Obiettivo: 480 miliardi di credito in più
pAumentare del 10% l’ammontare di credito attualmente erogato all'economia sarebbe darebbe certo una grande boccata d’ossigeno a un sistema produttivo come quello italiano che dipendente in modo vitale dal canale bancario per i finanziamenti, ma per il momento rischia di essere poco più di un sogno. Qualche passo in avanti in più per avvicinarsi a questo obiettivo ambizioso lo si potrebbe però compiere, come spiega uno studio presentato oggi al Workshop di Cernobbio da The European House-Ambrosetti.
Partendo da un’analisi approfondita della situazione del settore finanziario a livello Continentale, gli analisti avanzano alcune proposte pratiche per superare i principali nodi. La prima idea avanzata da Teh-Ambrosetti è avviare un processo di normalizzazione e di razionalizzazione dell’impianto regolatore europeo del sistema bancario, in modo da superare le maggiori criticità evidenziate quali l’eccesso di regolamentazione e la mancata unifor- mità a livello sovra-nazionale delle regole.
Con la seconda proposta si passa poi al pratico, invitando alla finalizzazione dell’impalcatura normativa relativa alla risoluzione bancaria in Europa (la cosiddetta Brrd) in modo da tener presente il principio di proporzionalità (cioè considerando anche le esigenze delle banche di minori dimensioni) e gli obiettivi di crescita e competitività del sistema, oltre a quelli di gestione delle crisi bancarie. L’attenzione dello studio si concentra in particolare sulla definizione del requisito Mrel con cui si stabilisce un rapporto minimo fra le passività aggredibili in caso di risoluzione bancaria e le sue passività totali. Teh-Ambrosetti sottolinea come sia opportuno «ridurre la discrezionalità nella definizione dei requisiti», ma anche «aumentare la trasparenza rendendo pubblici livelli e composizione del Mrel» e fare «attenzione all’uniformità cross-country».
Guardando alla revisione in corso dell’impianto di Basilea III, si considera poi il discusso tema dei sistemi di ponderazione del rischio (Rwa), che devono essere riformulati in modo da limitare la discrezionalità concessa alle banche e quindi anche da ridurre le penalizzazioni dei Paesi, come l’Italia, nei quali prevale un modello di intermediazione tradizionale. Scendendo nel dettaglio tecnico, gli analisti suggeriscono di «evitare l’introduzione di input floors minimi», ovvero livelli minimi per i parametri utilizzati nei modelli interni che renderebbero il requisito patrimoniale meno sensibile al profilo di rischio dell’attivo bancario, e di considerare invece output floors (cioè vincoli per cui il requisito patrimoniale risultante dal calcolo degli Rwa con i modelli interni, non risulti inferiore a una data percentuale rispetto a quello calcolato con il metodo standard) «fissandoli a un livello pari al 60-70%».
Da ultimo, Teh Ambrosetti esorta esplicitamente i principali attori italiani (banche, authority e regulator), a «impostare un’azione coordinata e sistemica per agi- re in modo efficace sulla formulazione e il recepimento della normativa del settore bancario europeo e internazionale». L’invito è sia per una «azione sistemica e strutturata presso tutte le sedi in cui viene formulata la normativa relativa al settore», sia per un «monitoraggio costante della normativa che permetta di cogliere le opportunità presenti».
Maggiore presenza nelle sedi che contano, insomma, ma anche un’azione più coordinata a livello interno in modo da impedire che la regolamentazione risulti più onerosa per il sistema bancario nazionale. Significativo, sotto questo aspetto, è l’esempio del livello di rischio ponderato più elevato scontato dalle banche italiane con un rapporto Rwa/assets al 48% e quasi doppio rispetto a Germania, Francia e Belgio. Se soltanto ci si riallineasse alla media europea (33,9%), sottolinea la ricerca, si avrebbe «un miglioramento del patrimonio di vigilanza pari a 38 miliardi di euro e una massa disponibile per l’erogazione al credito, a parità di solidità prudenziale, di oltre 480 miliardi». Sarebbe appunto il 9,8% dell’attuale ammontare di credito erogato al settore non finanziario. Un sogno, forse.
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