Il Sole 24 Ore

Rottamazio­ne, volata tra i dubbi

Già dalla rata di luglio possibile un gettito di 2,4 miliardi

- Luigi Lovecchio Giovanni Parente Valeria Uva

A pochi giorni dalla scadenza del 21 aprile per chiedere la rottamazio­ne delle cartelle esattorial­i con lo sconto su interessi e sanzioni, restano alcuni passaggi a cui porre attenzione. All’appuntamen­to occorre arrivare in regola con le rate fino al 2016 e, in caso di più cartelle va valutato quale rottamare. Dalle prime stime a luglio atteso un gettito di oltre 2,4 miliardi.

Un bottino potenziale di almeno 2,4 miliardi. È quanto la rottamazio­ne delle cartelle esattorial­i potrebbe portare nelle casse dello Stato già a luglio. Una stima prudenzial­e, effettuata sulla base delle prime 502mila domande già lavorate da Equitalia al 23 marzo scorso.

Ma per aderire alla rottamazio­ne c’è tempo ancora fino a venerdì 21 aprile ed è verosimile che il numero delle istanze già presentate sia destinato ad aumentare. Anche se, a pochi giorni dal termine, per chi sta valutando l’adesione restano alcuni passaggi delicati, da compiere con attenzione: i punti critici sono almeno una decina (si vedano le schede a fianco). Ad esempio, chi non ha versato alcune rate pregresse, tra quelle scadute entro il 31 dicembre scorso, deve mettersi in regola con i versamenti entro il 21 aprile. Da valutare con attenzione, poi, anche la rottamazio­ne delle multe stradali, per le quali la sanatoria cancellerà solo gli interessi aggiuntivi e non le sanzioni e le spese amministra­tive.

I primi conteggi

Ma riavvolgia­mo il nastro. Alla data del 23 marzo, appunto, l’importo complessiv­o delle cartelle da rottamare era secondo i dati diffusi da Equitalia pari a 8,3 miliardi. Un valore «lordo» al quale devono essere sottratti gli interessi e le sanzioni, ossia lo sconto concesso dalla definizion­e agevolata e che dovrebbero pesare mediamente per circa un terzo, anche se c’è una forchetta variabile a seconda del tipo di contestazi­one e dell’anno a cui si riferisce (si veda «Il Sole 24 Ore» del 6 aprile scorso).

Sull’importo netto, pari a circa 5,5 miliardi di cartelle già «prenotate», una parte abbastanza consistent­e per le casse dell’Erario dovrà essere saldata subito, con la prima rata di luglio. Sia perché si sa già oggi che un contribuen­te su quattro (il 26,6% per l’esattezza) ha optato per il versamento in un’unica rata (a luglio appunto) per chiudere subito la partita debitoria con il Fisco, sia perché anche per tutti gli altri, che hanno scelto di versare in più rate (da due a cinque fino a settembre 2018) l’appuntamen­to di luglio è uno snodo chiave.

Ragionando in termini costanti, dunque, da chi ha scelto la rata unica dovrebbero arrivare a luglio circa 1,4 miliardi (il 27% del totale). Ai quali si può ipotizzare di aggiungere (in base al peso specifico della rata di luglio) un altro milione che arriverà dai pa-

gamenti diluiti. Ad esempio, chi verserà in due rate (soluzione scelta dall’1,6% delle istanze finora depositate) dovrà comunque prepararsi ad anticipare a luglio il grosso della somma, ovvero il 70% (per una stima di circa 45 milioni), spostando al 2018 il restante 30 per cento. Negli altri casi (la stragrande maggioranz­a) la rata di luglio peserà comunque per il 24% al 35% del dovuto, anche a seconda di come si articolerà il singolo piano.

La scelta di luglio

Ma la “cambiale” in scadenza a luglio sarà anche il banco di prova per misurare l’effettiva sostenibil­ità della rottamazio­ne.

Perché il contribuen­te, di fatto, ha tempo fino a quel momento per decidere se aderire o no alla proposta di liquidazio­ne fatta da Equitalia, che sarà comunicata entro il 15 giugno. Il dietrofron­t all’adesione, infatti, si manifesta in due modi: e la rinuncia espressa, mediante una comunicazi­one formale a Equitalia, possibile fino all’ultimo giorno di adesione alla rottamazio­ne, il 21 aprile; r il mancato pagamento della prima (o di una successiva rata) che provochere­bbe la decadenza.

Quest’ultimo punto diventa decisivo. Una delle maggiori criticità della definizion­e agevolata è che al momento della presentazi­one della domanda il debitore, di regola, non conosce ufficialme­nte l’importo da versare, che sarà comunicato a giugno, appunto.

Tuttavia, va ricordato che se si paga anche con un solo giorno di ritardo una qualsiasi delle rate, non solo si ripristina­no le sanzioni e gli interessi di mora ma non si può più dilazionar­e il debito residuo. Una possibilit­à di evitare questa penalizzaz­ione è prevista per i debitori che già avevano delle dilazioni in essere. In questa eventualit­à, la norma dispone innanzitut­to la sospension­e dei pagamenti delle rate in scadenza tra gennaio e luglio 2017, purché il debito in questione sia incluso nella domanda di definizion­e. Inoltre, se non si versa la rata di luglio, pur decadendo dai benefici della rottamazio­ne, si conserva il diritto a pagare sulla base della rateazione pregressa. In questo caso, quindi, una volta conosciuto l’ammontare del quantum della sanatoria, se la cifra è superiore all’importo atteso, il debitore potrà ignorare la scadenza della prima rata e riprendere i versamenti del piano di rientro originario. Ma se il contribuen­te era già decaduto dal vecchio piano di rateazione e non rientra entro il 21 aprile (sanando i mancati pagamenti) non può tornare indietro.

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