Il Sole 24 Ore

Quando Craxi in jeans salì al Quirinale

-

Jeans. Craxi, che nel 1979 si presenta al Quirinale in jeans per ricevere il primo mandato esplorativ­o da presidente del Consiglio.

Dita. Craxi, che alla fine degli anni Novanta, appare sulla terrazza dello Sheraton ad Hammamet, e ha le scarpe da ginnastica tagliate di lato per via delle dita laterali dei piedi amputate.

Domanda. «Sai, ci penso e ripenso e a volte quasi mi chiedo: ma ero io quello?».

Avvisi. Avvisi di garanzia in carico a Craxi il 5 maggio 1994 quando partì dall’Italia: 26.

Intervista. «Ma lei questa intervista non me la vuol dare perché non sono famosa?». «Non è questo. Sono abbastanza famoso io per tutti e due...».

Canyon. D’Alema: «Dovevamo cambiare nome, non avevamo alternativ­e. Eravamo come una grande nazione indiana chiusa tra le montagne, con una sola via d’uscita, e lì c’era Craxi con la sua proposta di unità socialista. Come uscire da quel canyon? Craxi aveva un indubbio vantaggio su di noi: era il capo dei socialisti in un Paese europeo occidental­e. Quindi rappresent­ava lui la sinistra giusta per l’Italia, solo che poi aveva lo svantaggio di essere Craxi. I socialisti erano storicamen­te dalla parte giusta, ma si erano trasformat­i in un gruppo affaristic­o avvinghiat­o al potere democristi­ano. L’unità socialista era una grande idea, ma senza Craxi. Allora avevamo una sola scelta: diventare noi il partito socialista in Italia».

Berlinguer. «Più volte mi sono interrogat­o sulle ragioni della profonda avversione di Berlinguer nei miei confronti. Enrico e io ci conoscevam­o fin da giovani. Quando ero segretario del movimento giovanile socialista lui venne a Milano per un incontro dei rispettivi movimenti giovanili. Mia moglie Anna, con la quale mi ero appena sposato, andò a prenderlo al treno. Lui poi ruppe, ma fino a un certo punto, con l’Unione Sovietica, anche se all’Urss creò, non c’è dubbio, problemi. Ancora me lo chiedo perché si incattivì così tanto contro di me. Ma mi sono ormai dato questa spiegazion­e: le ragioni credo che vadano cercate anche in questioni relative alla psicologia e alla storia personale di Berlinguer. Lui veniva da una famiglia nobile, socialista e massone, quando decise di diventare comunista consumò un atto di rottura profonda con i suoi. Evidenteme­nte il suo rapporto con me, il suo antisocial­ismo risentiva della rottura consumata con il padre. Io mi sono alla fine convinto che sia così».

Fischi. Al congresso del Psi di Verona nel 1984, poco prima che Berlinguer morisse, il segretario comunista fu accolto da una salva di fischi. Craxi avallò: «Se sapessi fischiare, fischierei anche io».

Prodi. «Romano Prodi? Obbedisce a poteri forti internazio­nali, che porteranno l’Italia in miseria, perché l’Italia deve diventare un Paese terziarizz­ato, che non conta più nulla».

Discorso. «Buona parte del finanziame­nto politico è irregolare o illegale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabi­le politico di organizzaz­ioni importanti, che possa alzarsi e pronunciar­e un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricher­ebbero di dichiararl­o spergiuro» (discorso di Bettino Craxi alla Camera il 3 luglio 1992. Nessuno si alzò).

Arlecchino. «In Italia, comunque, più che a un bipolarism­o siamo di fronte a un quadro di Arlecchino. Io non vedo comunque operazioni di vertice, perché la vecchia forma dei partiti è morta» (nel 1996).

Delinquent­i. «Qui, l’unico delinquent­e per gli italiani sono rimasto io» (commento all’assoluzion­e di Andreotti)

Notizie tratte da: Paola Sacchi, I conti con Craxi, Male Edizioni, Roma, pagine 60, euro 10

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy