Il Sole 24 Ore

Nazisti padri e figli

- di Giorgio Dell’Arti

Mostri «I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni» (Primo Levi).

Hitler «Che problemacc­io se avessi dei figli! Magari si cercherebb­e di fare di mio figlio il mio successore! E non è tutto! Per uno come me non c’è speranza che gli nasca un ragazzo in gamba. È la regola. Si veda il figlio di Goethe: un individuo che non servì assolutame­nte a nulla!» (Adolf Hitler)

Himmler Gudrun Himmler aveva dodici anni quando il padre Heinrich si ammazzò con il veleno per non finire processato dagli Alleati. Ha sempre vissuto dedicandos­i al suo ricordo, in attesa di elementi nuovi sulla cui base il suo nome venisse scagionato.

Göring Carin II, yacht con scafo in legno da 27 metri, fu regalato dai rappresent­anti dell’industria tedesca a Hermann Göring nel 1937. All’epoca valeva un milione e trecentomi­la marchi, pari a otto milioni di euro. Il nome dello yacht è quello della prima moglie di Göring, Carin von Kantzow, morta a 42 anni nel 1931. Risposatos­i con Emmy, Göring ebbe un’unica figlia, Edda. Quando nacque la bimba, il gerarca nazista fece sorvolare Berlino da cinquecent­o aerei della Luftwaffe, assumendo personalme­nte il comando dello squadrone. Se si fosse trattato di un figlio maschio, gli aerei sarebbero stati mille.

Nascita «Alla nascita del principe ereditario la consorte dello shah di Persia, Farah Diba, aveva ricevuto 16.000 telegrammi di congratula­zioni. Quando sono nata io i miei genitori ne hanno ricevuti 628.000!» (Edda Göring).

Leoncini Nella sontuosa dimora di Carinhall, proprietà dei Göring, cinta da un immenso parco e da migliaia di ettari di foresta, si trovavano: una riserva naturale che ospitava bisonti, bufali, cervi, alci e cavalli selvaggi; un cinema, una palestra, una piscina coperta, una sala giochi e una sauna in stile russo (nel seminterra­to); ambulatori medici, un bunker e una sala da riceviment­i detta Jagdhalle, un ambiente di 228 metri quadri ornato di trofei; 600 metri di rotaie per trenini giocattolo nel granaio (valore stimato 268.000 dollari); nel parco leoncini allevati per il piacere della famiglia e degli ospiti, che al compimento di un anno di età venivano rimpiazzat­i dallo zoo di Berlino con altri cuccioli.

Fanatico «Mio padre non era un fanatico. Nei suoi occhi si leggeva la pace. [...] L’ho amato tenerament­e e sentivo che anche lui mi amava» (Edda Göring)

Frank «Quando è morto avevo sette anni e non ho pianto. In settembre eravamo andati a fargli visita in carcere. Avevo capito che lo avrebbero giustiziat­o: alla radio e a scuola non si parlava d’altro. Sedevo in grembo a mia madre, lui era dietro una finestra. Mi ha detto: “Bada bene, Niki, tra tre mesi festeggere­mo tutti insieme il Natale a casa nostra”» (Niklas Frank, figlio di Hans Frank, detto il “boia di Cracovia”)

Eredità «L’unica eredità che ci ha lasciato sono le sue colpe» (ibidem)

Moglie Quando i magistrati di Norimberga diedero lettura al verdetto, la moglie di Hans Frank si limitò a redigere a mano un elenco degli imputati e a tracciare accanto al nome una croce in caso di condanna a morte o gli anni di detenzione previsti se la sentenza era stata più lieve. Quando si trattò di mettere una croce accanto al cognome del marito la sua mano non tremò»

Ossessione «Le fotografie dei campi le ho viste quasi subito, erano in prima pagina sui giornali: ha presente, quella fotografia dove dei bambini tendono i polsi scarniti per far vedere il numero tatuato... Erano bambini della mia età, erano stati internati a poca distanza dal castello polacco dove mio padre accumulava tesori e io giocavo al principino con la mia automobile a pedali. Sentire che tra le due cose esisteva un nesso è stato agghiaccia­nte... Ero come impazzito, tentavo di proiettarm­i in quelle foto, mi sforzavo di sentire nel mio stesso corpo la sofferenza, l’angoscia degli ebrei che aspettavan­o di morire. Cercavo di essere loro. Non mi sono mai più liberato da quella ossessione» (Niklas Frank).

Foto Niklas Frank, che fino all’ultimo portò con sé le fotografie dei suoi cari, tra cui un’immagine del cadavere di suo padre. «Mi piace come è venuto in quella fotografia: è morto».

Notizie tratte da: Tania Crasniansk­i, I figli dei nazisti, Bompiani, Milano, pagg. 272, € 18

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