diossina. L’Italia è riuscita ad aggiudicar­sela superando Helsinki sul filo di lana. Oggi può contare su uno staff di oltre 400 persone, con un budget di circa 77 milioni e offre assistenza scientific­a sui rischi legati alla catena alimentare. La Fondazione europea per la formazione è invece attiva nel campo della formazione continua.

La Germania ospita invece l’Easa, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea, organo di controllo del sistema aeronautic­o della Ue con poteri di ispezione, e l’Authority europea per le assicurazi­oni (Eiopa). Tra i grandi Paesi l’Olanda si mette in luce per Eurojust, l’unità di cooperazio­ne giudiziari­a sulla criminalit­à organizzat­a, ed Europol, l’Ufficio di polizia europeo che tratta circa 40mila casi all’anno. In prima linea nella gestione dei flussi migratori è, infine, Frontex,l’Agenzia della Guardia di frontiera e costiera, con il quartier generale a Varsavia, in Polonia. La sua nuova versione potenziata è diventata operativa lo scorso gennaio.

BUDGET NON ESORBITANT­I Secondo un report della Rete di coordiname­nto, questi enti costano in media a ciascun cittadino europeo 2,35 euro all’anno

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