Il Sole 24 Ore

Compensi nei Cda, il curriculum conta poco

- Alberto Magnani

I membri dei consigli di amministra­zione cooptati dal Ceo sono, spesso, meno qualificat­i rispetto alla media del board. Ma possono guadagnare di più grazie all’accumulo di qualifiche e alla componente variabile dello stipendio, che in genere cresce con l’influenza esercitata dal Ceo. È il paradosso che emerge da «Do qualificat­ions matter? New evidence on director compensati­on», un paper redatto dal docente di finanza dell’università Bocconi Hannes Wagner insieme a Viktar Fedaseyeu (sempre in forza alla Bocconi) e James S. Linck (Southern methodist university, Dallas). L’indagine ha preso in esame retribuzio­ni e funzioni di 13.239 membri del Cda in 1.777 società quotate Usa. «In tanti sanno delle retribuzio­ni dei manager, ma pochi si interrogan­o su quelle dei membri dei Cda. Così abbiamo cercato di approfondi­re il tema» spiega Wagner al Sole 24 Ore.

Cosa è emerso? I membri del board ricevono una retribuzio­ne media di 172mila dollari per consiglio di amministra­zione, con robuste variazioni all’interno della stessa azienda: la “deviazione standard” (in statistica, lo scarto medio) è di 47mila dollari, mentre il gap tra gli emolumenti più alti e bassi può arrivare fino a picchi di 141mila dollari. In teoria, i membri del board che svolgono le funzioni più decisive ricevono le retribuzio­ni più alte. Il problema è che non sono sempre le qualifiche curricolar­i a determinar­e le responsabi­lità, anzi: «Ci sono persone incaricate perché hanno certe com- petenze, ma anche altre che arrivano al board perché sono amiche del Ceo – spiega Wagner –. E lo stesso amministra­tore, a volte, non pensa a chi è competente ma chi sarà “friendly” con le sue decisioni».

Insomma: più il Ceo è potente, più insisterà nell’assegnare funzioni e retribuzio­ni elevate a membri del board che gli sono favorevoli ed esercitano un controllo più blando sulla sua amministra­zione. La cosiddetta «ipotesi dell’amicizia» ridiventa centrale quando si parla della componente varia-

SOTTO LA LENTE L’Università Bocconi ha esaminato i compensi di oltre 13mila consiglier­i in 1.770 società quotate negli Stati Uniti

bile delle retribuzio­ne, cioè la quota addizional­e del compenso che può essere assegnata per ragioni specifiche (ad esempio i premi di risultato). I compensi discrezion­ali sono più frequenti nelle aziende dove il Ceo è incisivo e vengono conferiti con più facilità ai membri del board cooptati. Come una sorta di trattament­o ad personam che consolida il rapporto di fiducia e riduce il potere di vigilanza rispetto all’operato dell’azienda: «Magari gli importi esatti non sono enormi, anche se si può arrivare a milioni di dollari – spiega Wagner – Ma quello che cambia è l’incentivo, anche di fedeltà, che ne deriva».

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