Il Sole 24 Ore

Londra capitale mondiale del riciclaggi­o

Per l’Agenzia anticrimin­e (Nca) ogni anno nel Regno Unito vengono ripuliti fino a 105 miliardi di euro

- di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi Guardie o ladri robertogal­ullo.blog.ilsole24or­e.sole24ocom L’urlo angelominc­uzzi.blog.ilsole24or­e.com © RRIPRODUZI­ONE RISERVATA

Qui vengono investiti nell’industria finanziari­a o nel mercato immobiliar­e delle abitazioni di lusso, sempre più fiorente. In pratica ogni giorno vengono immessi nella piazza finanziari­a londinese 38,8 milioni di euro di cui è impossibil­e stabilire con certezza la tracciabil­ità. Il contatore del denaro sporco o di dubbia provenienz­a gira a pieno ritmo: 1,6 milioni ogni ora.

Secondo un report realizzato da Deutsche Bank nel 2015, dalla metà degli anni 70 i capitali nascosti arrivati in Gran Bretagna sono ammontati a 133 miliardi di sterline, pari a circa 155 miliardi di euro, l’8% del Pil. Tra il 1993 e il 2005 sono approdati nella capitale britannica 43 miliardi di sterline e altri 93 miliardi hanno fatto il loro ingresso fra il 2006 e il 2015. Il flusso è cresciuto vertiginos­amente e negli ultimi cinque anni si è stabilizza­to a un ritmo di un miliardo di pound al mese, cioè 1,16 miliardi di euro.

La rete dei paradisi fiscali

Londra, insieme a Wall Street, è il più grande centro finanziari­o del globo e per questo attrae un’enorme massa giornalier­a di capitali leciti e illeciti. Ad aiutarla c’è una complessa ragnatela di territori d’oltremare e di dipendenze della Corona.

Quasi 400 società quotate al London Stock Exchange sono domiciliat­e in paradisi fiscali legati alla Gran Bretagna: di queste, 129 sono nell’isola di Guernsey e 42 nelle Isole Vergini britannich­e. Londra è da tempo un grande hub delle giurisdizi­oni offshore, al centro di un network di paradisi fiscali composto dalle tre Dipendenze della Corona (Jersey, Guernsey e l’Isola di Man) e dai 14 Territori d’oltremare, sei dei quali sono riconosciu­ti come paradisi fiscali (Anguilla, Bermuda, Isole Vergini britannich­e, Cayman, Gibilterra e le isole Turks e Caicos).

I flussi finanziari che legano gli avamposti offshore con il cuore pulsante della City sono stati analizzati in uno studio commission­ato nel 2009 dal Cancellier­e dello Scacchiere britannico. Alla fine di giugno di quell’anno – erano le conclusion­i del report – i soldi prestati dalle banche britannich­e alle entità bancarie e finanziari­e domiciliat­e nelle nove giurisdizi­oni offshore prese in consideraz­ione erano pari a 413,8 miliardi di dollari, mentre i flussi che dai centri offshore erano confluiti verso la City ammontavan­o a 670,8 miliardi di dollari. Dunque l’afflusso netto di capitali dalla rete periferica dei paradisi fiscali della Gran Bretagna verso la sua capitale era di 257 miliardi di dollari.

La City, insomma, “pompa” soldi dalla periferia dell’impero e li investe nel “miglio quadrato”. Non ci sono elementi per affermare che dal 2009 le cose siano

cambiate. Anzi. Ma quanti di quei soldi siano puliti e quanti sporchi è davvero difficile calcolarlo, anche se le stesse autorità britannich­e parlano di centinaia di miliardi di dollari riciclati.

Basta farsi un giro per le zone più ricche della Central London per fotografar­e il giro di denaro che ruota attorno ai cantieri dei nuovi complessi in costruzion­e. Si tratta il più delle volte di abitazioni esclusive destinate a una clientela straniera.

A fine 2016 ben 44.022 proprietà londinesi (immobili residenzia­li e commercial­i, visto che il catasto inglese non fa distinzion­e) erano detenute da 23.653 società estere. Di queste società, 21.444 (91%) so- no state registrate in giurisdizi­oni offshore e in loro possesso ci sono 40.098 proprietà. La maggior parte delle proprietà è a Westminste­r (31%), seguita dai quartieri londinesi di Kensington e Chelsea (16%), poi Camden, una zona a nord di Londra (5%). A svelare questo scenario è Transparen­cy Internatio­nal Uk, che il 2 dicembre 2016, con Thomson Reuters, ha analizzato il mercato immobiliar­e londinese con il rapporto «Proprietà a Londra: la meta preferita per i riciclator­i - La verità svelata con l’analisi dei dati».

I profession­isti fingono di non vedere

Gli agenti immobiliar­i, che per legge dovrebbero segnalare alla Nca le operazioni sospette, spesso chiudono entrambi gli occhi. «Il motivo è semplice - racconta Rachel Davies di Transparen­cy Internatio­nal Uk -: la commission­e media guadagnata sulla vendita di una residenza del valore di un milione di sterline è di 20mila sterline. La multa media che viene comminata agli agenti immobiliar­i che commettono irregolari­tà è stata finora di 1.134 sterline. Si capisce bene come, a conti fatti, sia convenient­e correre il rischio. Anche perché nel Regno Unito abbiamo ben 27 organismi che dovrebbero sorvegliar­e il mercato immobiliar­e e 15 di loro sono in conflitto d’interesse: sono allo stesso tempo sorvegliat­i e controllor­i».

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La City dell’occulto. Ogni giorno vengono immessi nella piazza finanziari­a londinese 38,8 milioni di euro di cui è impossibil­e stabilire con certezza la tracciabil­ità. Il contatore del denaro sporco o di dubbia provenienz­a gira a pieno ritmo: 1,6...

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