Partiti in cura dimagrante: tagli a spese e personale
Più proventi dal 2 per mille - Cala il tesseramento
Spese ridotte all’osso, caccia ai proventi del 2 per mille e riduzione di personale con ammortizzatori sociali e persino con licenziamenti collettivi. È la ricetta usata dai principali partiti per sopravvivere, senza chiudere i battenti, al tramonto dei contributi statali che da quest’anno, dopo un periodo di transizione in cui sono stati progressivamente ridotti, si sono azzerati.
È Forza Italia il partito che, più degli altri, si è dovuto sottoporre a un’incisiva cura dimagrante. Il forte disavanzo dei conti (3,5 milioni nel solo 2015 - ultimo bilancio disponibile - per un ammontare complessivo di 99 milioni) combinato con la riduzione e poi lo stop dei fondi pubblici non hanno concesso attenuanti: radicale riduzione degli organici attraverso la Cig e avviamento di un’estesa procedura di licenziamenti. Impressionante l’elenco del ridimensionamento delle entrate e dei tagli: i proventi della gestione caratteristica si riducono di oltre il 50%, le attività di autofinanziamento crollano anch’esse di oltre il 50%, le spese per servizi vanno giù del 65%, quelle per il personale del 57% e le spese di comunicazione ed elettorali sono ridotte dell’87 per cento. In discesa anche gli introiti da quote associative e da contribuzioni dei parlamentari (in questi giorni molti hanno ricevuto lettere di sollecito piuttosto dure e si parla anche di uno stop alla ricandidatura per i “morosi”).
Con conti di questa portata, i fondi in arrivo dal 2 per mille non sono che una goccia nel mare. Per questo, il partito viene tenuto in vita dall’”ossigeno” fornito da Silvio Berlusconi. Lo dice la stessa relazione allegata al bilancio 2015: «Il presidente Berlusconi ha provveduto a saldare in qualità di fideiussore gli ultimi debiti esistenti nei confronti delle banche per un importo di 43,9 milioni. Il presidente è così divenuto il nuovo creditore nei confronti di Forza Italia». Peccato, però, che il partito non sia mi- nimamente in grado di poter restituire neppure parzialmente il debito al suo leader. E sul finire del 2015, mette nero su bianco l’ex tesoriere Mariarosaria Rossi, «le iniziative di recupero dei crediti da parte di alcuni fornitori sono sfociate in atti di pignoramento».
Dai pignoramenti sui beni di Fi ai disavanzi della Lega Nord. Che scendono dagli 8,4 milioni del 2014 ai 2,7 milioni del 2015, ma fanno sentire ugualmente il loro peso. Ecco allora che al taglio dei contributi dello Stato il partito risponde con un doloroso dimezzamento dei dipendenti (da 71 a 34) e con una cospicua sforbiciata alla voce «spese per il personale». Nonostante gli ottimi risultati registrati dal 2 per mille (la Lega è il secondo partito per introiti dopo il Pd) il tesoriere Giulio Centemero è netto: «Abbiamo fatto ricorso a un taglio lineare della spesa e alla creazione di un nuovo modello di struttura». 7 Il finanziamento pubblico dei partiti è stato abolito dal decreto legge 149/2013, convertito nella legge 13/2014. La cancellazione del contributo pubblico non è stata immediata: nel 2013 l’aiuto statale è stato riconosciuto integralmente, mentre nei successivi tre anni è stato progressivamente ridotto. Nel 2014 il finanziamento è stato tagliato nella misura del 25%, percentuale cresciuta al 50% l’anno successivo e passata al 75% nel 2016. A partire da quest’anno i partiti non percepiscono più alcun contributo. Possono, però, contare - se hanno uno statuto e sono iscritti nel registro tenuto alla Camera - sul 2 per mille dell’Irpef
Lo snellimento della struttura non è stato invece il modello scelto dal Pd. Qui il personale, nonostante le ristrettezze economiche e gli ammortizzatori attivati, continua a crescere seppure lievemente: dai 189 dipendenti del 2014 si è passati ai 193 del 2015. Ma in questo caso è stato il 2 per mille a “salvare” le casse del partito. I 14 milioni di contributi statali del 2014 hanno infatti subìto solo un lieve decremento, visto che i 7,4 milioni del 2015 sono stati rimpinguati da 5,4 milioni di contributi dal 2 per mille Irpef. In allarmante frenata, però, anche le entrate da quote associative e da persone giuridiche: fronti sui quali il partito promette di spendere nuove energie.
Situazione analoga per Fratelli d’Italia e Nuovo centrodestra (ora Alternativa popolare), che vedono diminuire le quote associative e i contributi di persone fisiche e giuridiche. Cresce, invece, il 2 per mille, strumento che nel 2014 ha scontato il debutto, ma poi è decollato: nel 2015 ha assicurato a Fratelli d’Italia 472mila euro (erano poco più di 9mila l’anno prima) e a Ncd 168mila euro (nessun gettito nel 2014).
Il taglio delle spese si è fatto sentire sul personale: Ncd è passato da sette dipendenti a tre, mentre Fratelli d’Italia ha aumentato l’organico (un impiegato a tempo indeterminato e un part time), ma ha comunque ridotto i costi, perché l’unico dipendente assunto nel 2014 aveva una posizione dirigenziale che comportava un maggior esborso.
Per far fronte alle sempre minori risorse i partiti hanno cercato di correre ai ripari inventando nuove modalità di raccolta fondi. Fratelli d’Italia ha attivato, così come prevede anche la legge che ha abolito il finanziamento pubblico, un sms dedicato. «Ma abbiamo raccolto poche centinaia di euro», commenta Marco Marsilio, tesoriere del partito. E Paolo Alli, tesoriere di Ncd, aggiunge: «Abbiamo fatto la richiesta del numero, ma poi ci siamo resi conto che i costi pubblicitari per farlo conoscere rischiano di essere più alti degli introiti».
Avanzo o disavanzo in migliaia di euro