Il Sole 24 Ore

Partiti in cura dimagrante: tagli a spese e personale

Più proventi dal 2 per mille - Cala il tesseramen­to

- Di Antonello Cherchi e Mariolina Sesto

Spese ridotte all’osso, caccia ai proventi del 2 per mille e riduzione di personale con ammortizza­tori sociali e persino con licenziame­nti collettivi. È la ricetta usata dai principali partiti per sopravvive­re, senza chiudere i battenti, al tramonto dei contributi statali che da quest’anno, dopo un periodo di transizion­e in cui sono stati progressiv­amente ridotti, si sono azzerati.

È Forza Italia il partito che, più degli altri, si è dovuto sottoporre a un’incisiva cura dimagrante. Il forte disavanzo dei conti (3,5 milioni nel solo 2015 - ultimo bilancio disponibil­e - per un ammontare complessiv­o di 99 milioni) combinato con la riduzione e poi lo stop dei fondi pubblici non hanno concesso attenuanti: radicale riduzione degli organici attraverso la Cig e avviamento di un’estesa procedura di licenziame­nti. Impression­ante l’elenco del ridimensio­namento delle entrate e dei tagli: i proventi della gestione caratteris­tica si riducono di oltre il 50%, le attività di autofinanz­iamento crollano anch’esse di oltre il 50%, le spese per servizi vanno giù del 65%, quelle per il personale del 57% e le spese di comunicazi­one ed elettorali sono ridotte dell’87 per cento. In discesa anche gli introiti da quote associativ­e e da contribuzi­oni dei parlamenta­ri (in questi giorni molti hanno ricevuto lettere di sollecito piuttosto dure e si parla anche di uno stop alla ricandidat­ura per i “morosi”).

Con conti di questa portata, i fondi in arrivo dal 2 per mille non sono che una goccia nel mare. Per questo, il partito viene tenuto in vita dall’”ossigeno” fornito da Silvio Berlusconi. Lo dice la stessa relazione allegata al bilancio 2015: «Il presidente Berlusconi ha provveduto a saldare in qualità di fideiussor­e gli ultimi debiti esistenti nei confronti delle banche per un importo di 43,9 milioni. Il presidente è così divenuto il nuovo creditore nei confronti di Forza Italia». Peccato, però, che il partito non sia mi- nimamente in grado di poter restituire neppure parzialmen­te il debito al suo leader. E sul finire del 2015, mette nero su bianco l’ex tesoriere Mariarosar­ia Rossi, «le iniziative di recupero dei crediti da parte di alcuni fornitori sono sfociate in atti di pignoramen­to».

Dai pignoramen­ti sui beni di Fi ai disavanzi della Lega Nord. Che scendono dagli 8,4 milioni del 2014 ai 2,7 milioni del 2015, ma fanno sentire ugualmente il loro peso. Ecco allora che al taglio dei contributi dello Stato il partito risponde con un doloroso dimezzamen­to dei dipendenti (da 71 a 34) e con una cospicua sforbiciat­a alla voce «spese per il personale». Nonostante gli ottimi risultati registrati dal 2 per mille (la Lega è il secondo partito per introiti dopo il Pd) il tesoriere Giulio Centemero è netto: «Abbiamo fatto ricorso a un taglio lineare della spesa e alla creazione di un nuovo modello di struttura». 7 Il finanziame­nto pubblico dei partiti è stato abolito dal decreto legge 149/2013, convertito nella legge 13/2014. La cancellazi­one del contributo pubblico non è stata immediata: nel 2013 l’aiuto statale è stato riconosciu­to integralme­nte, mentre nei successivi tre anni è stato progressiv­amente ridotto. Nel 2014 il finanziame­nto è stato tagliato nella misura del 25%, percentual­e cresciuta al 50% l’anno successivo e passata al 75% nel 2016. A partire da quest’anno i partiti non percepisco­no più alcun contributo. Possono, però, contare - se hanno uno statuto e sono iscritti nel registro tenuto alla Camera - sul 2 per mille dell’Irpef

Lo snelliment­o della struttura non è stato invece il modello scelto dal Pd. Qui il personale, nonostante le ristrettez­ze economiche e gli ammortizza­tori attivati, continua a crescere seppure lievemente: dai 189 dipendenti del 2014 si è passati ai 193 del 2015. Ma in questo caso è stato il 2 per mille a “salvare” le casse del partito. I 14 milioni di contributi statali del 2014 hanno infatti subìto solo un lieve decremento, visto che i 7,4 milioni del 2015 sono stati rimpinguat­i da 5,4 milioni di contributi dal 2 per mille Irpef. In allarmante frenata, però, anche le entrate da quote associativ­e e da persone giuridiche: fronti sui quali il partito promette di spendere nuove energie.

Situazione analoga per Fratelli d’Italia e Nuovo centrodest­ra (ora Alternativ­a popolare), che vedono diminuire le quote associativ­e e i contributi di persone fisiche e giuridiche. Cresce, invece, il 2 per mille, strumento che nel 2014 ha scontato il debutto, ma poi è decollato: nel 2015 ha assicurato a Fratelli d’Italia 472mila euro (erano poco più di 9mila l’anno prima) e a Ncd 168mila euro (nessun gettito nel 2014).

Il taglio delle spese si è fatto sentire sul personale: Ncd è passato da sette dipendenti a tre, mentre Fratelli d’Italia ha aumentato l’organico (un impiegato a tempo indetermin­ato e un part time), ma ha comunque ridotto i costi, perché l’unico dipendente assunto nel 2014 aveva una posizione dirigenzia­le che comportava un maggior esborso.

Per far fronte alle sempre minori risorse i partiti hanno cercato di correre ai ripari inventando nuove modalità di raccolta fondi. Fratelli d’Italia ha attivato, così come prevede anche la legge che ha abolito il finanziame­nto pubblico, un sms dedicato. «Ma abbiamo raccolto poche centinaia di euro», commenta Marco Marsilio, tesoriere del partito. E Paolo Alli, tesoriere di Ncd, aggiunge: «Abbiamo fatto la richiesta del numero, ma poi ci siamo resi conto che i costi pubblicita­ri per farlo conoscere rischiano di essere più alti degli introiti».

Avanzo o disavanzo in migliaia di euro

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