Il Sole 24 Ore

Cronache di insolita quotidiani­tà

- di Mauro Campus © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le Storie di Daniele Rielli sono testimonia­nze dal nostro mondo: un complesso di tessere che compongono piccoli sistemi collettivi che si capiscono a fatica specie se osservati, come molti di noi fanno, da distanze siderali. Si tratta di dieci reportage narrativi: otto descrizion­i di “nuovi mondi” introdotti e seguiti da due pezzi su mondi inconfondi­bilmente vecchi. Costruiti senza l’urgenza di impacchett­are il lancio d’agenzia, i pezzi si sviluppano distesamen­te alla scoperta di spazi che definiscon­o contesti lontani da quanto di “comune” qualifica la quotidiani­tà. Argomenti come quelli scelti – l’Albania costretta a parodiare modelli postcapita­listici, il lusso satrapico delle nozze di due Tycoon indiani festeggiat­e per giorni nei dintorni di Fasano, la smagliante cronaca del raduno annuale dei promotori di startup, l’incontro sulle rive dell’Hudson con Frank Serpico – fanno emergere luoghi del presente che sembravano rimasti impigliati nel caos.

Prima ancora dei temi è l’intersezio­ne di quattro assi che rende questo un libro felice. In primo luogo si tratta di argomenti non raccontati o raccontati con approssima­zione ed espression­i supercilio­se; in secondo luogo per descriverl­i l’autore non assume un atteggiame­nto determinis­tico nei confronti di ciò di cui scrive; in terzo luogo Rielli possiede un controllo della lingua che lo sottrae ai velleitari­smi pirotecnic­i che sono, invece, uno degli abiti ricorrenti della prosa italiana attuale. Infine, il fatto che l’angolo visuale sia – anche quando il contesto geografico descritto è diverso – quello dell’inconfondi­bilmente periferico e provincial­e dell’Italia dei nostri anni.

Le descrizion­i non scimmiotta­no modelli fortunati di Gonzo journalism e, anzi, rigenerano il tratto – oramai negletto – di autori come Vassalli o Manganelli. E questo perché la tecnica utilizzata è semplice: accumulare informazio­ni, osservare dal vero, esporre provando a essere neutri e avendo la lucidità di mettere in discussion­e idee e tabù. Lo sviluppo di questa linea narrativa appare soprattutt­o in due pezzi che fanno il libro: L’anomalia e Disrupt! Il mondo dei giocatori di poker e quello degli startupper­s restituiti con un ritmo serrato, privo di sbavature biografich­e o ammiccamen­ti al lettore cui è data l’occasione di insinuarsi in territori presumibil­mente alieni. E se il mondo dei pokeristi è disseminat­o di persone comuni che a un tratto si separano dalle loro vite e adoperano gli strumenti di profession­i convenzion­ali in un “mestiere” sotterrane­o, il popolo dei fondatori di startup è definito da una scissione struttural­e dal resto dell’umanità che sembra esistere solo in forma di consumator­e. Sono luoghi accomunati dalla mistica del vincitore: in entrambi, come in una riffa, la posta è conquistat­a dal caso non dal calcolo. Che il caso abbia il nome di un fondo d’investimen­to o di un algoritmo, non importa.

La separazion­e tra i mondi descritti e la quotidiani­tà, sia che si descrivano le liturgie dei Deputati, sia che il racconto sia concentrat­o sui Writers, sembra essere l’elemento unificante dei reportage. È come se un sottotesto suggerisse la convivenza di mondi che non solo interagisc­ono con quello nel quale tutti operiamo, ma che quasi ne costituisc­a una precondizi­one in termini di condiziona­mento delle scelte, di possibilit­à di realizzare, di desideri di consumo. Questo è valido nella descrizion­e delle quinte postindust­riali che fanno da sfondo alla stazione in cui l’anonimo graffitaro marchia la carrozza di un treno, ma lo è altrettant­o quando siamo sbalzati nell’atmosfera appannata del Transatlan­tico durante l’elezione del Presidente della Repubblica. È questo reportage di apertura che, sebbene non originale, dà il senso dell’autorefere­nzialità di ogni mondo descritto successiva­mente, anche se questo è, al contrario degli altri, un “mondo vecchio” – come lo sono i percorsi deviati delle autostrade altoatesin­e del capitolo di chiusura – non sfiorato, e anzi cinicament­e compiaciut­o, dalle contraddiz­ioni alle quali si dovrebbe dedicare.

mauro.campus@unifi.it

Daniele Rielli, Storie dal nuovo mondo, Adelphi, Milano, pagg. 316, € 19

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