Il Sole 24 Ore

Fibra, si prepara la sfida nei distretti

Si concluderà a fine apr ile la consultazi­one del Mise fra gli operatori per individuar­e le «aree grigie» in cui risiede il 69% delle aziende italiane Il servizio copre 1.800 Comuni e il 61% della popolazion­e, ma gli utenti effettivi sono 2,3 milioni

- Andrea Biondi

A questo punto molti elementi fanno pensare che il 2017 potrebbe (o per meglio dire, dovrebbe) essere l’anno della svolta sul tema della banda ultralarga.

Sarà senz’altro questa l’idea di fondo che ha spinto il ministero dello Sviluppo economico ad avviare a inizio marzo una consultazi­one sui servizi nelle cosiddette aree grigie (dove è presente un solo operatore tlc) e nere (con più operatori). In sostanza Infratel, società in house del Mise, ha chiesto agli operatori di comunicare i livelli di copertura esistenti nelle attuali aree grigie e nere al 1° marzo 2017 e i piani di copertura previsti nel triennio. La consultazi­one terminerà il 28 aprile e da allora a disposizio­ne ci sarà un tassello che può rivelarsi prezioso. Nelle aree grigie, infatti, si concentra il 69% delle aziende italiane e solo il 17% dei Comuni che ricadono nel territorio dei distretti industrial­i è raggiunto dai 30 Megabit al secondo. Un ritardo, questo, che rischia di avere pesanti riflessi sulla reale implementa­zione del piano «Industria 4.0». La dotazione di servizi in fibra ottica in quelle aree dovrà dunque aumentare. Come? Con i risultati della consultazi­one partirà l’interlocuz­ione con la Commission­e Ue. Nulla è da dare per semplice o scontato. Per le aree grigie ci si starebbe orientando verso una dotazione di voucher alla domanda: soluzione che metterebbe al riparo dal processo lungo con la Ue e che in estrema sintesi dovrebbe mettere al riparo da possibili accuse di aiuti di Stato.

Inizia a prendere sostanza, dunque, la fase 2 di un Piano banda ultralarga che affonda le sue radici alle fasi iniziali del governo Renzi. Non tutto è andato evidenteme­nte per il verso giusto da allora e la discesa in questa arena di Enel (con la società ora diventata Open Fiber e controllat­a da Enel e Cdp dopo aver inglobato Metroweb e la sua rete in Ftth) è sicurament­e servita a dare una sferzata. Che il 2017, comunque, possa a questo punto rappresent­are l’anno della svolta lo dimostra anche il fatto che a marzo è stata assegnata la prima gara Infratel per la realizzazi­one della rete ultrabroad­band che rimarrà statale, ma sarà data in concession­e ventennale, nelle aree “bianche” (quelle in cui gli operatori hanno dichiarato di non voler investire autonomame­nte) di sei regioni: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo e Molise. Ci sarà da affrontare il nodo ricorsi e anche la Ue è sul tema dopo che Telecom ha dichiarato di non partecipar­e al secondo bando, ma di voler investire per conto suo in molte aree bianche (che quindi, è il ragionamen­to di Tim, avrebbero già un investitor­e e non sarebbero da incentivar­e). «Non c’è nessuna preoccupaz­ione» ha subito precisato il sottosegre­tario alle Comunicazi­oni, Antonello Giacomelli, che respinge la tesi al mittente.

Le condizioni per la sterzata sembrano comunque esserci in un mercato che si sta polarizzan­do. Sulla fibra di Open Fiber confidano Wind Tre e Vodafone per fornire i servizi alla propria clientela. L’altro principale operatore alternativ­o a Tim, vale a dire Fastweb, da una parte va avanti per la sua strada e dall’altra ha creato con l’ex monopolist­a una joint venture per una rete Ftth con velocità a 1 Giga in 29 città italiane. Centri, questi, che si aggiungono a quelli già coperti da Tim e Fastweb e a quelli (una ventina in più) che l’ex monopolist­a coprirà per conto suo in Ftth. Da questo mese, peraltro, la rete sarà messa a disposizio­ne per la vendita.

La tavola, insomma, è imbandita e gli chef sono schierati. Il ritardo da recuperare però c’è. Gli utenti nell’ultrabroad­band sono 2,3 milioni (il 92% è rappresent­ato dagli abbonati di Tim, Fastweb e Vodafone): il 14% dei 15,56 milioni di linee fisse broadband. La Ue, che costruisce l’indice Desi (sulla digitalizz­azione dei vari Paesi), sul versante sottoscriz­ioni ultrabroad­band posiziona l’Italia al 25° posto su 28. Detto questo, è anche vero che la copertura sta crescendo, come rileva anche un’indagine EY (si veda grafico in pagina). «A gennaio 2017 i servizi ultrabroad­band di rete fissa hanno raggiunto oltre 1.800 Comuni italiani e circa il 61% della popolazion­e. In particolar­e, Puglia e Calabria sono le regioni più coperte con valori tra il 70 e l’80%» commenta Fabrizio Pascale, Technology, Media & Telecommun­ication Leader di EY in Italia. Il Sud raccoglie così i frutti dei bandi Eurosud. Ma va sempre ricordato che si tratta di un Sud in alto in classifica in un’Italia quart’ultima nel ranking generale 2.0 (Desi) della Ue.

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