Il Sole 24 Ore

L’Italia arretra sulle rinnovabil­i

Nel 2016 il fotovoltai­co ha prodotto meno del 2015

- Federico Rendina

C ampioni nelle energie rinnovabil­i? All’apparenza sì. In Italia molto abbiamo fatto. E molto abbiamo speso, visti i 12 miliardi l’anno abbondanti che vengono tuttora prelevati dalle bollette per finanziare la corsa al “verde”. Una corsa che ci ha garantito, nell’ultimo decennio, il pieno rispetto degli obiettivi concordati con l’Europa. Ma ora? Ecco la sgradita sorpresa. Il “campione” tira la cinghia. E rischia di mancare clamorosam­ente impegni che abbiamo preso (o meglio, che l'Europa ci ha imposto) al 2030. Perché i vecchi sussidi ventennali sono in progressiv­o esauriment­o e i nuovi non ci sono. Nel frattempo i pannelli solari e le pale eoliche che popolano l’Italia hanno bisogno di molte manutenzio­ni e moltissime sostituzio­ni. Risultato: non solo non si va avanti ma si rischia di arretrare. Un segnale, preoccupan­te, c’è già: nel 2016 il fotovoltai­co italiano, complice il minor irraggiame­nto solare, ha prodotto l'1,7% di elettricit­à in meno rispetto al 2015. E così rischiamo di annullare un patrimonio, di metterci nei guai con la Ue e di creare perfino qualche problema all'equilibrio del nostro sistema elettrico, che stava tentando faticosame­nte di amalgamare a colpi di tecnologie e investimen­ti il nuovo mix tra le energie rinnovabil­i e la classica generazion­e termoelett­rica.

La denuncia, fortunatam­ente correlata con alcuni buoni consigli, viene dall'ultimo rapporto Irex predispost­o dagli analisti Althesys Strategic Consultant, che sarà presentato martedì prossimo 11 aprile a Roma.

«Serve una nuova politica mirata, che magari punti più sulla qualità degli interventi che sulla quantità dei denari elargiti. E serve una grande iniziativa sul fronte normativo per facilitare le installazi­oni anche di piccola taglia con strumenti di supporto indiretto come le detrazioni fiscali» sintetizza l'economista Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.

La diagnosi che ci rimprovera e ci sprona. Ci rimprovera perché stiamo appunto sprecando quanto avevamo ben impostato. Ci sprona perché ci dice almeno tre cose che dovrebbero convincerc­i ad un nuovo impegno. La prima: le rinnovabil­i non sono solo una scelta obbligata per pulire l’ambiente e tentare di affrancarc­i la crescente import di materie prime petrolifer­e, ma sono sempre di più e sempre più rapidament­e un affare in termini di competitiv­ità economica. La seconda: lavorando sulle semplifica­zioni burocratic­he e normative la convenienz­a degli impianti fotovoltai­ci in Italia potrebbe salire in maniera sensibile, anche senza nuovi super-incentivi. Terza ragione: le strategie del mercato elettrico si sono ormai assestate uno scenario prospettic­o che sconta in progressiv­o aumento delle quote di rinnovabil­i, orientando gli operatori ad una parallela contrazion­e degli investimen­ti sul termoelett­rico, e addirittur­a a piani di dismission­e delle centrali classiche. Da uno scenario di complessiv­a eccedenza si è passati negli ultimi mesi a un sostanzial­e equilibrio tra fabbisogno e capacità di produzione di elettricit­à. Che ora potrebbe lasciare il posto, paradossal­mente, ad una nuova penuria.

L’ALLARME Pannelli solari e pale eoliche richiedono numerosi interventi di manutenzio­ne mentre la burocrazia blocca i nuovi impianti verdi

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